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Studio Usa: c'è una nuova strada con cui coronavirus invade organismo | Ricerca su possibile uso dei farmaci antidiabete

Secondo una ricerca australiana, inoltre, lʼantiparassitario "ivermectina" uccide il virus entro 48 ore in laboratorio

C'è un'altra via d'ingresso del coronavirus nelle cellule: è il recettore Dpp4, una serratura molecolare che il virus usa per invaderle. Si trova in tutti i tipi di cellule umane ed è lo stesso su cui agiscono molti farmaci anti-diabete; cio' indica che gli stessi farmaci potrebbero essere usati contro il Covid-19, almeno nei casi più lievi. L' osservazione è stata pubblicata su Diabetes Research and Clinical Practice.

La prima porta di ingresso finora nota è il recettore Ace2, che si trova soprattutto sulle cellule del sistema respiratorio umano. 

 

In particolare dopo il recettore Ace2, che si trova soprattutto sulle cellule del sistema respiratorio umano e che è stato individuato fin dall'inizio come la principale porta d'ingresso del coronavirus nell'organismo umano, la scoperta che il SarsCoV2 si lega al recettore Dpp4 indica che "esiste anche un meccanismo diverso, che potrebbe aprire una via terapeutica per chi ha la malattia Covid-19 in forma moderata", ha spiegato Gianluca Iacobellis, dell'Università di Miami.

 

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Il recettore Dpp4 è noto per essere presente sulla superficie di tutte le cellule, come quelle di bronchi e cuore, e per avere un legame con il sistema immunitario e con quello infiammatorio, così come era noto il suo coinvolgimento nella malattia da coronavirus comparsa nel 2002-2003, la Sars. Adesso si tratta di capire fino a che punto i farmaci anti-diabete possono essere efficaci contro la Covid-19. Risposte certe non ci sono ancora perché la ricerca su questo tema è appena all'inizio.

 

Antiparassitario uccide il virus entro 48 ore in laboratorio Uno studio australiano, pubblicato su "Antiviral Research", indica che l'ivermectin (in italiano ivermectina), un farmaco antiparassitario già disponibile, èefficace in laboratorio contro il coronavirus. Secondo gli scienziati del Monash University's Biomedicine Discovery Institute (Bdi) e del Peter Doherty Institute of Infection and Immunity, una singola dose del medicinale sarebbe in grado di bloccare la crescita dell'agente patogeno in coltura, eliminando tutto il materiale genetico virale nell'arco di 48 ore.

 

Le fasi di ricerca successive, spiegano gli autori, dovranno determinare il corretto dosaggio eventualmente utilizzabile nell'uomo in sicurezza. Serviranno dunque ulteriori test preclinici e studi clinici per i quali serviranno fondi, si precisa. L'ivermectina è un farmaco antiparassitario, approvato dalla Fda americana, che ha dimostrato di essere efficace in vitro anche contro una vasta gamma di virus tra cui Hiv, Dengue, influenza e Zika. "Abbiamo scoperto che anche una singola dose potrebbe avere la potenzialità di rimuovere tutto l'Rna virale in 48 ore e che anche a 24 ore si èverificata una riduzione davvero significativa", ha affermato Kylie Wagstaff, a capo dello studio.

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