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Pressing su coprifuoco e riaperture, Draghi decide lunedì

Il premier rimanda la revisione delle misure anti-Covid: è braccio di ferro sulla "linea della prudenza"

Già dal monitoraggio della prossima settimana potrebbero cambiare i parametri che definiscono i colori delle regioni, a partire dall'Rt, ma non c'è ancora l'accordo nella maggioranza su coprifuoco e riaperture, con il centrodestra in pressing per accelerare la ripartenza di tutti i settori ancora fermi e cancellare il tutti a casa alle 22. L'asse LeU-Pd, invece, ribadisce la necessità di mantenere una linea di prudenza e gradualità nelle scelte in modo che le riaperture siano irreversibili, come lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ha più volte ribadito. Il risultato è che la cabina di regia politica per il 'tagliando' alle misure in vigore, che Lega, Forza Italia e Iv volevano entro questa settimana, è stata fissata dal premier lunedì ed è probabile che l'unica decisione che verrà presa è il posticipo del coprifuoco alle 23.

Ma resta il rebus di quando scatterà la modifica del tutti a casa, con Salvini in prima fila per chiedere che già da martedì la misure diventi operativa. Ma intanto gli effetti dello stallo si sono visti nel vertice a Palazzo Chigi.

 

Ad introdurre il tema delle riaperture e del coprifuoco sono stati innanzitutto la ministra degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, il collega della Lega Giancarlo Giorgetti e la titolare di Italia Viva Elena Bonetti. Ma il dossier è stato messo sul tavolo quando Draghi aveva già lasciato la riunione ed era rimasto solo il sottosegretario Roberto Garofoli.

 

Una mossa, quella del premier, che ha tagliato sul nascere ogni possibile discussione anticipata rispetto ai tempi immaginati da Palazzo Chigi. Del resto, già nelle scorse ore dalla sede del governo filtrava la linea della prudenza, confermata dalla decisione del premier di convocare la cabina di regia lunedì e non venerdì arrivata in serata.

 

Una scelta che si lega anche alla necessità di avere dati epidemiologici 'utili' per poter fare le giuste valutazioni. Quelli che arriveranno venerdì, infatti, non forniranno ancora una fotografia piena degli effetti delle riaperture decise il 26 aprile ma solo dei primi giorni. Ma il pressing dei partiti è forte e non è da escludere che il dossier possa emergere nel corso del Cdm chiamato a dare il via libera al nuovo decreto sostegni.

 

Il centrodestra insiste infatti e per alzare il pressing presenta al Senato una mozione firmata da tutte le forze politiche, Lega, Forza Italia, Udc e Cambiamo: via il coprifuoco, è la richiesta, anticipare le riaperture previste per giugno e luglio, dunque ristoranti al chiuso, palestre, parchi tematici, fiere, convegni e congressi, consentire l'organizzazione di eventi e cerimonie dando il via libera al settore del wedding, aprire gli stadi al pubblico e i centri commerciali nel fine settimana.

 

"Chiudere gli italiani in casa alle 22 è immorale - dice Matteo Salvini. - Davanti a questi dati che abbiamo perché continuare a impedire agli italiani di tornare a lavorare con buon senso ed in sicurezza?". Parole alle quali fonti del partito del ministro della Salute Roberto Speranza replicano sottolineando che è proprio la "linea della prudenza" ad aver garantito un miglioramento della situazione e, dunque, "non va abbandonata".

 

 

Il compromesso, dicono diverse fonti ministeriali, potrebbe essere appunto nel posticipo del coprifuoco alle 23 e nella definizione di una data certa per quei settori che non hanno ripreso le attività: il wedding, che potrebbe ripartire il 15 giugno, i centri commerciali, che potrebbero tornare a lavorare nei fine settimana dal 23 di maggio.

 

Non dovrebbero esserci invece novità per i ristoranti al chiuso, le palestre (il decreto prevede il 1° giugno) e i parchi tematici (1° luglio) scesi in piazza a Roma: "Lo Stato si è completamente dimenticato di noi, vogliamo riaprire subito", è la richiesta generale.

 

Covid, protestano i centri commerciali: serrata per 30mila negozi 

Saracinesche abbassate in 1.300 centri commerciali di tutta Italia per protestare contro le chiusure del weekend. La serrata simbolica, con gli esercizi commerciali rimasti chiusi solo per pochi minuti, ha interessato 30mila tra negozi e supermercati. "Vogliamo riaprire - spiegano gli esercenti che aderiscono all'iniziativa -. Le misure vanno revocate. Lo chiediamo a nome degli 800mila lavoratori dei centri commerciali.

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Sul tavolo del governo c'è poi un'altra partita ed è quella della modifica dei parametri che definiscono i colori delle regioni. Se si continua a tenere in considerazione l'Rt già dalla settimana prossima diverse regioni potrebbero finire in arancione, considerando che con le riaperture l'aumento dei contagi è scontato. Se si vuole rendere la ripartenza irreversibile, dunque, è necessario cambiare modo di valutazione. La proposta su cui si confronteranno nelle prossime ore governo e regioni è di tenere in considerazione l'Rt ospedaliero, cioè la situazione dei malati Covid nelle terapie intensive e nei reparti ordinari. In zona ad alto rischio si andrebbe se le prime superano il 20% del totale dei posti disponibili e le seconde il 30% (oggi la soglia critica è rispettivamente del 30 e del 40%). Verrebbero inoltre definite 3 fasce d'incidenza, con la più alta fissata a partire da 150 casi ogni 100mila abitanti.

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