L'accordo con Youngman e Pang Da firmato per evitare il fallimento.La produzione era ferma da giugno e 3.700 dipendenti rischiavano il lavoro
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La casa automobilistica svedese Saab, sull’orlo della bancarotta, passa ai cinesi di Youngman e Pang Da. La Swedish Automobile, proprietaria del marchio, ha annunciato di aver firmato un protocollo di accordo per la vendita del 100% della Saab Automobile e della Saab Grande Bretagne per 100 milioni di euro.
Dalla Svezia agli Usa, dagli Usa alla Cina. Dopo Volvo, passata da Ford a Geely, anche l’altro pilastro dell’industria automobilistica scandinava si deve arrendere all’avanzata del sol levante. D’altra parte l’acquisto dei cinesi rappresentava l’unica alternativa alla bancarotta. Da inizio settembre, infatti, i libri contabili della Saab erano finiti al tribunale fallimentare di Stoccolma e la società si trovava in amministrazione controllata. Questo dopo che la Swedish Automobile (ex Spiker) aveva abbandobnato i tentativi di risanamento a poco più di un anno dall’acquisizione dal colosso americano Gm, per 400 milioni di dollari.
Una situazione complicatissima, degenerata negli ultimi mesi, con la produzione ferma da giugno e 3.700 dipendenti, 8.000 se si conta anche l’indotto, che rischiavano il lavoro. A luglio i vertici della casa di Trolletan avevano sottoscritto un accordo con i due partner cinesi, prevedendo la cessione del 53,9% della società in cambio di 245 milioni di euro. Il 24 ottobre era però arrivato lo stop, con il Ceo Victor Muller che aveva giudicato inaccetabili le nuove richieste dei cinesi, che proponevano l’acquisto del 100% di Saab prendendone di fatto il pieno controllo. “Sarebbe la fine della nostro marchio” aveva detto Muller. Una resistenza durata poco, data l’assenza di alternative.
L’amministratore incaricato dal tribunale Guy Lofalk ha contribuito ad accelerare la decisione, revocando la protezione dalla bancarotta su cui era atteso un pronunciamento venerdì 28 ottobre.