Nel 2026 il Nevada ospiterà i primi Enhanced Games: gare ufficiali con doping legale, finanziate da Donald Trump Jr e Peter Thiel, tra promesse di trasparenza e critiche feroci
di Sauro LegramandiJames Magnussen nuoto © Afp
Da “l’importante è partecipare” a “l’importante è dopare” il passo è breve. Da Olympic Games a Enhanced Games il passo sarà ancora più breve l’anno prossimo a Las Vegas, location non certo scelta a caso. Dal 21 al 24 maggio 2026 si terranno i primi Enhanced Games della storia, ossia quattro giorni di gare dove il doping sarà obbligatorio.
L’obiettivo è andare al massimo. Possibilmente anche oltre. Gli atleti infatti correranno, solleveranno pesi e nuoteranno con accesso totalmente libero a sostanze dopanti o droghe ma sotto controllo medico. Tutto quello che è vietato altrove sarà consentito al Resort World di Las Vegas. Chi paga? Anche il figlio di Donald Trump.
Un’oasi di illegalità sportiva o un’anticipazione di futuro. Quel che resta dello sport agonistico puro si interroga sull’iniziativa ideata dall’imprenditore australiano Aron D’Souza intenzionato a tirare una riga sul passato. "Gli Enhanced Games rinnoveranno le Olimpiadi del XXI secolo - ha annunciato -. In un'epoca di rivoluzioni tecnologiche e scientifiche, il mondo ha bisogno di un evento sportivo che abbracci il futuro, in particolare i progressi della scienza medica". Per non farsi mancare nulla, nell’America trumpiana l’organizzazione definisce gli attuali Giochi Olimpici “roba governata da aristocratici europei”.
In calendario gare di nuoto (50 e 100 stile libero, 50 e 100 farfalla), atletica leggera (100 metri piani e ostacoli) e sollevamento pesi (strappo e slancio). L'organizzazione parla di duecento atleti (ma sul sito se ne vedono al momento solo quattro) già con borsone e siringa in mano per un evento che nessuna tv al mondo diffonderà mai. Non per ragioni etiche ma per una precisa logica commerciale di chi c'è dietro a tutto questo circo mediatico: le gare andranno in diretta social, in modo da intercettare il pubblico giovane senza alcuna mediazione.
I montepremi sono da capogiro: ogni gara mette in palio 500mila dollari, 250mila andranno al vincitore. Previsto un bonus di un milione di dollari in caso di record mondiale nei 100 metri o nei 50 stile libero. Record che, va da sé, non avrà la benché minima validità fuori Las Vegas. A sostenere economicamente il progetto diversi fondi d’investimento privati. Tra loro anche 1789 Equity, realtà finanziata in parte anche da Donald Trump Jr e il co-fondatore di Paypal, Peter Thiel.
Il Comitato Olimpico Internazionale e l’Agenzia Mondiale Antidoping hanno condannato subito tutto e tutti. “Se si vuole distruggere ogni concetto di equità nello sport, questo è il modo migliore per farlo,” hanno fatto sapere dal Cio. La WADA ha definito gli Enhanced Games un “concetto pericoloso e irresponsabile”.
Tuttavia, alcune voci critiche del sistema antidoping attuale ritengono che la trasparenza nell’uso delle sostanze possa rivelarsi più efficace dell’attuale sistema, da anni sotto accusa per scandali e inaffidabilità (leggasi i casi di Russia e Cina).
A Las Vegas ha garantito la sua presenza James Magnussen. E’ un nuotatore australiano a medaglia nei Giochi Olimpici del 2012 e del 2016. “Quando gareggiavo alle Olimpiadi, rispettavo le regole della WADA. Ma non tutti lo facevano - ha dichiarato Magnussen -. Gli Enhanced Games sono un’altra cosa: altre regole, altro contesto, altro sport.” Con lui altri nuotatori conosciuti come l’ucraino Andriy Govorov (detentore del record mondiale nei 50 farfalla) e il 21enne bulgaro Josif Miladinov.
C’è poi il caso del greco Kristian Gkolomeev, un nuotatore che non ha mai visto il podio in quattro Olimpiadi ma che ha battuto il record mondiale sui 50 stile dopo aver seguito il programma della commissione degli Enhanced Games. Gkolomeev ha nuotato due centesimi di secondo in meno del primato mondiale (che resiste da oltre 15 anni), ossia 20,89 secondi. Lo ha fatto con una muta integrale in linea per acque libere che non rientra negli standard di World Aquatics. "Sono un po' come un pilota in macchina, ma ho bisogno del team che mi sostiene", ha detto Gkolomeev.
In attesa del semaforo verde il 21 maggio prossimo, questa iniziativa punta ufficialmente sulla trasparenza nel sport ma allo stesso tempo legittima una filosofia in cui “più forte è meglio”, a scapito del messaggio educativo che lo sport dovrebbe trasmettere, soprattutto ai più giovani. E la rima con Hunger Games è molto forte...