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Decadenza, il Pdl pronto alla resa dei conti

Berlusconi pronto a dar battaglia: assieme a lui cadrà anche il governo. E se i "falchi" del partito tentano di anticipare il "giorno X" al Cdm del 28 agosto, è invece assai probabile che la vera deadline sia il 9 settembre, giorno in cui la giunta deciderà

Ansa

Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, è pronto a dare battaglia: se la giunta deciderà per la decadenza, assieme a lui cadrà anche il governo. E se i falchi del partito, Daniela Santanché in testa, cercano di anticipare la "resa dei conti" al Consiglio dei ministri che il 28 agosto dovrà decidere sull'Imu, è invece probabile che il vero "giorno X" scatti il 9 settembre, giorno della decisione in giunta.

La data del 28 agosto è quella che i "duri e puri" del Pdl non vorrebbero superare nel tentativo di avere anche una finestra pronta per le elezioni che, in caso di slittamento del contenzioso a settembre, rischierebbe di non aprirsi tanto presto. Da qui la doppia partita che si sta giocando nel Popolo della Libertà tra l'ala intransigente e le colombe che hanno tra i punti di riferimento il trattativista a oltranza Gianni Letta. E che vorrebbero studiare le mosse del Pd fino alla prima riunione della giunta per le elezioni di Palazzo Madama, guardando al Colle e alla linea tracciata da Giorgio Napolitano con il comunicato ufficiale del 13 agosto.

Uno scontro interno che ha messo nel mirino il falco per eccellenza, Daniela Santanché, la quale boccia senza mezzi termini un esecutivo con i "carnefici" del Pd e sposa la linea oltranzista che sarebbe prevalsa nel lungo vertice di Arcore. Una linea che, per la sua durezza, lascia però perplesso più di un esponente del Pdl, preoccupato che si possano aprire delle crepe ingestibili all'interno del partito nel momento topico del voto in giunta. Ecco quindi la cautela di personaggi come Renato Schifani e Fabrizio Cicchitto, i quali mettono sì paletti sulla questione della decadenza e sull'Imu, ma lanciano contemporaneamente la palla sul campo avversario per tastarne le reazioni, le possibili aperture, attese anche da Berlusconi ma che tardano comunque ad arrivare.

Con un Pd sempre schierato compattamente a sostegno del governo Letta e pronto, almeno ora, ad andare fino in fondo in giunta a settembre. E con un premier che, determinato ad andare avanti, ha definito - tornando da una missione-lampo in Afghanistan - una "follia" aprire la crisi di governo ora.

Tra falchi, colombe e Pd c'è però Berlusconi che in realtà, racconta chi ha avuto modo di sentirlo, non avrebbe preso una decisione netta in un senso o nell'altro. Anche se non sarebbe intenzionato a farsi rosolare a fuoco lento, pronto più che mai a dare battaglia. Sicuramente amareggiato per un segnale di apertura, sia pur minimo, che non arriva da parte del Pd. Ma pronto a dare fondo a tutte le sue energie per rispondere colpo su colpo.

Un fedelissimo come Renato Brunetta, intanto, avverte che "il nemico" non è dentro al partito. Un modo per rimarcare la necessità di non trascinare il Popolo della Libertà in una "disfida senza senso" tra falchi e colombe. E con un monito: "L'unita' affermatasi in nome del bene più grande della sovranità popolare e del conseguente equilibrio dei poteri, da difendere contro un corpo separato dello Stato che agisce con continui abusi di potere, è la nostra arma politica più efficace".