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Riunione fiume del M5s, Di Maio incassa l'appoggio dei big

Terminato nel cuore della notte, il vertice ha confermato la fiducia nel leader del movimento e ha sancito il prosieguo del governo. Ora tocca agli iscritti esprimersi su Rousseau

Riunione fiume del M5s, Di Maio incassa l'appoggio dei big - foto 1
lapresse

E' stata una riunione fiume, quella dei gruppi congiunti M5s terminata nel cuore della notte: Luigi Di Maio ha incassato la fiducia di gran parte dell'assemblea, a partire dai big del MoVimento 5 stelle come Alessandro Di Battista e Roberto Fico.

"Non sono pervenute criticità sul governo, abbiamo deciso che il governo deve andare avanti", ha riferito il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D'Uva.

Un'assemblea se non decisiva, almeno fondamentale per il proseguo del MoVimento di governo. Anche perché Di Maio, prendendo la parola, ha posto la domanda chiave ai suoi parlamentari: "Volete ancora sostenere questo governo? Conte vuole saperlo". Domanda sulla quale, anche senza alcun voto, a quanto pare l'assemblea si è espressa positivamente.

Sul piano interno, invece, l'assemblea, da sfogo contro i dimaiani, si è trasformata in una sorta di seduta di autocoscienza, con i "big" decisi a blindare il leader. "Luigi, scusa se non ti ho aiutato abbastanza", si è spinto a dire Di Battista, che ha dato il suo placet ad una riorganizzazione più "movimentista" dei Cinquestelle, sulla scia di quanto spiegato da Di Maio. Il quale, in apertura, qualche sassolino dalla scarpa se l'era tolto: "Anche io ho una dignità e negli ultimi due giorni mi sono sentito dire di tutto. A me non me ne frega nulla della poltrona".

In assemblea, poi, tanti hanno chiesto il ritiro del voto su Rousseau (che invece, a quanto risulta, ci sarà comunque): il rischio è infatti che gli affondi dei critici si trasformino in un boomerang. "Sono stato frainteso dai giornali, hai ancora fiducia in me?", ha chiesto ad esempio Gianluigi Paragone, finito in queste ore sul banco degli imputati. Emilio Carelli non ha nascosto i suoi dubbi sull'attuale squadra di ministri (peraltro tutti presenti). Mentre per Fico la questione è molto più ala radice: "Vogliamo provare a diventare un partito politico classico oppure vogliamo fare il Movimento 5 stelle, che è molto più difficile? Non ho soluzioni, penso che dobbiamo trovare una via". Ma per Di Battista "il nostro limite è che siamo brave persone e quindi abbiamo scelto i ministeri più complicati e abbiamo fatto i provvedimenti più complicati".