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Napoli verso le elezioni amministrative, "il centrodestra questa volta non perda l'occasione"

Alessandro Sansoni traccia il ritratto di una metropoli chiamata a ricostruire la sua identità politica dopo una lunga crisi. Il prossimo appuntamento elettorale potrebbe essere un passaggio cruciale

napoli maschio angioino
ansa

"Napoli non ha un'identità di centrosinistra. Eppure, dalla gestione Iervolino a quella Bassolino, a quella attuale di De Magistris, la città è sempre stata amministrata da sindaci di quell'area politica, a parte brevi e fugaci parentesi. Oggi il centrodestra si avvicina alle nuove amministrative senza un candidato credibile e rischia di perdere ancora una volta un'importante occasione". Alessandro Sansoni, giornalista e direttore del mensile "CulturaIdentità", spiega così a Tgcom24 la natura di un capoluogo, quello partenopeo, che attende da quel bacino politico un'attenzione che ancora tarda ad arrivare. 

"Il polo di centrodestra sembra che si stia compattando intorno al nome del magistrato Catello Maresca - spiega -, che però non vuole essere legato a simboli politici e punta quindi a presentarsi come candidato civico. Proposta a cui sarebbero orientati a dire di sì Forza Italia e Lega, non Fratelli d'Italia. La domanda è: un profilo come quello di Maresca è vincente? Secondo me no. Il problema è quindi capire se il centrodestra intenda puntare sulla conquista di Napoli oppure lasciar perdere, atteggiamento che in questi ultimi anni sembra sia stata la scelta prevalente".

 

Napoli è una città di sinistra perché non ha mai trovato il candidato di destra adatto a lei? 
"Basta guardare i numeri delle elezioni di De Magistris. Certo, l'attuale sindaco stravinse, ma con un elettorato che, il giorno del ballottaggio, era pari al 33% degli aventi diritto. Al primo turno andò a votare meno del 50% dei napoletani. Questo perché la città non si identificava nell'allora candidato del centrodestra Gianni Lettieri, imprenditore che era sempre stato vicino a Bassolino". 

 

Ci sono stati casi di candidati di centrodestra di successo negli ultimi anni? 
"Il centrodestra si è giocato la partita ad armi pari quando ha messo in campo Alessandra Mussolini, una figura che consentiva un'immediata identificazione da parte dell'elettore moderato. Se si punta invece su figure non ben definite, è difficile convincere il proprio elettorato a votare".

 

Qual è allora la strada per il centrodestra per riconquistare una città come Napoli? 
"Bisogna capire prima di tutto se il centrodestra intenda puntare su Napoli. Napoli è un problema e l'impressione è che quella parte politica abbia scelto, oggi come negli ultimi anni, candidati poco competitivi perché preferisce non prendersi in carico questo problema. Basta guardare le ultime Regionali: presentarsi con Stefano Caldoro contro Vincenzo De Luca è stata di fatto una resa. Tanto che tutto il centrodestra a Napoli ha raccolto il 15%".

 

Quali sono i nodi principali per risollevare oggi Napoli?
"Napoli è sommersa dai debiti. Si parla di 3 miliardi e mezzo di euro. Questo significa che o il prossimo sindaco porta i libri in tribunale e dichiara il dissesto della città, oppure chiede una legge speciale perché intervenga lo Stato centrale per ripianare il debito".

 

E allora, perché vale la pena farsi carico di un problema così grande e complesso?
"Perché Napoli è la capitale del Mezzogiorno. Se si ritiene che il Sud in questo Paese conti, non si può prescindere da Napoli. Con la consapevolezza che il Sud Italia è un territorio molto più interconnesso rispetto alle Regioni del Nord. Conquistare Napoli significa avere un effetto a catena su tutto il territorio del Sud Italia. Ecco perché, se il centrodestra vuole governare il Paese, non può non puntare a un vantaggio elettorale nel Sud, prima di tutto a Napoli. Non dimentichiamo che l'exploit grillina del 2018 aveva la sua base proprio nel Sud. E non per il 'fascino' del reddito di cittadinanza, ma semplicemente perché il Sud non è a maggioranza di sinistra. Il voto grillino è passato da buona parte della borghesia del Sud che non individuava una risposta politica a destra e non si riconosceva nella sinistra e che quindi si è lasciata attirare dal Movimento 5 stelle. Tanto che gli eletti M5s nei collegi uninominali del Sud sono in gran parte rampolli della buona borghesia meridionale". 

 

Da dove deve partire una buona ricetta per conquistare il Sud in generale, e Napoli in particolare?
"Innanzitutto dal rilancio industriale. Per anni Napoli ha voluto puntare sul turismo. Ma il turismo funziona solo se si inserisce in una realtà sviluppata, dinamica, ricca. La prima città turistica in Italia non è Firenze, non è Napoli, non è Roma. Ma è Milano, perché è la città economicamente più ricca. Negli ultimi vent'anni Napoli, che nel suo passato ha una storia industriale di tutto rispetto con Italsider, Pomigliano, Fincantieri, si è progressivamente deindustrializzata. E questo ha portato inevitabilmente con sè una caduta del turismo. La pandemia ha peggiorato la situazione. E messo in chiaro che una realtà economicamente sana non può puntare tutto o quasi sull'industria del turismo. Come oggi è diventato drammaticamente chiaro". 

 

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