Il volo governativo "Wings of Zion" ha deviato la rotta storica sorvolando il Mediterraneo meridionale, evitando Grecia, Italia e Francia: una scelta che appare legata a ragioni legali e diplomatiche
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Per la prima volta nei suoi viaggi verso gli Stati Uniti, l'aereo ufficiale del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha evitato lo spazio aereo europeo, sorvolando il Mediterraneo a sud della Spagna e passando dallo Stretto di Gibilterra. Una deviazione che allunga di oltre 600 chilometri rispetto alla rotta consueta, che in passato attraversava Grecia, Italia e Francia. Una scelta che solleva interrogativi politici e diplomatici, legati soprattutto alle implicazioni del mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del leader israeliano.
L'aereo governativo israeliano, noto come Wings of Zion, ha intrapreso un percorso inusuale per raggiungere New York, dove Netanyahu partecipa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e a incontri ufficiali alla Casa Bianca. Invece della consueta traiettoria attraverso il cuore dell'Europa, la rotta è stata disegnata più a sud, lungo il Mediterraneo, fino allo Stretto di Gibilterra. Secondo quanto riportato da Haaretz, la decisione ha comportato un allungamento di circa 600 chilometri, con un impatto diretto su tempi di volo e consumi. Tuttavia, il significato di questa scelta va oltre l'aspetto tecnico, aprendo scenari legati alla sicurezza legale e alle relazioni diplomatiche tra Israele e i paesi europei.
Il contesto che ha probabilmente determinato questa deviazione è quello giuridico. Nel 2024 la Corte penale internazionale (ICC) ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e dell'allora ministro della Difesa Yoav Gallant, con accuse di crimini di guerra e crimini contro l'umanità in relazione al conflitto a Gaza. Molti Stati europei - tra cui Grecia, Italia e Francia - sono firmatari dello Statuto di Roma, che istituisce la Corte e li vincola formalmente all'esecuzione dei mandati di arresto. Sebbene i leader di governo godano di immunità diplomatica in diversi contesti, la questione resta oggetto di interpretazioni giuridiche e tensioni politiche. Sorvolare lo spazio aereo di questi paesi, pur senza atterrare, può diventare un punto controverso: in caso di emergenza che obbligasse l'aereo ad atterrare in Europa, si sarebbe aperto un potenziale scenario di arresto o di forte pressione diplomatica.
Un altro aspetto interessante riguarda la scelta di non utilizzare rotte più brevi attraverso Medio Oriente e Nord Africa. Israele mantiene rapporti delicati con vari Stati della regione, e sorvolare i loro cieli potrebbe risultare ancor più rischioso rispetto all'Europa. In questo senso, la deviazione verso il Mediterraneo meridionale rappresenta una via "neutra": più lunga, ma considerata sicura dal punto di vista politico e legale. Il sorvolo di acque internazionali e lo scavalcamento dello spazio aereo spagnolo fino a Gibilterra hanno garantito un percorso alternativo senza esporsi a potenziali contenziosi.
La decisione di Netanyahu non è passata inosservata. Negli ultimi mesi diversi osservatori e attivisti avevano criticato i paesi europei per aver consentito all'aereo del premier israeliano di attraversare i propri cieli nonostante il mandato ICC. Da parte loro, Francia, Italia e Grecia avevano sempre sostenuto di rispettare gli obblighi internazionali, bilanciandoli con le immunità previste per i capi di governo. Tuttavia, le pressioni politiche e mediatiche restano forti e hanno contribuito a creare un clima di incertezza. Evitare completamente lo spazio europeo, dunque, appare come una misura preventiva: riduce il rischio di incidenti diplomatici e allo stesso tempo invia un messaggio chiaro sia ai partner occidentali sia agli avversari interni ed esterni.
La rotta alternativa non ha solo un valore tecnico, ma anche politico. È interpretata da analisti israeliani come un segnale diretto all'Unione Europea, con cui i rapporti sono spesso tesi sulle questioni relative a Gaza e ai diritti umani. Scegliere deliberatamente di non sorvolare paesi alleati di lunga data come Italia o Francia evidenzia la volontà di Netanyahu di non esporre Israele a ulteriori tensioni legali. Allo stesso tempo, la mossa rafforza il discorso interno del premier, che da mesi denuncia presunti “doppi standard” europei nel giudicare Israele sul piano internazionale.
Il velivolo utilizzato da Netanyahu è un Boeing 767-338ER, ribattezzato Wings of Zion. Progettato per ospitare le missioni ufficiali del governo israeliano, è stato personalizzato con sistemi di comunicazione avanzati e misure di sicurezza. Il nome richiama un forte valore simbolico: "Zion" è un termine biblico che indica Gerusalemme e, più in generale, la terra di Israele. L'espressione "Ali di Sion" intende rappresentare l'idea di uno Stato che vola alto e indipendente, portando la voce di Israele nel mondo. Con un'autonomia di oltre 11.000 chilometri e una configurazione interna adatta a viaggi diplomatici di lunga durata, il Wings of Zion è diventato uno strumento fondamentale per la politica estera del Paese. La scelta del nome e dell'allestimento riflette anche la volontà di trasmettere un'immagine di prestigio e continuità istituzionale.