Il vicepremier nella sua memoria: i giudici hanno "calpestato le regole del diritto internazionale invadendo una sfera di esclusiva prerogativa del governo". Conte, Di Maio e Toninelli: "Ci fu condivisione politica"
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"Tutti leggano le carte, non chiediamo favori e aiutini a nessuno. Ricordo che non si voterà se Salvini è colpevole o innocente. Bisognerà capire se l'ho fatto nell'interesse del Paese". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in merito al caso Diciotti. "Mi sembra evidente che il blocco degli sbarchi di migranti è sempre stato uno dei miei obiettivi e ritengo di aver agito in modo coerente", ha aggiunto.
"L'impostazione del tribunale di Catania - sottolinea Salvini nella memoria presentata alla Giunta - calpesta le più elementari regole del diritto internazionale e della nostra Costituzione, invadendo poi una sfera di esclusiva prerogativa dell'Autorità di governo". Per il vicepremier "lo scalo tecnico a Catania è statauna scelta dell'Autorità marittima esclusivamente per ragioni di comodità legate ai rifornimenti di cibo, acqua ed altro, rifornimenti che potevano avvenire tranquillamente anche in mezzo al mare".
"Lo Stato italiano - si legge ancora - ha portato all'attenzione dei partner europei le problematiche della vicenda per una pronta ed immediata soluzione della questione legittimamente attendendo la risoluzione della controversia internazionale, non potendosi pretendere che fosse l'Italia ad accollarsi in via esclusiva la gestione dei migranti salvati in luogo di Malta".
La posizione degli alleati di governo - Intanto i firmatari degli allegati alla memoria di Salvini, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sostengono nuovamente che le decisioni sul caso Diciotti "furono frutto di una condivisione politica". E pure il premier Giuseppe Conte, che ha sottoscritto un altro allegato alla memoria, afferma che "fu attuato un indirizzo politico-istituzionale che il governo ha condiviso".
"Sento il dovere di precisare - scrive il presidente del Consiglio - che le determinazioni assunte in quell'occasione dal ministro dell'Interno sono riconducibile a una linea politica sull'immigrazione che ho condiviso nella mia qualità di presidente nel Consiglio con i ministri competenti, in coerenza con il programma di governo". Le azioni "poste in essere dal ministro dell'Interno - conclude Conte - si pongono pertanto in attuazione di un indirizzo politico-internazionale, che il governo da me presieduto, ha sempre coerentemente condiviso fin dal suo insediamento. Di questo indirizzo, così come della politica generale del governo, non posso non ritenermi responsabile, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione".