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Il discorso di re Carlo, primo King's Speech dal 1951 di fronte al Parlamento del Regno Unito

Dopo 70 anni ininterrotti di Queen's Speeches, il sovrano britannico ha scritto un'altra pagina di storia, esibendosi per la prima volta da sovrano nel rito del "Discorso del Re"

Il discorso di re Carlo, primo King's Speech dal 1951 di fronte al Parlamento del Regno Unito - foto 1
Afp

Il primo King's Speech di fronte al Parlamento del Regno Unito, madre di tutti i parlamenti dell'occidente, dopo 70 anni ininterrotti di Queen's Speeches.

Carlo III ha scritto un'altra pagina di storia, esibendosi per la prima volta da sovrano nel rito del "Discorso del Re": atto solenne del calendario di Westminster che segna l'inaugurazione di un nuovo anno di lavori parlamentari, sullo sfondo delle tradizioni immarcescibili di una coreografia in pompa magna. Accompagnato dal corteo reale delle grandi occasioni, fra reparti della Royal Guard a cavallo, fanfare di trombe e salve di cannone, Carlo ha affrontato a pochi giorni dal suo 75esimo compleanno l'ennesimo 'debutto' in 14 mesi di regno effettivo. Esordendo come monarca costituzionale e capo di Stato nella lettura dinanzi alla Camere riunite del programma annuale del governo di turno "di Sua Maestà".

 

Qualcosa che re Carlo l'anno scorso aveva già fatto, in effetti, ma a nome di sua madre - 96enne e in precarie condizioni di salute - pochi mesi prima di succederle, l'8 settembre 2022, alla morte di lei. E che ora ha ripetuto da protagonista in un contesto sostanzialmente diverso: perché se allora si era limitato a sedersi accanto a un trono vuoto, e a parlare in terza persona, stavolta il trono - sistemato secondo costume nella Camera dei Lord, in quanto i sovrani britannici non possono oltrepassare il portone sbarrato simbolicamente in faccia ai loro araldi di quella elettiva dei Comuni, da dove tutti i deputati si 'degnano' invece di spostarsi per raggiungerlo - è spettato a lui soltanto. Con la regina Camilla al fianco, entrambi illuminati dal baluginio delle corone sul capo.

 

Il discorso è tornato dunque ad essere un King's Speech: il primo letto da un sovrano di sesso maschile dopo quello d'addio di suo nonno Giorgio VI, re della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale (e della vittoria sulla balbuzie), datato 1951.

 

Come consuetudine vuole, non si è trattato d'altro che della sommaria elencazione del programma scritto dell'esecutivo. Programma che reca la firma inedita di un premier 43enne, Rishi Sunak, primo inquilino di Downing Street nato da immigrati indiani e terzo leader della maggioranza Tory in questa legislatura.

 

E tuttavia il momento simbolico non è mancato, a dispetto dei "boo" di contestazione antimonarchica (rumorosa, non certo oceanica) degli attivisti repubblicani presentatisi per l'occasione in meno dei 500 annunciati in Parliament Square al grido di "Not my king": sia sul piano storico, per il passaggio di consegne dinastico; sia su quello politico, avendosi avuto a che fare con ogni probabilità con l'ultimo Speech prima del voto di fine 2024. Ossia, con un testo pre-elettorale.

 

Testo articolato in 21 disegni di legge-manifesto, in larga parte già preannunciati da tempo su materie come la promessa d'una stretta 'legge e ordine' (a partire dagli stupri e dalle violenze sessuali più sadiche, per le quali dovrebbe scattare la pena automatica dell'ergastolo) e di un rilancio dell'economia. Oltre che su impegni contro il fumo, per il sostegno alla sanità o all'istruzione, sulla lotta all'antisemitismo.

 

Misure che re Carlo - giunto a Westminster in carrozza da Buckingham Palace e in uniforme da parata della Royal Navy - ha snocciolato in tono piano, attribuendone la paternità al "mio governo" nel solco della formula d'uso. Salvo far precedere la lista da un ultimo tributo introduttivo ai sette decenni di "servizio al Paese" della sua "amata madre" defunta. E mantenendo poi una doverosa postura neutrale anche quando - evocate le pesanti "sfide" lasciate in eredità al Regno "dalla pandemia di Covid e dalla guerra in Ucraina" - ha citato l'intenzione dell'esecutivo di moltiplicare "le licenze sull'estrazione di gas e petrolio" in nome della "sicurezza energetica" nazionale: intenzione lontana dalla sua personale sensibilità ambientalista pluridecennale.

 

Dossier che Sunak ha più tardi rivendicato nel dibattito sui contenuti del discorso (destinati a una scontata approvazione dei Comuni, dove i Tories restano per ora forti d'una larga maggioranza al di là dei sondaggi disastrosi di questi mesi) richiamando la priorità della "sicurezza per tutti" e del rilancio della "prosperità economica" come cardini di una partita politica da ultima chance prima delle elezioni. E che per l'opposizione laburista di Keir Starmer rappresentano viceversa solo "un patetico" esercizio di "riconfezionamento d'idee riciclate" a vuoto più e più volte in "13 anni di mala gestione dei governi Tory" e di "miseria economica".

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