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Studente arrestato in Egitto, parla un amico di Zaki: "Rapito anche io, temo per lui"

AllʼAnsa la testimonianza di un 29enne egiziano che vive e lavora a Berlino e che si batte in prima linea per la liberazione dello studente dellʼUniversità di Bologna

polizia egitto
-afp

"Sono stato rapito dalle forze di sicurezza statali" in Egitto "e interrogato per 35 ore", "non ho subito elettroshock ma sono stato picchiato, bendato e legato. Mi hanno privato del sonno e hanno cercato di distorcere il tempo". E' drammatica la testimonianza all'Ansa di Amr, egiziano 29enne che vive e lavora a Berlino da tempo, amico di Patrick George Zaki, arrestato al Cairo, in prima linea per la sua liberazione. "Temo per lui", afferma.

"C'è il timore di essere spiati e controllati dalle forze di sicurezza egiziane anche all'estero", afferma all'Ansa Amr, "Ci sono state tante storie su questo in passato, una volta ho incontrato un ricercatore che stava scrivendo una tesi di master proprio su questo argomento", aggiunge.

 

Nel mirino della polizia egiziana - Dopo essere stato interrogato, "sono stato rilasciato, ma hanno continuato a chiamarmi per le indagini più volte e quindi mi sono reso conto che ero in pericolo e dovevo scappare dal Paese", racconta Amr.

 

Questo accadeva nel luglio 2015; dal settembre di quell'anno Amr non ha più messo piede nel suo Paese natio, l'Egitto. "Come ingegnere del software ho avuto subito diverse offerte di lavoro in Europa e sono partito subito".

 

In prima linea per Zaki - Ai tempi dell'università, al Cairo, risale la sua conoscenza con Patrick Zaki. I due si sono avvicinati con l'inizio della rivoluzione egiziana nel 2011 e poi nel 2012 Amr racconta di Patrick, in prima fila per lui espulso dall'università "per motivi politici". Ora l'amico ricambia il favore in un certo senso, e parla a nome di migliaia di attivisti e amici tra Egitto ed Europa che in questi giorni hanno messo in piedi una straordinaria mobilitazione, sul web, nelle piazze, non solo a Bologna.

 

Proprio la petizione lanciata da Amr su Change.org per chiedere la liberazione di Patrick ha superato 35mila firme. "In questi ultimi 9 anni ho imparato la lezione a mie spese - dice Amr all'Ansa. - Niente è più importante che coinvolgere le persone. Le persone sono il vero potere".

 

"Pagherò un prezzo per aver fatto sentire la mia voce per Patrick, lo so - aggiunge - ma è tempo che si conosca il prezzo che paghiamo. Il mio più grande timore è che questo prezzo che noi egiziani paghiamo per la nostra sicurezza sia per nulla. E questo accadrà soltanto se le persone cominceranno a ignorare le nostre storie".

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