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Maltempo, il ministro Costa: "7,5 milioni di italiani vivono in zone pericolose" "Quanto accaduto rischia di ripetersi"

Il titolare del dicastero allʼAmbiente dopo i disastri spiega che "il governo sta intervenendo su due fronti: un piano strutturale e fondi per lʼemergenza". Il 91% dei Comuni è a rischio idrogeologico

Maltempo, il ministro Costa:
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"L'italia è un Paese fragile, bisogna dare risposte immediate, ma anche a lungo termine".

Lo afferma il ministro dell'Ambiente Sergio Costa al Messaggero dopo i disastri avvenuti dal Nord a Sud, a causa del maltempo, e che hanno provocato una trentina di morti. "7,5 milioni di italiani vivono in zone pericolose", sottolinea. Mentre secondo Coldiretti il 91% dei Comuni è a rischio idrogeologico. "Quanto accaduto a Palermo rischia di ripetersi". Ed è per questo che il governo sta lavorando su due fronti: "quello emergenziale e quello strutturale".

Ma "è importante chiarire un concetto: lo Stato stanzia i fondi, ma sono le Regioni, le Province e i Comuni che poi devono realizzare le opere necessarie". "Per avviare un piano contro il dissesto idrogeologico che renda più sicuro il Paese, tutti devono lavorare insieme come strumenti di un'orchestra, Stato ed enti locali", spiega Costa. Anche perché ormai "il cambiamento climatico, con la tropicalizzazione del clima che comporta precipitazioni eccessive alternate a periodi di siccità, è un fatto".

Alla domanda se non fosse un errore aver cancellato "Italia sicura", Costa risponde senza indugi: "Era una struttura emergenziale e inutile che comportava solo costi di gestione, ora eliminati, senza dare risposte". "La lotta al dissesto", ribadisce il ministro pentastellato "non è un disastro che avviene una tantum, ma è un problema profondo che investe tutto il Paese e che va affrontato e risolto in maniera strutturale".

Il ministero dell'Ambiente ha stanziato 6 miliardi per la pianificazione di interventi per prevenire il dissesto, si tratta di "900 milioni ogni tre anni fino a esaurimento del fondo". "Purtroppo le Regioni dove servono interventi più urgenti sono un po' ovunque a causa di un consumo eccessivo del suolo, di sfruttamento e cattiva manutenzione del territorio", sottolinea. L'augurio è che "il Parlamento approvi il prima possibile la legge contro il consumo del suolo che l'Italia attende da troppi anni".

"Sono molto preoccupato e il mio pensiero va alle famiglie delle vittime e al loro immenso dolore, e proprio per questo - ribadisce Costa - che la lotta al dissesto del territorio è una delle priorità del mio dicastero". Uno dei problemi principali, denunciato anche dai sindaci, in Sicilia è l'abusivismo. Bisogna "monitorare il territorio in maniera capillare e prevenire. Per questo - continua - auspico che la legge sul consumo di suolo abbia presto un suo compimento".

Maltempo, 91% dei Comuni a rischio -  Sono oltre 7 milioni le persone che in Italia risiedono in territori a rischio idrogeologico per alluvioni (6 milioni) o frane (1 milione) che interessano ben il 91% dei Comuni italiani. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti che esprimere cordoglio per le vittime della tragedia di Casteldaccia, sulla base dei dati Ispra. In Sicilia dove per l'ultima ondata di maltempo la situazione è gravissima si trovano aree a rischio nel 92,3% dei comuni ma la percentuale - sottolinea la Coldiretti - sale al 100% per regioni come Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria.

Italia tra i dieci Paesi più colpiti al mondo - Non è quindi un caso se l'Italia si colloca tra i dieci Paesi più colpiti al mondo per alluvioni, siccità, tempeste, ondate di calore e terremoti che hanno provocato perdite per 48,8 miliardi di euro negli ultimi 20 anni secondo una analisi della Coldiretti su dati UNISDR, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di disastri naturali. A questa situazione - precisa la Coldiretti - non è certo estraneo il fatto che l'ultima generazione è stata responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata (-28% in 25 anni) per colpa della cementificazione e dell'abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia ad appena 12,8 milioni di ettari.