L'ufficio di presidenza ha concordato il programma da seguire e i primi 16 soggetti da ascoltare. Si inizia alle 13 di martedì 28 novembre
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L'iter parlamentare della riforma sul premierato ha preso ufficialmente il via in Commissione Affari costituzionali del Senato. Il provvedimento è stato abbinato il ddl Renzi sul cosiddetto "sindaco d'Italia". Il presidente della Commissione e relatore, Alberto Balboni, ha illustrato entrambi i testi. È seguito un lungo ufficio di presidenza, che ha concordato il programma da seguire. Si inizierà martedì 28 novembre alle 13. La discussione sulla riforma del premierato parte dal Senato, e non dalla Camera, soprattutto per via del pressing del governo.
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I 16 soggetti da ascoltare sui quali si è concordato sono gli ex presidenti di Corte costituzionali, docenti di diritto costituzionale e le forze sociali. La trattazione procederà dunque in parallelo al disegno di legge a prima firma di Matteo Renzi, per l'introduzione in Costituzione dell'elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri.
Il calendario delle audizioni inizierà dunque martedì con l'ascolto degli esperti. Si proseguirà poi giovedì dalle 8:30 fino all'inizio dell'assemblea in Aula. È stato stabilito che ciascun gruppo potrà indicare quattro nominativi, cui si aggiunge una lista della Commissione che sarà formata da rappresentanti delle forze sociali ed economiche e da ex presidenti della Consulta, che dovranno però essere costituzionalisti.
Oltre ai primi 16 soggetti concordati entro lunedì, ciascun gruppo indicherà altri quattro nomi da ascoltare. Alessandra Maiorino (M5s), Dario Parrini (Pd) e Peppe De Cristofaro (Avs) hanno riferito che assieme ad Azione "concorderanno i nomi" da indicare per le audizioni. In questo accordo tra le opposizioni probabilmente non rietrerà Italia Viva, anche perché viene esaminato il suo ddl che prevede anch'esso l'elezione diretta del premier.
Il disegno di legge a prima firma Renzi è anche più incisivo del ddl Casellati nell'intervento sull'attuale Costituzione, dato che accresce anche i poteri del premier eletto, attribuendogli quelli dei nomina e revoca dei ministri, e prevede il ritorno alle urne in caso di caduta del suo governo.
"Come opposizione lavoriamo a una lista condivisa" tra Pd, M5s, Alleanza Verdi-Sinistra e Azione, hanno spiegato Dario Parrini, Alessandra Maiorino e Giuseppe De Cristofaro. In totale, dovrebbero essere una cinquantina gli esperti ascoltati dalla commissione. "Hanno subito tentato di forzare i tempi", si è lamentato Andrea Giorgis, capogruppo del Pd in Commissione.
In Commissione "si è concordato sui tempi e sui nomi delle prime audizioni, quindi l'avvio dell'esame è stato buono. Vedremo il prosieguo", ha commentato il ministro per le Riforme, Maria Elisabetta Casellati. Interpellata sui tempi di esame della riforma costituzionale, L'ex presidente del Senato ha risposto: "È ancora presto per pronunciarsi, ora ci saranno le audizioni e dopo decideremo. Non c'è compressione di tempi. Il fatto che si sia concordato sulle categorie da ascoltare in audizione indica che si inizia in un clima buono".
Per presidenzialismo si intende un sistema che privilegia una forma di governo in cui il presidente della Repubblica ha funzioni politiche, viene eletto dai cittadini e ha una concentrazione più marcata di poteri nelle sue mani. Con diverse declinazioni a seconda delle nazioni: si va da quello degli Stati Uniti, in cui non esiste un rapporto di fiducia tra il capo dello Stato e le Camere, a quello "semipresidenziale" francese. Il concetto di premierato è invece più "fumoso" e non gode di una definizione univoca. Secondo il costituzionalista Mauro Volpi, professore di Diritto costituzionale presso l'Università di Perugia, lo si potrebbe definire "un sistema in cui il presidente del Consiglio ha più poteri rispetto al nostro, per esempio quello di revocare i ministri", rimanendo però legato a un rapporto di fiducia con il Parlamento. Al momento il punto chiave della riforma sul premierato è, comunque, l'elezione diretta del presidente del Consiglio. In principio la coalizione di centrodestra, nel suo programma elettorale, aveva previsto l'elezione diretta del presidente della Repubblica. La maggioranza ha però poi optato per quella del premier.