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Dopo la pandemia, il rischio inflazione: come proteggere il proprio capitale?

Lasciare la liquidità “parcheggiata” è il modo migliore per farla erodere dall’aumento dei prezzi. Ecco perché, e quali sono le alternative, in un’analisi illustrata insieme a Moneyfarm

Nelle ultime settimane, grazie al progressivo allentamento delle restrizioni imposte per contenere la pandemia, gli italiani – e insieme a loro anche la maggior parte degli altri cittadini europei – hanno potuto finalmente tornare, anche se ancora con qualche limitazione, a una quasi-normalità. E con la riapertura di bar e ristoranti, con l’arrivo delle ferie estive e la partenza per le vacanze, con la riapertura di quasi tutte le attività, sono ripresi i consumi: gli italiani, insomma, stanno tornando a spendere l’eccesso di liquidità che, nell’incertezza dei lunghi mesi dell’emergenza e del lockdown, era rimasto depositata sui conti.

Lo shock di domanda e offerta

Questo comportamento, insieme ad altri fattori (come la ripresa degli investimenti pubblici, il rincaro delle materie prime, le richieste salariali rialziste del dopo-pandemia), rischia però di contribuire a determinare un incremento dell’inflazione: se la domanda (cioè la volontà della gente di spendere in beni e servizi il denaro che ha accumulato, rifacendosi così del tempo perso) supera l’offerta, come è noto i prezzi salgono. Ma in questo periodo entrano in gioco anche altre variabili: durante la pandemia, infatti, sia la domanda sia l’offerta hanno subito profondi shock (alcune merci sono state richiestissime e altre dimenticate, alcuni settori hanno prosperato e altri hanno subito una profonda crisi), e questo scenario incide sulle dinamiche commerciali traducendosi in prezzi maggiori per i consumatori.

 

Inflazione e interessi

Finora la tendenza inflazionistica è stata controbilanciata dalla crescita dell’economia, che dopo la crisi è tornata a marciare; il pericolo, che già si intravede nei dati relativi all’economia americana, è però che l’inflazione cresca più dei livelli auspicati e di quelli previsti. Ma mentre la Fed (la Banca centrale statunitense), pur mantenendo bassi i tassi d’interesse per favorire la ripresa, non contempla che questi possano andare sotto zero, in Europa i tassi negativi sono una realtà ormai da mesi. E in uno scenario di inflazione in crescita (l’obiettivo della Bce è di mantenersi intorno al 2%) e di tassi d’interesse bassi o negativi, l’erosione della liquidità non è più un rischio ma una certezza.

 

Il valore reale del denaro - Sebbene il valore “nominale” del denaro sia sempre lo stesso (10mila euro restano 10mila euro), il suo valore reale cambia a seconda della sua “spendibilità”: se ad esempio oggi un’auto costa 10mila euro, e quindi è acquistabile con la nostra liquidità di 10mila euro, con l’inflazione al 2% annuo fra un anno la stessa auto costerà 10.200 euro, e quindi con i nostri 10mila euro non potremo più comprarla. Allo stesso modo, con una semplice formula – V = C / (1 + I/100)^A, dove V è il valore reale, C è il capitale, I l’inflazione e A gli anni – si può calcolare quanto vale negli anni l’erosione determinata dall’inflazione su un capitale che resta parcheggiato su un conto a tasso zero e non investito: sempre considerando l’inflazione al 2%, i nostri 10mila euro dopo un anno varrebbero 9.803 euro, dopo 5 anni ne varrebbero 9.057, dopo 10 8.203 e dopo 20 avrebbero perso oltre il 30% del loro valore, arrivando a valere solo 6.729 euro. Poiché però il tasso d’inflazione viene calcolato dall’Istat su un paniere di beni, alcuni prodotti o servizi specifici possono registrare tassi d’inflazione ancora maggiori, e quindi se la liquidità viene mantenuta con un obiettivo specifico (ad esempio comprare casa, ma il mercato della casa rincara più dell’inflazione), la svalutazione del denaro può essere ancora maggiore.

 

La soluzione? Investire

Quando si compiono scelte finanziarie a medio-lungo termine, dunque, è sempre bene tenere conto del “peso” dell’inflazione: nello scenario attuale “parcheggiare” la liquidità su un conto rischia infatti di essere una scelta controproducente. Al contrario, un investimento oculato può essere una soluzione che consente di battere l’inflazione: il rischio di volatilità è certamente maggiore rispetto a quello della liquidità, ma soprattutto sul lungo periodo un investimento resta comunque la strada migliore per generare rendimenti positivi, proteggendo il capitale e facendolo crescere nel tempo.

 

L’importanza di scegliere consulenti esperti

Quando si parla di investimenti, però, il fai-da-te rischia di essere deleterio: data la complessità dei mercati e dello scenario macroeconomico, soprattutto alla luce dei molteplici fattori che possono intervenire nei prossimi anni – dalla ripresa post-pandemia agli equilibri geopolitici, dalle tematiche green all’evoluzione di molti settori industriali – è sempre consigliabile diversificare i propri investimenti e affidarsi a consulenti finanziari indipendenti, preparati e affidabili. Come Moneyfarm che, dopo aver analizzato obiettivi e profilo di rischio, è in grado di costruire portafogli di investimento su misura, assegnando a ogni cliente un consulente dedicato. Anche per questo Moneyfarm viene scelta da oltre 160mila investitori in tutta Europa e, per il quarto anno consecutivo, è stata votata come miglior servizio di consulenza finanziaria in Italia.

 

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