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Riforma Cartabia, manca querela delle vittime: chiesta la revoca della misura cautelare per 3 boss | Anm: "Urgente modificare la legge per casi di mafia"

Le vittime si sono rifiutate di denunciare ma i tre restano in cella per altri reati. M5s: "Effetti della riforma assecondati da sovranisti impunità". Ministero Giustizia: "Legge prevede possibilità di modifiche entro due anni". Consigliere Cartabia: "Basta allarmismi"

Riforma Cartabia, manca querela delle vittime: chiesta la revoca della misura cautelare per 3 boss | Anm: "Urgente modificare la legge per casi di mafia" - foto 1
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Con la riforma Cartabia, la Procura di Palermo è stata costretta a chiedere l'inefficacia della misura cautelare per tre boss, imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso.

Il motivo è che manca la querela delle vittime, condizione di procedibilità per certi reati, come quello di lesioni, introdotta dalla riforma Cartabia nel 2022. Le vittime, interpellate dal giudice come prevede la norma, si sono infatti rifiutate di querelare i capimafia. Ai pm non è rimasto che chiedere la revoca della misura. Il presidente dell'Anm: "Cambiare subito la riforma Cartabia per casi di mafia".

 

I tre boss restano in cella per altri reati

 I tre boss resteranno comunque in carcere perché destinatari di altre misure cautelari, ma la questione allarma i magistrati perché il caso potrebbe riproporsi.La vicenda riguarda i boss del clan Pagliarelli Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento, Giovanni Caruso e Silvestre Maniscalco che, oltre ai reati di associazione mafiosa ed estorsione, rispondevano in questo procedimento, a vario titolo, di sequestro di persona e lesioni aggravate dal metodo mafioso. Per entrambe le ipotesi di reato la riforma Cartabia prevede la querela come condizione di procedibilità.

 

Le vittime del sequestro e pestaggio non vogliono denunciare

 I tre mafiosi sono stati arrestati prima dell'entrata in vigore della legge: in questo caso vige, dunque, il regime transitorio che impone al giudice di verificare la volontà querelatoria delle persone offese. Qualora le vittime non vogliano procedere con la querela, la misura cautelare è inefficace. Secondo quanto emerso dalle indagini, a seguito delle quali i tre furono arrestati, gli indagati sarebbero responsabili del sequestro e del pestaggio di due persone ritenute dalla cosca responsabili di una rapina non autorizzata da Cosa nostra. Interpellate sulla volontà di querelare i tre mafiosi le vittime si sono rifiutate.

 

 

Anm: cambiare subito riforma Cartabia per casi di mafia

 "Le recenti notizie di stampa in ordine alla probabile revoca di misure cautelari per reati diventati procedibili a querela, pur quando sia contestata l'aggravante del metodo mafioso o dell'agevolazione mafiosa, impongono un ripensamento, in tempi rapidi, delle scelte del legislatore". A chiedere di cambiare subito la riforma Cartabia in queste ipotesi è il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia. "In presenza di tal tipo di aggravanti anche il reato che, in astratto, può sembrare di non particolare gravità, assume una fisionomia incompatibile con l'affidamento alle singole persone offese della possibilità di perseguirlo in concreto, secondo logiche di deflazione del carico giudiziario che sono accettabili soltanto in riferimento a reati autenticamente bagatellari", afferma Santalucia. 

 

Ministero Giustizia: "Legge prevede correttivi entro due anni dall'entrata in vigore

 "Ci sono due anni di tempo per tutti gli eventuali necessari correttivi alla riforma Cartabia. Lo ricordano fonti del ministero della Giustizia, interpellate dall'agenzia Ansa a proposito della vicenda dei tre boss per i quali la procura di Palermo ha dovuto chiedere l'inefficacia della misura cautelare poiché le vittime non hanno presentato querela. 

 

Consigliere giuridico Cartabia: "Basta allarmismi"

 "L'aggravante del metodo mafioso è stata introdotta dopo le stragi di mafia degli anni novanta, da più di trent'anni, quando il codice già prevedeva oltre quaranta reati procedibili a querela. Ci si preoccupa oggi, quindi, di un problema che, se esiste, esiste da trent'anni, ben prima della riforma Cartabia". Lo sottolinea Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale e che è stato consigliere giuridico della ministra Cartabia. E sempre a proposito del caso di Palermo Gatta fa notare che le lesioni guaribili in venti giorni, se aggravate dal metodo mafioso, erano già procedibili a querela prima della riforma Cartabia.

 

 

M5s: effetti della riforma assecondati dai sovranisti dell'impunità

 "Gli effetti della riforma Cartabia che stanno creando un diffuso allarme sociale si inseriscono nel complessivo scenario di smantellamento della giustizia e restaurazione classista delineato dal governo Meloni. Restano impuniti autori di furti, danneggiamenti e altri reati tipicamente rivolti a semplici cittadini. Lo stesso allarme si sta creando a causa di un'altra novità introdotta dalla riforma Cartabia: la rimozione di ogni limite al cosiddetto "patteggiamento" in Appello, grazie alla quale condannati per mafia, terrorismo o violenza sessuale beneficeranno di elevati sconti di pena. Il Movimento 5 Stelle aveva indicato a settembre le necessarie modifiche in sede di parere parlamentare al decreto legislativo che contiene queste norme. Le nostre proposte non vennero prese in considerazione e Fratelli D'Italia che si astenne. Con il decreto Rave il governo Meloni e la sua maggioranza potevano correggere queste storture ma hanno preferito concedere più facilmente benefici penitenziari a corrotti e corruttori, confermando di essere i sovranisti dell'impunità". E' quanto affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D'Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato, Roberto Scarpinato e la coordinatrice del comitato Giustizia del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti.

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