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Le autorità ucraine: "Nessun morto nell'attacco al teatro di Mariupol"

L'attacco contro la struttura avrebbe provocato solo un ferito. La temuta strage, dunque, non c'è stata, ma restano molti dubbi

L'attacco compiuto dalla Russia contro il teatro rifugio di Mariupol ha prodotto un solo ferito grave e nessun morto.

Lo hanno riferito le autorità locali. In precedenza era stato comunicato che 130 persone erano uscite vive dalla struttura, bombardata da Mosca nonostante dall'alto fosse ben visibile la scritta "deti" ("bambini").

Secondo Lyudmyla Denisova, commissario dell'Ucraina per i diritti umani, nel bunker antiaereo situato nei sotterranei del teatro sono comunque ancora chiuse 1.300 persone (mentre l'Ong Human Rights Watch parlava di 500 civili), che i soccorritori stanno cercando di far uscire sgombrando l'area dalle macerie. Una dichiarazione che probabilmente vuole anche rispondere indirettamente alle perplessità sollevate da più parti sulla totale assenza di immagini dei sopravvissuti che vengono estratti dalle macerie del teatro: nemmeno dei 130 che le autorità ucraine hanno sostenuto aver salvato poco dopo il bombardamento ci sono però video o fotografie.

 

Ucraina, bombardato il teatro di Mariupol: ecco le foto | "Lo ricostruirà l'Italia", Zelensky ringrazia Franceschini

"L'Italia è pronta a ricostruire il Teatro di Mariupol. Approvata dal Consiglio dei ministri la mia proposta di offrire all'Ucraina mezzi e risorse per riedificarlo appena sarà possibile. I teatri di ogni Paese appartengono a tutta l'umanità". Così su Twitter il ministro della Cultura Dario Franceschini. E immediata è arrivata, sempre via Twitter, la risposta del presidente Zelensky: "Grazie Dario Franceschini, hai dato un buon esempio da seguire. Insieme ricostruiremo il Paese fino all'ultimo mattone". Intanto, dalle macerie del Mariupol Drama Theatre emergono come fantasmi i sopravvissuti alle bombe sganciate mercoledì dagli aerei russi, mentre i soccorritori cercano di sgombrare i detriti per riuscire a entrare in quel seminterrato dove avevano trovato rifugio centinaia di persone. Si sono salvati almeno in 130, afferma la parlamentare ucraina Olga Stefanyshyna. Ma i soccorsi sono complicati, i bombardamenti e l'artiglieria non si fermano. Nessuno sa esattamente quanti fossero là sotto: forse 500, forse più di mille, quasi tutti donne, anziani, bambini. E nessuno sa ancora se ci sono morti e feriti tra coloro che erano fuggiti dalla periferia di Mariupol sotto attacco costante e avevano pensato di mettersi in salvo nel centro della città, nei sotterranei di quel teatro che pensavano sarebbe stato risparmiato.

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L'Ong Human Rights Watch, da parte sua, ha precisato immediatamente di "non essere stato in grado di contattare telefonicamente nessuno a Mariupol il 16 marzo per determinare se i civili avessero lasciato il teatro immediatamente prima dell'attacco", ma sicuramente nei giorni precedenti vi erano - a seconda delle testimonianze raccolte - tra i 500 e gli 800 civili. Che a questo punto non è chiaro se fossero ancora presenti o meno nel bunker, e quanti fossero. Ciò che sembra ormai certo è, con l'ultima dichiarazione ucraina, è che non ci siano state vittime.

 

 

Anche se la temuta strage di civili è stata fortunatamente evitata, l'attacco al teatro diventa a questo punto uno dei simboli della propaganda, che in questa guerra viene utilizzata da una e dall'altra parte come arma, da un lato per far pressione sull'opinione pubblica internazionale, e dall'altro per dipingere l'invasione come un'"operazione speciale" che mira (anche) a soccorrere la popolazione del Donbass.

 

Subito dopo il bombardamento, infatti, l'Ucraina ha immediatamente denunciato un massacro di civili senza precedenti nonostante due gigantesche scritte "дети", "bambini", posizionate come una sorta di bandiera per segnalare la presenza di minori e di civili ed evitare così attacchi indiscriminati contro la struttura. Dall'altro lato, la Russia ha immediatamente replicato negando le accuse di aver colpito il teatro, e accusando a sua volta i soldati del battaglione Azov, gli ultranazionalisti ucraini, di essere gli autori della strage, compiuta per poi poter accusare Mosca in quella che è stata definita una "nuova sanguinosa provocazione, facendo saltare in aria l'edificio del teatro minato da loro". E la stessa  Human Rights Watch ha chiarito di non poter escludere che nel teatro, o nelle vicinanze, ci fosse un obiettivo militare.

 

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