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Tunisia, il presidente Saied impone il coprifuoco fino al 27 agosto | Appello Ue: "No alle violenze, ripristinare l'ordine istituzionale"

Il capo di Stato ha anche destituito il premier Mechichi, che ha accettato la decisione. Preoccupazione da parte della comunità internazionale, Di Maio: "Va garantito il rispetto della Costituzione". 

Il presidente tunisino Kais Saied ha decretato un coprifuoco su tutto il territorio nazionale, dalle 19 alle 6, a partire dal 26 luglio e fino al 27 agosto. La decisione arriva dopo che il Capo dello Stato aveva annunciato il congelamento per 30 giorni dell'attività parlamentare e la destituzione del premier e di due ministri. Il parlamento aveva replicato definendo nulle tali decisioni. 
 

Vietati gli spostamenti e gli assembramenti - Il coprifuoco imposto dal presidente Saied vieta gli spostamenti tra le città al di fuori dell'orario consentito: gli unici a essere esentati saranno i lavoratori notturni. Negli spazi pubblici saranno proibiti gli assembramenti di tre o più persone. Chiusa la sede tunisina dell'emittente televisiva araba Al Jazeera.

 

Caos in Tunisia, il presidente Saied sospende il Parlamento: proteste di piazza 

 

Gli uffici delle amministrazioni centrali saranno fermi per due giorni così da dare modo all'apparato burocratico di organizzare il lavoro in modalità smart-working. Il capo di Stato, dopo un incontro con i leader sindacali, ha invitato la popolazione "a restare calma e non cedere alle provocazioni". 

 

 

Il pericolo della svolta autoritaria - L'annuncio del coprifuoco è stato preceduto da quello che il Parlamento tunisino ha definito un vero e proprio "colpo di Stato". Saied ha infatti sollevato dall'incarico il premier Hichem Mechichi, il ministro della Difesa Brahim Berteji e la ministra della Giustizia Hasna Ben Slimane. Inoltre, ha anche sospeso i poteri del Parlamento per 30 giorni e revocato l'immunità ai deputati. 

 

La reazione del presidente del Parlamento Rached Ghannouchi è stata pressoché immediata. Il leader del partito islamico Ennhadha, prima forza in aula, ha esortato i suoi alleati a "scendere in piazza per ripristinare la democrazia". Nella mattinata di lunedì 26, alcuni manifestanti si sono ritrovati davanti ai cancelli del Parlamento per manifestare contro la manovra di Saied. 

 

Tramite la sua pagina Facebook, l'ex primo ministro Mechichi ha resto noto di "accettare le decisioni di Saied, augurando successo alla nuova squadra di governo". Ha concluso il post invocando la libertà della Tunisia e "gloria al suo popolo". 

 

 

La preoccupazione della politica internazionale - La crisi tunisina ha messo subito in allerta gli altri Paesi, con l'Italia che ha espresso "preoccupazione per la situazione e per le sue potenziali implicazioni", rivolgendo "un appello alle istituzioni tunisine affinché venga garantito il rispetto della Costituzione e dello stato di diritto". 

 

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito il capo della diplomazia Ue Joseph Borrell in una telefonata dove è stato ribadito "l'impegno condiviso per garantire stabilità nel Paese". "Confidiamo che questa crisi possa risolversi nell'argine democratico degli strumenti a disposizione delle istituzioni e del popolo tunisino", ha aggiunto l'inquilino della Farnesina. 

 

 

Anche dalla Francia auspicano "il ritorno, al più presto, a un normale funzionamento delle istituzioni", fa sapere il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Dichiarazioni simili arrivano anche dalla Casa Bianca, con gli Stati Uniti che, tramite la portavoce Jen Psaki, lanciano un appello "per il rispetto dei principi democratici". 

 

L'appello Ue: "No alle violenze" -  L'Alto rappresentante europeo, Josep Borrell, lancia un appello al Paese chiedendo "il ripristino della stabilità istituzionale, e in particolare la ripresa dell'attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l'astensione da ogni forma di violenza". "L'Ue segue con attenzione gli sviluppi - afferma Borrell -. Le radici democratiche del Paese, il rispetto dello Stato di diritto, della Costituzione devono essere preservati".

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