Il pizzino di pace tra Rubio e Trump
© Afp
© Afp
Durante un vertice alla Casa Bianca, il senatore Rubio passa un foglio a Trump con una richiesta strategica: pubblicare subito l'annuncio dell’accordo con Hamas. Il presidente lo fa due ore dopo
© Tgcom24
Durante un incontro ufficiale alla Casa Bianca, incentrato sulla situazione in Medio Oriente, il senatore Marco Rubio si avvicina al presidente Donald Trump con un gesto rapido ma studiato. Gli sussurra qualcosa all'orecchio e gli consegna un biglietto scritto a mano. Il momento, immortalato da Evan Vucci, fotoreporter dell'Associated Press, mostra un foglietto bianco con due righe: "Very close" ("molto vicino" ndr) e una richiesta esplicita: "Abbiamo bisogno che approvi un post sul social Truth appena possibile, in modo da poter annunciare l'accordo per primo". Due ore più tardi, Trump pubblica un annuncio in cui anticipa tutti: "Israele e Hamas hanno firmato la prima fase di un accordo di pace". L'episodio, apparentemente marginale, svela in realtà un retroscena strategico nel controllo della narrazione internazionale e apre interrogativi sul coordinamento comunicativo interno all'amministrazione.
© Afp
© Afp
Il bigliettino è stato catturato in una fotografia ufficiale durante una riunione alla Casa Bianca. L'immagine, pubblicata da diverse agenzie, ha fatto il giro del mondo. Il mittente è il senatore Marco Rubio, figura centrale nei rapporti del governo con l'area mediorientale. Il contenuto del foglio non lascia spazio a dubbi: il messaggio, diretto a Trump, chiede di approvare rapidamente un post su Truth Social. L'obiettivo è chiaro: essere i primi ad annunciare l'intesa tra Israele e Hamas. Il tono del messaggio — "Very close" — suggerisce che l'accordo era in fase conclusiva e che mancava solo il sigillo comunicativo. La sequenza temporale conferma: due ore dopo il foglio, il post presidenziale è online.
Il post pubblicato da Trump su Truth Social è un proclama che mira a segnare un momento storico: "Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno firmato entrambi la prima Fase del nostro Accordo di Pace. Questo significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e che Israele ritirerà i suoi soldati sulla linea stabilita come d'accordo". Il messaggio prosegue ringraziando i mediatori internazionali — Qatar, Egitto e Turchia — e definendo il giorno come "un grande passo verso una pace forte, duratura ed eterna". L'annuncio è arrivato prima di qualsiasi comunicazione ufficiale da parte dei governi coinvolti, sottolineando la volontà della Casa Bianca di accreditarsi come artefice principale dell'intesa.
Il piano di pace firmato tra Israele e Hamas prevede, nella sua prima fase, due misure principali: il rilascio progressivo degli ostaggi in mano a Hamas e il ritiro delle truppe israeliane da alcune aree della Striscia di Gaza, con l'eccezione della zona di Rafah. Fonti israeliane confermano che le mappe militari sono già state aggiornate. Al Cairo, l'inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff — accompagnato dal genero di Trump — è stato fotografato durante una stretta di mano simbolica con i mediatori. I negoziati, condotti per settimane tra Egitto, Qatar e Turchia, hanno raggiunto un'intesa su questi punti iniziali, ma restano molte incognite: dal futuro governo di Gaza al disarmo di Hamas, che saranno affrontati nelle prossime fasi.
Marco Rubio, già protagonista della politica estera repubblicana, sembra aver giocato un ruolo chiave non solo nei contenuti dell'accordo ma anche nella sua gestione comunicativa. Il suo gesto — un biglietto passato in silenzio, mentre si parlava di tutt'altro — rivela la cura con cui la Casa Bianca ha orchestrato l'annuncio. Gli osservatori notano come l'episodio evidenzi la centralità della dimensione mediatica nelle strategie di governo, in particolare nel contesto elettorale statunitense. Trump, nel frattempo, ha fatto sapere che potrebbe recarsi in Medio Oriente già domenica per celebrare personalmente il successo diplomatico. La visita non è ancora confermata ufficialmente, ma rientrerebbe perfettamente nella logica di visibilità costruita attorno a un accordo che — nella narrazione presidenziale — segna una svolta storica.