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Gb, ragazza con handicap costretta ad abortire: arriva lo stop in Appello

Il servizio sanitario aveva chiesto lʼautorizzazione a procedere contro la volontà della 20enne, incinta di 22 settimane. il giudice di primo grado aveva dato lʼok. La Chiesa aveva criticato la scelta

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Retromarcia della giustizia britannica sull'aborto forzato ordinato a una 20enne con difficoltà di apprendimento alla 22esima settimana di gravidanza.

La Corte d'Appello ha infatti accolto il ricorso presentato a nome della ragazza da sua madre, disponendo che i medici non interrompano la gravidanza a differenza di quanto deciso dal verdetto di primo grado della giudice Nathalie Lieven.

I tre magistrati d'Appello, due uomini e una donna, si sono riservati di pubblicare le motivazioni a giorni.

La decisione di autorizzare l'aborto - In primo grado il Tribunale britannico aveva autorizzato lo stop della gravidanza, che era stato richiesto dal servizio sanitario contro la volontà della ragazza, della madre nigeriana e di un assistente sociale secondo cui "la giovane avrebbe dovuto proseguirla". Il giudice Nathalie Lieven aveva spiegato che "la decisione, nonostante sia stata straziante, è stata presa nell'interesse della giovane". Una scelta che aveva scatenato le critiche della Chiesa cattolica britannica.

L'assistente sociale: giudice troppo severo - Per l'assistente sociale che segue la giovane "la corte era stata eccessivamente severa nel giudicare la disabilità mentale" della 20enne.

I motivi alla base della scelta - Secondo il giudice di primo grado la ragazza non sarebbe stata in grado di capire il senso di avere un figlio. "Penso che la 20enne voglia avere un figlio nello stesso modo in cui vorrebbe una bella bambola", aveva detto Lieven. Un altro motivo a sfavore della ragazza erano state le origini della madre che, secondo il magistrato, non avrebbe potuto prendere in carico l'affidamento nel momento in cui potrebbe essere rimandata, da un momento all'altro, nel suo Paese. Infine secondo Lieven, la giovane poteva essere ancor più "traumatizzata nel dare alla luce il bebè per poi doverlo dare adozione". E' per questo che la scelta "è stata fatta nell'interesse della ragazza e non della comunità", avea ribadito il giudice, che però era stata fortemente criticata dalla Chiesa cattolica.

Il vescovo di Westminster: "Decisione triste e angosciante" - Tra le voci sdegnate, quella di John Sherrington, vescovo cattolico di Westminster, il quale aveva commentato: "Forzare una donna ad avere un aborto contro la sua volontà e quella dei familiari più stretti viola i diritti umani, per non parlare del diritto alla vita del nascituro. E' triste e angosciante".