Sentenza della Corte Costituzionale

Obblighi NCC, la Consulta dichiara illegittime le norme del decreto

Accolto il ricorso della Regione Calabria contro il decreto interministeriale 226 del 2024. Lo Stato ha invaso le competenze regionali sul trasporto pubblico locale

04 Nov 2025 - 15:39
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La Corte costituzionale dichiara incostituzionali alcune disposizioni del decreto interministeriale 226 del 2024 che avevano introdotto specifici vincoli e divieti per gli operatori del noleggio con conducente (NCC). Con la sentenza numero 163, depositata il 4 novembre, la Consulta accoglie i conflitti di attribuzione promossi dalla Regione Calabria e afferma che lo Stato, nel tentativo di perseguire finalità concorrenziali, ha valicato i limiti della propria competenza, incidendo in modo diretto sull'organizzazione del "trasporto pubblico locale", materia attribuita alle Regioni. La decisione comporta l'annullamento delle parti contestate del decreto e delle relative circolari attuative, riaffermando il principio di proporzionalità degli interventi e il corretto riparto di competenze tra livello statale e regionale.

Il ricorso della Calabria e la decisione della Corte

 Il giudizio trae origine dall'impugnazione proposta dalla Regione Calabria contro il decreto interministeriale 226/2024, ritenuto lesivo dell'autonomia regionale poiché idoneo a regolamentare l'esercizio del servizio NCC sul territorio. La Consulta condivide l'impostazione della ricorrente: quando la disciplina statale, nel nome della "tutela della concorrenza", finisce per dettare regole operative sull'erogazione del servizio, essa invade l'area funzionale del trasporto pubblico locale. Da qui la conclusione che "non spetta allo Stato" adottare atti che impongano obblighi e divieti agli NCC tali da perseguire con mezzi sproporzionati l'obiettivo di riservare l'utenza indifferenziata ai taxi, determinando un'interferenza non giustificata sull'assetto delle competenze.

Occhiuto: su Ncc Calabria vince battaglia liberale

 "Sugli Ncc la Regione Calabria vince ancora in Corte Costituzionale e si intesta una sacrosanta battaglia liberale. Più concorrenza e più mercato sono concetti che si traducono in più opportunita' e più convenienza per i cittadini e per chi vuole fare impresa". Lo scrive su X Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia.

Le norme contestate: tempi, contratti e app ministeriale

 Tre, in particolare, i profili cassati dalla Corte. Primo: il vincolo temporale di almeno venti minuti tra la prenotazione e l'inizio del servizio nei casi in cui la corsa non parta dalla rimessa o dalle aree previste dalla legge 21/1992. Tale previsione è giudicata "sproporzionata rispetto alla finalità antielusiva" e, di fatto, volta a impedire agli NCC di rivolgersi a un'utenza indistinta. Secondo: il divieto per soggetti che svolgono anche in via indiretta attività di intermediazione (come alberghi, agenzie di viaggio o tour operator) di stipulare contratti di durata con operatori NCC, misura che "eccede il richiamato fine antielusivo" e incide indebitamente sull'autonomia contrattuale. Terzo: l'obbligo per l'esercente NCC di utilizzare esclusivamente l'applicazione informatica ministeriale per il foglio di servizio elettronico (già annullato dal Tar), ritenuto non necessario in quanto i controlli possono essere garantiti con soluzioni alternative più rispettose della libertà di iniziativa economica privata e del principio di neutralità tecnologica.

Le motivazioni della Consulta sulla sproporzione delle misure

 Nel passaggio motivazionale, i giudici costituzionali chiariscono che il bilanciamento tra finalità concorrenziali e libertà economiche non consente di introdurre limitazioni che, per struttura e impatto, si traducano in regole di servizio. Il vincolo dei venti minuti, oltre a non essere strettamente necessario al fine dichiarato, "ripropone indirettamente" obblighi già censurati in precedenza, richiamando la sentenza n. 56 del 2020. Parimenti, l'esclusività dell'app ministeriale non supera il vaglio di proporzionalità, giacché l'esigenza di tracciabilità e controllo può essere soddisfatta con strumenti tecnologicamente neutri. Ne discende che le misure impugnate non presidiano la concorrenza, ma ne alterano l'equilibrio, restringendo lo spazio operativo degli NCC oltre quanto consentito dall'ordinamento.

Gli effetti della sentenza e il riparto delle competenze

 L'annullamento delle previsioni contestate comporta, in via immediata, la rimozione dei vincoli dichiarati illegittimi dal quadro regolatorio nazionale. Sotto il profilo sistematico, la decisione riafferma che la definizione delle modalità di esercizio del servizio NCC — per la sua natura territoriale e per gli effetti organizzativi — attiene al trasporto pubblico locale, ambito nel quale le Regioni dispongono di competenza propria. La Consulta, accogliendo i due ricorsi della Calabria, richiama amministrazioni centrali e territoriali al rispetto del perimetro costituzionale: la "tutela della concorrenza" non può tradursi in norme di dettaglio che disciplinino il servizio, né in misure che, con il pretesto di evitare elusioni, comprimano in modo ingiustificato l'autonomia contrattuale e la libertà d'impresa degli operatori.

Qual è la differenza tra taxi e NCC in Italia

 Il servizio taxi e il noleggio con conducente (NCC) appartengono entrambi al trasporto pubblico non di linea, ma si distinguono per modalità operative e ambiti di esercizio. I taxi possono sostare su suolo pubblico e rispondere a chiamate dirette da parte dell'utenza, offrendo corse immediate e non prenotate. Gli NCC, invece, operano esclusivamente su prenotazione, con partenza da una rimessa o da aree specifiche autorizzate, e praticano tariffe concordate preventivamente con il cliente. La distinzione è prevista dalla legge 21 del 1992, che regola in modo differenziato le due attività per evitare sovrapposizioni e garantire l'equilibrio tra servizio pubblico e iniziativa privata.

Perché lo Stato aveva introdotto il vincolo dei 20 minuti per gli NCC

 Il vincolo temporale di venti minuti tra la prenotazione e l'inizio del servizio era stato concepito dal Governo come misura antielusiva, volta a impedire che gli NCC potessero di fatto operare come taxi, offrendo corse istantanee senza prenotazione. L'obiettivo dichiarato era quello di garantire un'equa concorrenza e tutelare il mercato dei taxi. Tuttavia, la Corte costituzionale ha ritenuto tale limite "sproporzionato" e non idoneo a raggiungere l'obiettivo prefissato, poiché introduceva un ostacolo ingiustificato alla libertà di impresa, penalizzando l'efficienza e la competitività degli operatori NCC.

Che impatto può avere la sentenza sul mercato della mobilità privata

 La decisione della Consulta potrebbe incidere in modo significativo sul settore della mobilità privata. Con l'annullamento dei vincoli dichiarati illegittimi, gli operatori NCC potranno tornare a offrire i propri servizi con maggiore flessibilità contrattuale e organizzativa, favorendo la concorrenza e l'innovazione tecnologica. Allo stesso tempo, la sentenza riafferma il ruolo delle Regioni nella regolazione del trasporto locale, aprendo la strada a modelli normativi più aderenti alle esigenze dei territori. In prospettiva, il provvedimento potrebbe stimolare un riequilibrio tra taxi e NCC, orientato a garantire standard di qualità, sostenibilità e trasparenza per l'intero comparto.