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Covid-19, lʼindustria tedesca dellʼauto a favore degli eurobond

Senza le aziende fornitrici italiane, lʼindustria dellʼauto tedesca non potrà ripartire del tutto

Fornitori italiani, linfa per lʼauto tedesca

Il Covid-19 unisce lʼindustria dellʼauto europea più di quanto facciano i singoli Stati nazionali. Volkswagen ha riavviato questa settimana la produzione a Zwickau, stabilimento totalmente riconvertito alla produzione di auto elettriche, a cominciare dalla ID.3, ma ha anche ammonito il governo tedesco che la riapertura delle fabbriche deve avvenire in tutta Europa. Senza i fornitori italiani ‒ il nostro è il secondo Paese per forniture automobilistiche alle Case tedesche ‒ la ripartenza sarà azzoppata.

Urge allora sostenere lʼindustria automotive a livello europeo. Troppo intrecciate le filiere produttive, troppo globali le aziende del settore per pensare di ripartire a macchia di leopardo. Già a inizio aprile, in una conference call con la cancelliera Merkel, i tre colossi tedeschi Volkswagen, BMW e Daimler avevano chiesto di aiutare le aziende dei Paesi partner, Italia e Spagna su tutti. Non solo, poiché Herbert Diess, numero uno del gruppo VW, si era anche detto a favore dei coronabond! Il perché è presto detto: secondo stime dellʼAnfia (lʼassociazione delle aziende auto italiane) sono almeno 800 i fornitori italiani della produzione auto tedesca. Nomi prestigiosi e realtà minori ma essenziali.

 

La Germania vale da sola un quarto del totale export delle aziende di componentistica italiane, quasi 5 miliardi di euro su 22 in totale. Un settore per lʼItalia di vitale importanza, che assicura una bilancia commerciale (il saldo tra export e import) in attivo per 6,5 miliardi di euro. Il “made in Italy” automobilistico è dʼaltronde un magnete cui nessun costruttore al mondo riesce a sottrarsi. Nomi come Brembo per gli impianti frenanti o Alcantara per le sellerie sono quasi obbligatori per le auto di alta gamma, ma lo stesso vale per gli pneumatici Pirelli o Recaro per i sedili sportivi e Sabelt per le cinture di sicurezza.

 

Senza dimenticare i designer che firmano le più belle auto in circolazione, o Magneti Marelli che ha rilevato la tedesca Automotive Lighting (oggi tutte nel colosso Calsonic Kansei). È diventata celebre anche la MTA di Codogno, che produce parti elettroniche ed elettromeccaniche per FCA e BMW, perché coinvolta nella prima zona rossa italiana. Insomma riaprire a Zwickau in Sassonia è inutile senza riavviare il motore di tutta lʼindustria auto collegata a livello globale. Il settore auto tedesco conta per il 12% dellʼintero Pil nazionale e il 16% delle esportazioni tedesche nel mondo, dando lavoro a un milione e 600 mila lavoratori tra impianti auto e dellʼindotto.

 

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