L'assistente sociale, non ricevendo dalla famiglia risposte per giorni, aveva allertato la polizia che, però, non era intervenuta. Aperta un'inchiesta: l'accusa della madre: "Bronson poteva essere salvato"
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Il caso del piccolo Bronson Battersby, un bimbo di due anni morto di stenti accanto al padre Kenneth che era deceduto di infarto nella loro casa di Skegness, nel nord dell'Inghilterra, ha scioccato il Regno Unito e scatenato polemiche per il mancato intervento della polizia nonostante le richieste fatte dagli assistenti sociali. Il fatto risale al 9 gennaio, ma se ne sta continuando a parlare in questi giorni per la gravità della vicenda e dopo l'avvio di una inchiesta per fare luce sulle responsabilità delle forze dell'ordine. L'accusa della madre: "Bronson poteva essere salvato".
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Un assistente sociale era andato una prima volta il 2 gennaio nella casa dei Battersby, per vedere il piccolo considerato "vulnerabile" per i problemi familiari, aggravati dalla separazione dei genitori, ma nessuno gli aveva risposto. Ha quindi contattato la polizia che non è intervenuta. Lo stesso è successo due giorni dopo.
I corpi di padre e figlio non sono stati trovati fino a quando l'assistente sociale è entrato nell'abitazione con una copia delle chiavi. Secondo la ricostruzione dei media britannici il piccolo è morto di stenti: non si sa esattamente quanto tempo dopo il decesso del padre 60enne avvenuto non prima del 29 dicembre. Mentre la madre del bambino, Sarah Piesse, ha accusato gli assistenti sociali, affermando che Bronson è morto per colpa loro.