LA PROPOSTA DEL SEGRETARIO

Referendum, direzione Pd approva sì al taglio eletti

L'approvazione della proposta del segretario Nicola Zingaretti è stato un passaggio tutt'altro che indolore in casa Dem dove le posizioni pro e contro il taglio dei parlamentari sono rimaste immutate

07 Set 2020 - 21:04
 © ansa

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La direzione del Pd ha approvato la proposta del segretario Nicola Zingaretti per il Sì al referendum costituzionale. I voti favorevoli sono stati 188, i contrari 18, gli astenuti 8, mentre in 11 non hanno partecipato al voto. Separatamente è stata votata la relazione di Zingaretti: 213 hanno votato a favore, uno si è astenuto e 6 non hanno preso parte al voto.

L'approvazione della proposta del segretario Nicola Zingaretti di votare sì al referendum del 20 settembre è stato un passaggio tutt'altro che indolore in casa Dem dove, pur con toni pacati, le posizioni pro e contro il taglio dei parlamentari sono rimaste immutate. Un sì, in ogni caso, che rafforza i vincoli dell'alleanza con M5s, nella speranza che ora siano i pentastellati a compiere passi verso le direzioni auspicate dagli alleati Dem, a partire dalle modifiche ai decreti Salvini, l'utilizzo delle risorse del Mes e il cammino delle riforme.

Zingaretti: "Al Sì possono seguire altre riforme" "Mentre propongo il Sì - ha detto Zingaretti nella sua relazione - dico che dobbiamo respingere le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo Stato. I risparmi sarebbero minimi e non costituiscono il motivo principale del nostro sì. Il motivo principale sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme". Insomma la vittoria del No suonerebbe come il "de profundis" a ogni futuro tentativo di modificare la Costituzione, come l'adozione del bicameralismo differenziato che anzi il Pd deve rilanciare con una raccolta di firme, ha detto Zingaretti accogliendo una proposta di Luciano Violante. Sulla linea "riformista" di Zingaretti anche l'ex segretario Maurizio Martina, il ministro Dario Franceschini, l'area di Guerini-Lotti.

La fronda del No Ma per il "no", la cui posizione è stata definita "legittima" da Zingaretti, si sono schierate personalità di peso che hanno appoggiato Zingaretti al congresso, come Gianni Cuperlo e il capogruppo a Strasburgo Brando Benifei, Luigi Zanda, e, tra le minoranze, l'area dei "giovani turchi" di Matteo Orfini, o Tommaso Nannicini, tra i promotori del referendum. Il sì, è la loro tesi, è l'abbandono definitivo di una cultura riformista a favore della demagogia che ora trionferà.

Le riforme auspicate da Zingaretti Zingaretti, che ha respinto le accuse di "subordinazione" a M5s, spera che questa prova di lealtà del Pd convinca il Movimento di Rocco Crimi e Luigi Di Maio a venire incontro alle richieste dei Dem su Mes, Recovery Fund e naturalmente su decreti Salvini e riforme. Anzi, su questi versanti Zingaretti, Martina e Franceschini hanno evidenziato che ampliando le riforme collegate al taglio dei parlamentari ( sfiducia costruttiva, bicameralismo differenziato) si potrebbe dare maggior respiro alla legislatura al di là dell'utilizzo del Recovery Fund.

I prossimi passi sul cammino delle riforme Il cammino delle riforme correttive del taglio dei parlamentari, tuttavia, ha un percorso accidentato. Sul ddl Fornaro, che dovrebbe essere approvato in Commissione entro il 25 settembre, sono piovuti 800 emendamenti del centrodestra che si appresta all'ostruzionismo. Quanto alla legge elettorale, il Germanicum, rimangono intatte le perplessità di Italia Viva e di Leu, mentre la richiesta di M5s del ritorno delle preferenze ha introdotto un nuovo elemento di discussione. Il primo voto, con l'adozione del testo base, è previsto martedì 8, quando Leu e Iv dovrebbero evitare di mettersi di traverso. Ma anche su questa legge il centrodestra non intende agevolare il cammino.

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