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Scarsità d'acqua, i deserti d'Italia creati dalla siccità

Bene vitale, troppo spesso l’acqua viene sprecata: in una rete idrica colabrodo, ma anche nei comportamenti quotidiani. E con la siccità dell’estate 2022, diverse aree del nostro Paese si sono desertificate: lo racconta “La guida turistica ai deserti d’Italia” del progetto Acqua nelle nostre mani, promosso da Finish, che invita a riflettere anche grazie alle immagini di un famoso fotografo, Gabriele Galimberti. E a cambiare, per dare un futuro all’acqua

    

Quella registrata in Europa durante l’estate 2022 è stata la peggior siccità mai vissuta in Europa negli ultimi 500 anni: secondo i dati del programma spaziale Copernicus, che osserva la Terra per conto della Commissione Europea e dell’Agenzia Spaziale Europea, vaste regioni del nostro continente sono passate da un rigoglioso verde a un arido marrone nel volgere di un anno.

Un segnale di allarme che non va sottovalutato, soprattutto perché anche nel nostro Paese, nei mesi scorsi, ci siamo potuti rendere conto – vedendo molti dei nostri grandi fiumi rimanere a secco – che oggi più che mai è fondamentare evitare di sprecare quel bene vitale che è l’acqua.

Invece, anche in Italia, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, viene utilizzata una quantità enorme di acqua potabile: in media ne impieghiamo 229 litri a testa ogni giorno, il 66% in più rispetto alla media mondiale. E spesso si tratta di acqua preziosa che viene letteralmente sprecata: rubinetti lasciati aperti, docce infinite, irrigatori automatici che partono anche quando sta piovendo… Senza parlare delle perdite della nostra rete idrica: il 42% di tutta l’acqua potabile che viene estratta in Italia si perde lungo il tragitto a causa di tubature colabrodo. Secondo i dati Istat, nel 2020 ogni chilometro di rete ha “perso” in media 41 metri cubi d’acqua. 41mila litri. Ma l’acqua non è infinita, e questi sprechi esorbitanti, sommati a quelli dei comportamenti sbagliati di ognuno di noi, rischiano di trasformare in un deserto vaste aree del nostro Paese.

 

Non è solo un modo di dire: il progetto Acqua nelle nostre mani ha recentemente pubblicato una “Guida turistica ai deserti d’Italia” realizzata insieme a Gabriele Galimberti (fotografo di fama internazionale che ha vinto nel 2021 il World Press Photo nella categoria "Storie di Ritratti" con il progetto The Ameriguns). La “Guida turistica ai deserti d’Italia” conduce alla scoperta di “paesaggi mozzafiato di cui il Bel Paese non avrebbe bisogno”, perché le grandi distese di terra arsa e il fascino esotico di questi luoghi sono “alcuni degli effetti che la sempre crescente carenza d’acqua sta avendo sul nostro territorio”. Ad esempio, nel Deserto di Pozzillo, in Sicilia, dove una volta c’era un lago che ora si è prosciugato; o il Deserto del Salinello, in Abruzzo, scavato dal fiume Salinello che, ormai, nei mesi estivi scompare a causa della siccità. E poi, ancora, il Deserto di Pilato, nelle Marche; il Deserto di Agira e quello del Dittàino, in Sicilia, il Deserto di Guardialfiera, in Molise; il Deserto delle Conche, all’isola d’Elba; il Deserto del Trasimeno, in Umbria. Ma non è solo il Sud che si sta desertificando: salendo a Settentrione si incontrano infatti il deserto del Trebbia, in Emilia-Romagna, e il Deserto di Montespluga, in Lombardia.

 

Una guida, confessano gli autori del Team Finish, che è “tutto ciò che non avremmo mai voluto fare”, perché racconta di aree un tempo floride e oggi desertificate. Eppure, c’è ancora una possibilità, c’è ancora una speranza di un futuro sostenibile, florido e rigoglioso. Come? Imparando che “anche il più piccolo gesto quotidiano deve essere rispettoso delle risorse limitate a nostra disposizione”, e in particolare di quella senza la quale non ci può essere vita: l’acqua.

 

E per farlo, è necessario prima di tutto rendersi conto di quanta acqua utilizziamo ogni giorno, nella nostra semplice quotidianità: un irrigatore da giardino spruzza 1.000 litri d’acqua ogni ora, con uno sciacquone se ne vanno nello scarico 18 litri d’acqua, una lavatrice impiega 150 litri d’acqua per ogni bucato. Un normale soffione della doccia eroga 20 litri d’acqua al minuto, mentre un rubinetto 16.

 

Per questo, in un viaggio verso la consapevolezza di quanto l’acqua sia preziosa e di quanto comportamenti virtuosi possano contribuire a tagliare gli sprechi, il progetto Acqua nelle nostre mani illustra quali siano i responsabili dei maggiori consumi domestici d’acqua e suggerisce alcuni modi semplici e immediati per risparmiare acqua: utilizzare la lavatrice solo a pieno carico, ad esempio, consente di risparmiare 10 litri per ogni bucato, e installare nella doccia un soffione efficiente può far risparmiare fino a 20mila litri l’anno per ogni persona. Mentre utilizzando sui rubinetti i riduttori di flusso si può evitare di sprecare fino a 300mila litri d’acqua l’anno in casa. E poi, un consiglio che sfata falsi miti e che consente di contribuire ancor di più a migliorare la propria impronta ecologica: una lavastoviglie consuma solo 12 litri d’acqua per ogni lavaggio, contro i circa 122 impiegati per lavare i piatti a mano. E anche sciacquare i piatti prima di metterli in lavastoviglie è una cattiva abitudine: si sprecano inutilmente ogni volta fino a 38 litri d’acqua.

 

Insomma, mandare in soffitta la “Guida turistica ai deserti d’Italia” è possibile: basta iniziare a consumare meglio l’acqua che utilizziamo ogni giorno: perché l’acqua è nelle nostre mani. E per questo motivo, quello di Finish sul tema è un impegno concreto: non solo attraverso il progetto Acqua nelle nostre mani per creare consapevolezza sulla problematica della desertificazione e della scarsità d’acqua, ma anche – insieme al Future Food Institute – direttamente sul campo, contribuendo nell’Alto Salento al progetto di piantumazione di un oliveto, pianta che necessita di un ridotto utilizzo d’acqua per la coltivazione e che è uno dei simboli di pace e sostenibilità e, con l’olio extravergine d’oliva, una delle eccellenze enogastronomiche del nostro Paese.