INTERVENTO IN SENATO

Coronavirus, Renzi a Conte: "Se si sceglie il populismo non saremo al suo fianco" | "I morti di Bergamo e Brescia ci direbbero di riaprire"

Il leader di Italia Viva: "Siamo a un bivio, servono scelte coraggiose". E in serata a "Porta a Porta": "Se Conte ha i numeri con Berlusconi per andare avanti io non ho nessun problema"

01 Mag 2020 - 07:43

"Glielo diciamo in faccia: siamo a un bivio. Se sceglierà il populismo non ci avrà al suo fianco". Si è rivolto così in Senato Matteo Renzi a Conte che poi ha rincarato la dose: "Non siamo dalla parte del coronavirus quando diciamo di riaprire. La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire". In serata l'affondo: nel caso in cui Italia Viva dovesse lasciare "penso che in Parlamento ci sarà una nuova maggioranza, Se Conte ha i numeri con Berlusconi per andare avanti io non ho nessun problema" ha detto da Bruno Vespa.

Sulle parole relative ai morti di Bergamo e Brescia Il primo a scagliarsi contro l'ex premier è stato l’europarlamentare M5s Fabio Massimo Castaldo “Sono rimasto inorridito. Ma stiamo scherzando? Ma come si permette questo personaggio in cerca d’autore, malato di visibilità, di strumentalizzare la sofferenza delle persone per fare propaganda?”. Indignato anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: "Mi pare un'uscita a dir poco infelice. Se Renzi voleva rendere omaggio ai nostri morti, il modo - coinvolgerli a sostegno della sua proposta di riapertura delle attività - è decisamente quello sbagliato": 

A Palazzo Madama - Durante il dibattito in Aula al Senato, Renzi aveva incalzato il premier: "E' stato bravo a rassicurare gli italiani. Il punto però è che nella fase 2 della politica non basta giocare su paura e preoccupazione. C'è una ricostruzione da fare che è devastante e richiederà visione e scelte coraggiose. Sia più prudente quando parla agli italiani: lei ha detto 11 volte 'noi consentiamo'. Un presidente del Consiglio non consente, perché le libertà costituzionali vengono prima di lei. Lei non le consente, le riconosce. Io ho negato a Salvini i pieni poteri: non l'ho fatto per darli ad altri".

"Nessuno vuole riaprire tutto, ma stop a paternalismo populista" "Il suo intervento - ha affermato ancora il leader di Italia Viva rivolgendosi al premier - esige risposte in nome della libertà e della verità: gli italiani per l'emergenza sanitaria sono in uno stato che ricorda gli arresti domiciliari. Non ne usciamo con un paternalismo populista o una visione priva di politica. Nessuno le ha chiesto di riaprire tutto, abbiamo chiesto riaperture con gradualità e proporzionalità". 

"Onoriamo i morti riaprendo, loro lo vorrebbero" Secondo Renzi, "il coronavirus è una bestia terribile che ha fatto 30mila morti nel modo più vigliacco ma noi non siamo dalla parte del coronavirus quando diciamo di riaprire, onoriamo quei morti. La gente di Bergamo e Brescia che non c'è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire".

"Il governo pensi ai disoccupati, non abdichi ai virologi" "Non possiamo delegare tutto alla comunità scientifica - ha affermato ancora Renzi -. Figuriamoci se non sono contento di vedere questa grande passione per la comunità scientifica che sta prendendo tutto il parlamento, anche chi negli anni scorsi attaccava i virologi o addirittura si proclamavano no vax. Il nostro Paese ha avuto momenti in cui la politica ha abdicato rispetto alle sue responsabilità, nel 92-93 ha abdicato alla magistratura, nel primo decennio del 2000 quando ha abdicato ai tecnici, ora non possiamo abdicare ai virologi, non possiamo chiedere loro come combattere la disoccupazione, tocca alla politica".

"Neanche per terrorismo tante deroghe alla Costituzione"  "La presidente Cartabia ha detto con chiarezza che in queste situazioni di emergenza la Costituzione è la bussola: nemmeno durante il terrorismo abbiamo derogato così tanto alla Costituzione - ha detto -. Richiamarla a un uso più prudente dei Dpcm non e' lesa maestà. Non può essere un Dpcm a dire se l'amicizia è vera o no, se il fidanzamento è saltuario o stabile, sennò ci avviciniamo allo stato etico".

Coronavirus, il premier Conte torna in Lombardia

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