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Iran, urne aperte per elezioni presidenziali: favorito il conservatore Raisi

Il leader Supremo Ayatollah Ali Khamenei ha già votato. C'è il rischio bassa affluenza, politici e cittadini insoddisfatti tentano così di boicottare il voto

Urne aperte in Iran, dove dalle 7 ora locale, si è iniziato a votare nell'elezione presidenziale. Quattro i candidati e superfavorito Ebrahim Raisi, uomo che rappresenta la linea dura e conservatrice del leader Supremo Ayatollah Ali Khamenei. Molti elettori e politici hanno annunciato l'intenzione di boicottare il voto a causa delle opzioni limitate di candidati, dell'insoddisfazione per la gestione dell'economia e della pandemia da parte del governo.

L'ayatollah Khamenei ha votato - La Guida Suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha già votato. Ali Khamenei, dal seggio, ha invitato gli elettori a recarsi alle urne. "Ogni voto conta... venite a votare per scegliere il vostro presidente. E' importante per il futuro del vostro Paese" ha detto. Sono circa 60 milioni gli elettori che potranno esprimere la loro preferenza entro la mezzanotte iraniana (le 21:30 italiane) ma non è escluso che le operazioni possano protrarsi per ulteriori due ore. I risultati sono attesi nel pomeriggio di sabato, secondo quanto reso noto dalle autorità locali.

Voto in Iran, l'ayatollah Ali Khamenei al seggio

 

Solo tre candidati, 4 ritirati - In lizza restano tre candidati, dopo il ritiro alla vigilia degli altri quattro ammessi dal Consiglio del guardiani, tutti uomini, sui quasi 600 iniziali aspiranti: l'ultraconservatore Ebrahim Raisi, capo dell'apparato giudiziario, l'ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezai, dello stesso schieramento, e il governatore della Banca centrale, il moderato Abdolnaser Hemmati. 

 

Una lotta a due - Il favorito a succedere ad Hassan Rohani è il protetto dell'ayatollah, il numero uno della giustizia iraniana Ebrahim Raisi, che tra i candidati in lizza ha un unico serio sfidante nel ex governatore della banca centrale, il moderato Abdolnasser Hemmati. Ebrahim Raisi è un religioso fondamentalista che ha corso contro Rohani nel 2017. È noto per il suo coinvolgimento in un comitato del 1988 che ha condannato a morte migliaia di dissidenti, militanti e altri dopo la guerra Iran-Iraq. Ha stretti legami con il potente corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica.  Alcuni esperti affermano che il Consiglio dei Guardiani sta manipolando le elezioni a favore di Raisi, considerato anche un
potenziale successore dell'82enne Khamenei, che sarebbe in cattive condizioni di salute. Altri analisti dicono che non è certo che Raisi vincerà, dal momento che le elezioni iraniane si sono rivelate imprevedibili.

 

Un Paese in crisi economica per le sanzioni - Per gli iraniani, e per il nuovo presidente, la questione interna più urgente e' l'economia, colpita dalle sanzioni Usa dopo il ritiro di Washington dall'accordo nucleare nel 2018. Ora, i Paesi stanno negoziando il ritorno all'accordo di Vienna. Khamenei sostiene i negoziati e i funzionari iraniani prevedono di finalizzare un'intesa entro agosto, prima che il nuovo presidente subentri. Inoltre, il Covid-19 è ancora un problema serio per l'Iran, che ha il più alto numero di morti in Medio
Oriente. Si attende una forte astensione - le elezioni parlamentari dello scorso anno hanno avuto la più bassa affluenza nella storia dell'Iran, con il 42% - anche per la disillusione della popolazione che sempre meno crede nell'effettivo potere del presidente. L'Iran ha in effetti più centri di potere, con il leader supremo che ha la maggiore influenza. Il presidente ha poteri limitati visto che la strategia complessiva del governo è determinata dal Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale, che il presidente presiede ma non controlla.

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