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Meloni alla Cgil non arretra su Rdc e salario minimo e avverte: "Frequenti segnali di ritorno alla violenza politica"

Il presidente del Consiglio ha anche citato "l'inaccettabile" assalto alla sede del sindacato da parte "di esponenti di estrema destra"

Intervenuta al congresso della Cgil a Rimini, Giorgia Meloni non ha fatto alcuna concessione.

Non sul reddito di cittadinanza, stroncato, né sul salario minimo, "inefficace". E tantomeno su quella riforma del fisco appena approvata e bocciata "troppo frettolosamente da alcuni". A partire proprio dai suoi ospiti. Durante il suo discorso, il premier ha voluto anche ricordare Marco Biagi. "Fra due giorni ricorre l'anniversario dell'assassinio da parte delle Brigate Rosse - ha detto -. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo, credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece, in questi mesi, purtroppo mi pare che siano sempre più frequenti i segnali di ritorno alla violenza politica". Per il presidente del Consiglio, "è necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva".

 

 

 

"Il Rdc ha fallito, lo Stato non deve mantenere chi può lavorare"

 "Neanche nell'idea iniziale del M5s era previsto il Reddito di cittadinanza come un vitalizio, ma come uno strumento transitorio. C'è gente che ha preso il sussidio per tre anni e si è ritrovata alla condizione di partenza", ha sottolineato il premier. "Vi faccio una domanda: un ragazzo di 30 anni che lo ha preso per tre anni senza aver migliorato la propria condizione di lavoro a 33 anni è più ricco o più povero? Il Reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi, perché c'era a monte un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi no, dando a tutti la stessa risposta, sovrapponendo assistenza e politiche attive, disincentivando l'offerta di lavoro e favorendo il lavoro irregolare. Non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato con i proventi delle tasse di chi lavora duramente, percependo poco più di quello che prende chi ha il Rdc. Vogliamo tutelare chi non può lavorare ma per chi può lavorare la soluzione è proporre posti di lavoro dignitosi o percorsi di formazione, anche con un minimo di retribuzione, in settori in cui è richiesta la manodopera".

 

 

 

"Ai poveri voglio dare lavoro, non il Reddito"

 Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, nella sua relazione "si è chiesto cosa ci abbiano fatto i poveri, visto che abbiamo modificato il Reddito di cittadinanza. I poveri non ci hanno fatto niente ed è per questo che abbiamo voluto farli uscire da quella condizione e l'unico modo per farlo è dargli un lavoro".

 

"Salario minimo non è strada più efficace" - Per aumentare i salari "l'introduzione del salario minimo legale non credo sia la strada più efficace, perché ho paura che divenga non una tutela aggiuntiva rispetto alla contrattazione collettiva ma una contrattazione sostitutiva. Credo che bisogna estendere la contrattazione ai settori non coperti, combattere i contratti pirata, ridurre il carico fiscale sul lavoro", ha poi detto Meloni.

Fotogallery - Cgil, a Rimini presidio contro il governo Meloni con striscioni e peluche

 

"Flat tax anche per i dipendenti"

 Per quanto riguarda la riforma del Fisco, Meloni ha ribadito "l'introduzione anche per i lavoratori dipendenti, come abbiamo fatto per gli autonomi, di una tassa piatta agevolata sugli incrementi di salario rispetto agli anni o all'anno precedente". Le nuove norme prevedono inoltre "una diminuzione progressiva delle aliquote Irpef, che non vuol dire far venire meno la progressività, che rimane. Nella nostra idea significa ad esempio ampliare sensibilmente lo scaglione di chi rientra nella prima aliquota, quella più bassa, per ricomprendere al suo interno molti lavoratori dipendenti".

 

 

"Serve un piano imponente per la centralità della famiglia"

 "Noi stiamo affrontando non un inverno, ma una glaciazione demografica", ha poi affermato il presidente del Consiglio. "Penso che per affrontare questo problema che è il nostro Pil demografico, gli anni di futuro che abbiamo davanti, la sfida sia quella di un piano imponente, economico ma anche culturale, per rilanciare la centralità della famiglia".

 

"Confronto non finto, vi ascolteremo sempre"

 "Su alcune cose sarà più facile trovare condivisione, su altre sarà parecchio difficile ma non vuol dire che non bisogna tentare", ha proseguito la leader di Fratelli d'Italia. "Con i ministri ho contato 20 occasioni di confronto in pochi mesi. Non considero finto questo confronto e lo considero produttivo anche quando non siamo d'accordo. Credo che se il nostro approccio è sincero posso imparare anche da chi è molto distante da me. Bisogna avere umiltà, non partire da un pregiudizio, perché è mia responsabilità rappresentare tutti gli italiani". Rivolgendosi direttamente alla platea, Meloni ha concluso: "Rivendicate senza sconti le vostre istanze nei confronti del governo. Magari non saremo d'accordo ma quelle istanze troveranno sempre un ascolto serio e privo di pregiudizi. È l'impegno preso nei confronti degli italiani e che intendo portare avanti".

 

"Inaccettabile l'attacco dell'estrema destra alla Cgil" - Durante il discorso del premier non sono arrivati fischi o proteste - se non in modo blando - ma nemmeno applausi da una platea che ha ascoltato in un composto silenzio la mezz'ora dell'intervento con cui Meloni ha rivendicato l'azione del suo governo. Qualche timido battimano il presidente del Consiglio lo ha strappato solo quando ha citato "l'inaccettabile" assalto alla Cgil da parte "di esponenti di estrema destra".

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