Nessun dietrofront, per ora, da Gianfranco Fini: "Voglio poter dire le cose che penso senza essere accusato di tradimento. Il Pdl deve essere libero e non può essere il partito del predellino" ha infatti detto il presidente della Camera agli ex di An a Montecitorio. "Mi auguro che Berlusconi accetti che esista un dissenso interno nel Pdl", ha aggiunto. A sottoscrivere il documento di Fini sono stati 39 deputati, 13 senatori e 5 europarlamentari
"Il mio spirito è costruttivo, ma anche un minimo di dignità è doveroso" ha detto Fini ai suoi. Al contempo, si legge nel documento firmato dai deputati che sostengono il presidente della Camera, "bisogna ripartire con un confronto costruttivo e isolare quanti più o meno consapevolemente stanno in queste ore lavorando per destabilizzare i rapporti tra i cofondatori del Pdl". Il presidente della Camera è intervenuto anche sui rapporti con Umberto Bossi: "Non ho posto questioni di organigramma ma è innegabile che la Lega, alleato strategico, importantissimo e leale, sia anche in questo momento il dominus". Poi, Fini è tornato a rivendicare quelli che considera gli elementi decisivi per riequilibrare i rapporti all'interno della maggioranza: in particolare una maggiore attenzione per il Mezzogiorno e un'attenzione particolare per la coesione sociale.
In 57 firmano il documento
Sono 57, ma i loro voti in Parlamento hanno un peso specifico molto alto, al punto da risultare potenzialmente decisivi per la vita della maggioranza. Il documento firmato dai finiani, oltre a ratificare la nascita della corrente del presidente della Camera, mette in chiaro la reale forza del drappello che si richiama al ''cofondatore'' del Pdl. A mettere la loro firma in calce al documento pro-Fini sono stati 39 deputati, 13 senatori e cinque europarlamentari. La loro ''rendita di posizione'' è cospicua alla Camera dove, in teoria, potrebbero far andare sotto il governo. A Montecitorio il centrodestra dispone infatti di 344 voti, 29 in più dei 316 che costituiscono la soglia della maggioranza assoluta. Se i 39 finani decidessero di sfilarsi (e hanno gia' fatto sapere che sulle questioni non oggetto del programma del pdl voteranno liberi da vincoli), il centrodestra si ritroverebbe a quota 305, quindi undici voti sotto il limite di sopravvivenza. Al Senato, invece, la corrente di Fini da' meno noia. I 13 senatori, sottratti ai 178 parlamentari della maggioranza, non farebbero scendere il Pdl sotto la linea rossa della maggioranza: Pdl, Lega e Mpa avrebbero pur sempre 165 voti, tre in piu' di quelli necessari per garantire la sopravvivenza del governo.
Dall'altra parte, gli ex An che hanno voltato le spalle a Fini. Ad aver sottoscritto il documento promosso da Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa e Altero Matteoli (tutti ex colonnelli di Fini) sono stati 75 parlamentari, che chiedono di non mettere in crisi il progetto del Pdl.