le possibili nomine

Governo, è toto-nomi sottosegretari

La prossima settimana vedrà la luce un decreto che ridefinisca le regole tra i vari ministeri

17 Feb 2021 - 11:16

Fatta la squadra dei ministri, l'attenzione si sposta sui sottosegretari. Nelle intenzioni del premier Mario Draghi, lo schema dovrà essere equilibrato. In tutto sono circa 40 le deleghe da assegnare. Sui nomi non ci dovrebbero essere grandi sorprese, soprattutto sull'asse Pd-M5s, che proveranno a riconfermare buona parte del team che ha lavorato nel Conte II, con innesti di figure femminili in quota dem. Per riequilibrare la rappresentanza di genere, Zingaretti infatti vorrebbe tutti (o quasi) sottosegretari donne. Intanto, la prossima settimana vedrà la luce un decreto che ridefinisca le regole tra i vari ministeri.

La ripartizione - Nelle intenzioni di Draghi, la divisione dei posti dovrà essere certosina: 12/13 sottosegretari al M5s, forza parlamentare numericamente più rilevante, 7 ciascuno a Pd, Lega e Forza Italia, un paio a Italia viva, 3 o 4 fra Centro democratico, +Europa, Azione, Udc, Maie e Autonomie.
 

Il toto-nomi - I Cinquestelle premono perché Laura Castelli resti al Mef a vigilare sui conti pubblici, mentre dal Nazareno le fiches sono su Antonio Misiani e Maria Cecilia Guerra. Per il Viminale il pressing della Lega è "spietato" con le candidature di Nicola Molteni e Stefano Candiani, ma l'ex maggioranza prova a resistere riproponendo Mauro Mauri, Vito Crimi e Carlo Sibilia come vice di Luciana Lamorgese, facendo leva sulla continuità del lavoro. 

Per il capo politico del M5s, però, potrebbero aprirsi anche le porte del ministero della Giustizia, a guardia della riforma della prescrizione. Sebbene per Largo Arenula sia competitiva anche la concorrenza di un'altra esponente pentastellata, Federica Dieni, avvocato e parlamentare alla seconda legislatura, attuale capogruppo in Copasir. Senza dimenticare Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera nella prima parte della legislatura. Sempre restando in ambito Cinquestelle, Stefano Buffagni è un nome caldo sia per Mise che per la Transizione ecologica, così come Pierpaolo Sileri resta in pista per la Salute

Mentre salgono le quotazioni di Maria Soave Alemanno per gli Affari regionali e di uno tra i giovanissimi Luigi Iovino (Politiche giovanili o Sud) e Marco Carabetta (Transizione ecologica). Corsa a due in Azione e +Europa per un posto da sottosegretario: a contenderselo sono Matteo Richetti (Mise) e Riccardo Magi (Cultura). Stesso discorso per Leu, che spera ancora di spuntarne due di posti (Francesco Laforgia ai Rapporti con il Parlamento e Rossella Muroni alla Transizione ecologica). Questo significherebbe sottrarne uno a Italia Viva, che deve scegliere tra Ettore Rosato (Difesa) e Maria Elena Boschi (Esteri), con l'attuale vice presidente della Camera in leggero vantaggio sulla collega. Ma nel partito renziano resiste anche la candidatura di Gennaro Migliore per Largo Arenula. 

Nel centrodestra, invece, Forza Italia spera nella nomina di Valentino Valentini alla Farnesina e Francesco Paolo Sisto alla Giustizia. La Lega prova a far rientrare Edoardo Rixi al Mit e Massimo Bitonci al Mise. Restano poi da definire la Difesa, dove Angelo Tofalo (M5S) potrebbe ricomporre l'asse con il ministro Guerini, della Salute dove potrebbe approdare Gian Marco Centinaio (Lega) e delle Infrastrutture e trasporti, dove potrebbe rimanere il pentastellato, Gian Carlo Cancelleri. Per l'Editoria, invece, ha buone chance di ottenere la conferma il dem, Andrea Martella. Infine, per la squadra del Pd restano valide le candidature di Marina Sereni (Esteri), Anna Ascani (Istruzione), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento). Ma l'ultima parola spetta al premier Draghi.

Il decreto in arrivo - Come riporta Il Corriere della Sera, il decreto che ridefinisca le regole tra i vari ministeri è già in fase di scrittura presso l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Un lavoro che trasferirà personale e competenze da un dicastero a un altro. Le certezze finora appaiono il trasloco delle deleghe sull’energia dal Mise al nuovo ministero della Transizione ecologica (che dovrebbe ricevere dal ministero dei Trasporti anche risorse e uomini legati alla mobilità sostenibile) e il trasferimento delle Comunicazioni da parte del Mise al ministero della Transizione digitale. 

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