Secondo via libera del Parlamento alla riforma della giustizia: 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni. Le opposizioni protestano. Ciriani: "Avanti fino al referendum del 2026". Ecco quali sono i punti principali
Secondo via libera del Parlamento alla riforma della giustizia. Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato ha approvato il disegno di legge di revisione costituzionale sulla separazione delle carriere della magistratura, tra pm e giudici. Il testo tornerà alla Camera (dove era stato approvato il 16 gennaio) per il terzo passaggio e successivamente al Senato. Proteste in aula al momento del voto, con le opposizioni che hanno mostrato cartelli contro la riforma. In aula il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. "Questa riforma - ha commentato il premier Giorgia Meloni - scardina il sistema delle correnti".
Il presidente del Consiglio ha quindi ribadito che "oggi il Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra chi accusa e chi giudica e su una giustizia disciplinare per i magistrati non condizionata dall'appartenenza correntizia". "È un passo avanti fondamentale, servono altri due passaggi fondamentale per portare a termine una riforma che l'Italia aspetta da troppo tempo - ha dichiarato in un video social -. E che ha un triplice obiettivo: garantire ai cittadini il giusto processo, disarticolare il sistema correntizio all'interno del Csm e restituire ai magistrati l'autorevolezza e la dignità che meritano. Andremo avanti con decisione".
"Il voto sulla riforma della giustizia segna una "giornata storica", ha detto il leader di Forza Italia Antonio Tajani. "Si realizza il sogno di Berlusconi", ha aggiunto il ministro degli Esteri. "Un sogno di libertà, di sicurezza, di garanzie per i cittadini. La nostra non è mai stata una riforma contro la magistratura, è una riforma per valorizzare i tanti magistrati che svolgono un lavoro serio, con profondo spirito di sacrificio, al servizio soltanto della legge. Una riforma che avrà un impatto positivo anche sull'economia, andremo avanti in un quadro complessivo anche per riformare la giustizia civile, una giustizia lumaca che ci costa 2-3 punti di Pil. Ho sempre detto - ha ricordato Tajani - che la riforma della giustizia è uno dei nostri obbiettivi di legislatura. Oggi abbiamo fatto un passo avanti molto importante su questa strada. Sono certo che giungeremo presto al traguardo. Non è solo una nostra vittoria, è una vittoria degli italiani".
"La seconda lettura dovrebbe essere rapida poi penso che passeremo al referendum, cosa che io auspico perché è una materia così delicata e importante che va sottoposta al giudizio degli italiani". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sul conflitto tra politica e magistratura, ha aggiunto: "Ci sono stati nel passato conflitti anche più aspri. Rispetto a una riforma epocale le divergenze di opinioni si sono acuite. Auspico che il dialogo riprenda con maggiore serenità".
Protesta delle opposizioni in Aula al Senato dopo l'approvazione del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere. Molti senatori dell'opposizione hanno intonato il coro 'vergogna, vergogna'. I parlamentari del Pd hanno protestato alzando dei cartelloni con la copertina della Costituzione. Dai banchi del M5S hanno sollevato dei cartelli per dire alla maggioranza di non portare avanti questa legge in nome di Falcone e Borsellino.
Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, ha definito quello di oggi "un risultato storico. Siamo fieri e orgogliosi di ciò che stiamo facendo perché nella nostra azione non c'è alcun intento punitivo. Ma solo la volontà di dare ai cittadini una giustizia giusta e una magistratura libera, senza il peso del potere correntizio. Ora andiamo avanti spediti con la terza e la quarta lettura per poi dare agli italiani la possibilità di esprimere il loro giudizio con il referendum nel 2026", ha aggiunto.
"La riforma costituzionale approvata oggi toglierà garanzie ai cittadini, questa è la nostra principale preoccupazione. Ed è chiaro che l'intento di questa riforma sia quello di avere una magistratura addomesticata e subalterna, che rinunci al proprio compito di controllo di legalità". Lo afferma la Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati, che aggiunge: "Nel pieno rispetto del voto odierno e in attesa dei successivi passaggi parlamentari previsti dall'articolo 138 della Costituzione continueremo a intervenire nel dibattito pubblico per argomentare con convinzione e determinazione le ragioni della nostra contrarietà a questo disegno di legge. Lo faremo nei prossimi mesi e lo faremo fino al referendum".
La riforma costituzionale della giustizia ("Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare") ha come obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, attraverso la modifica del Titolo IV della Costituzione. Il provvedimento, presentato dal governo, prevede due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione.
Gli altri componenti di ciascuno dei Consigli superiori sono estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi siano eletti fra i componenti sorteggiati dall'elenco compilato dal Parlamento.
Un'altra novità è rappresentata dall'istituzione dell'Alta Corte disciplinare che sarà composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica; 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti.