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Venezuela, Guaidò: "Non mi hanno revocato immunità, hanno paura" | Ma l'Assemblea Nazionale autorizza la sua incriminazione

Ennesimo scontro politico tra lʼautoproclamato presidente e il governo guidato da Maduro

Venezuela, Guaidò:
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Juan Guaidó, presidente dell'Assemblea nazionale (An) autoproclamatosi presidente ad interim del Venezuela ha assicurato che "l'illegittima Assemblea nazionale costituente (Anc) non ha avuto coraggio di specificare la parola 'revoca' (della sua immunità) nel decreto approvato".

Guaidó ha sostenuto che "continuano a sbagliarsi quando chiedono il plotone di esecuzione, se poi non hanno nemmeno il coraggio a mettere (la parola) 'revoca' nel decreto".

Assemblea costituente autorizza incriminazione Guaidò - Di diverso avviso l'Assemblea nazionale costituente (Anc, a maggioranza governativa) del Venezuela che ha approvato un decreto con cui si autorizzano l'incriminazione e la revoca dell'immunità di Juan Guaidó. La decisione è stata adottata su proposta del Tribunale supremo di giustizia (Tsj), che ha accusato Guaidó di aver trasgredito un divieto impostogli di lasciare il Paese. Leggendo il resoconto del dibattito che ha autorizzato la misura, il presidente della Anc, Diosdado Cabello, ha sostenuto che "è formalmente autorizzata la prosecuzione del processo nei confronti del cittadino Juan Guaidó, in modo che la giustizia, d'accordo con la Costituzione e le leggi, possa incaricarsi di applicare i meccanismi previsti nei diversi codici di procedura penale".

"Juan Guaidó è il nulla - ha ancora detto Cabello - e si muove con atteggiamento di sfida, ma oggi sono felici i partiti che non fanno parte del suo gruppo perché gli stiamo revocando l'immunita', e noi ora stiamo agendo in base alla Costituzione". Teoricamente il leader dell'opposizione può da ora essere arrestato in qualsiasi momento.

Guaidò: "Il regime vuole sequestrarmi" - Guaidò ha rilasciato dichiarazioni al quotidiano El Nacional in cui ha sostenuto che "continuano a sbagliarsi quando chiedono il plotone di esecuzione, se poi non hanno nemmeno il coraggio a mettere (la parola) 'revoca' nel decreto". Perché, ha proseguito, "dicono una cosa e poi cambiano la denominazione nel decreto costituzionale? Perché hanno paura. Pensano che tirando giù un decreto sfuggiranno alla responsabilità storica che hanno in questo momento". "Credono - ha detto ancora - che attaccando me e i miei collaboratori bloccheranno la speranza di cambiamento in Venezuela. Mi hanno sequestrato il 13 gennaio, e sono qui. Mi hanno detto che mi avrebbero messo in manette, e sono qui. Ieri hanno inviato paramilitari a spararci, e sono sempre qui".

"Ecco cosa fare se mi arrestano" - Alludendo infine alle possibili conseguenze del decreto che lo riguarda, Guaidó ha indicato che nel caso ipotetico che il regime lo sequestrasse esiste una 'Road Map' che prevede le azioni da portare avanti". "Tutte le carte sono sul tavolo - ha concluso - compresa l'ipotesi di invocare l'articolo 187 della Costituzione (che prevede come forma di cooperazione l'invito di forze militari straniere nel Paese), ma sappiamo che questo dipende dai nostri alleati. A noi spetta mantenerci uniti e in mobilitazione permanente".