Una Vespa fa Primavera, le copie cinesi no
La Vespa Primavera è un modello esclusivo del gruppo Piaggio e non può essere clonato
La Vespa Primavera è un modello esclusivo del gruppo Piaggio e non può essere “copiato” da concorrenti privi di rispetto dei più elementari diritti dʼimpresa. Concorrenti che poi addirittura esponevano i loro cloni nei grandi saloni internazionali.
L’ufficio europeo per la Proprietà intellettuale (Euipo) ha infatti dichiarato illecito il design di unʼazienda cinese che aveva riprodotto il celebre scooter italiano. LʼInvalidity Division dellʼEuipo ha quindi riconosciuto lʼunicità della Vespa e il suo design iconico, inconfondibile, di fatto ritenendo lecita la decisione della Fiera di Milano di rimuovere dʼesposizione dei “cloni” cinesi. Sì perché, incurante di ogni brevetto e proprietà intellettuale, i cinesi volevano esporre a Eicma 2019 i loro modelli, ma Piaggio aveva chiesto e ottenuto la loro esclusione.
Nelle sue motivazioni, lʼEuipo ha ritenuto il clone cinese della Vespa Primavera “incapace di suscitare unʼimpressione generale differente rispetto al design registrato dal gruppo Piaggio nel 2013”, e come tale protetto dal diritto dʼautore e delle leggi internazionali sul commercio. Di fatto, il modello dellʼazienda cinese è da ritenersi “un illecito tentativo di riproduzione dei fregi estetici della Vespa Primavera”. Lʼaspetto incredibile della vicenda sta nel fatto che lo scooter cinese era stato subito percepito da giornalisti e visitatori, lo scorso novembre al Salone milanese della moto, come una copia!
Ora va bene che lʼarte del copista è unʼarte difficile, come diceva il maestro Scorcelletti, alias Totò, in un celebre film: “Tutti sanno fare, ma quanti sanno copiare?”. La proprietà industriale però è un diritto fondamentale nellʼattività dʼimpresa, sennò salterebbe qualsiasi criterio di concorrenza leale, tutela dei brevetti e degli investimenti, proprietà intellettuale e copyright. In pratica, si getterebbe a mare lʼeconomia di mercato, che si vuole libera e globale ma che in alcuni Paesi (la Cina, senza girarci troppo intorno, ndr) è una pratica ancora poco masticata.
Dʼaltronde quelle sigle R e TM (Registered e Trademark) qualcosa significano nel campo della proprietà industriale e fortuna che lʼUE lʼha riconosciuto a una delle espressioni più riuscite del made in Italy. Basterà? La lotta del gruppo di Pontedera alle contraffazioni dei suoi marchi è lunga e davvero faticosa: soltanto nei due ultimi anni Piaggio ha chiesto e ottenuto la cancellazione di oltre 50 marchi registrati da concorrenti sleali.
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