Solo il 41% della popolazione vota per la formazione del Parlamento, è un minimo storico
© -afp
Doveva essere un voto per cacciare l’elite ma i pronostici ci raccontano un'altra storia. A spoglio in corso, il favorito di queste elezioni è il movimento di Moqtada al-Sadr. Il religioso sciita che fondò l'Esercito del Mahdi per combattere gli americani, ha assunto tanti ruoli nella storia irachena degli ultimi 15 anni e ora potrebbe di accaparrarsi quello più importante: leader della maggioranza che governerà il Paese.
Muqtada al Sadr - Nella sua vita è stato un po’ di tutto: combatteva gli americani a Baghdag, guidava la classe operaia sciita e poi ha normalizzato la sua immagine di fronte ai governi occidentali assumendo posizioni più moderate. In poche parole Muqtada al Sadr è il religioso più importante e conosciuto in Iraq e all’estero, ha 48 anni ed è sciita, e in qualche modo, negli ultimi due decenni, è riuscito ad essere sempre al centro nelle vicende irachene. La sua posizione è dichiarata: contro ogni influenza straniera e rivale dei gruppi sciiti allineati all’Iran
E' stato un voto anticipato - Solo il 41% si è recato alle urne per il rinnovo del Parlamento, un minimo storico che lascerà immutata la situazione del paese. Voleva essere una risposta ai massacri del governo nel 2019, per questo le elezioni si stanno svolgendo con mesi di anticipo. La nuova legge era stata costruita per aiutare i candidati indipendenti. Il governo di Kadhim voleva lanciare un segnale e dare peso alle proteste contro la classe politica irachena, corrotta e clientelare, le proteste che hanno rovesciato la precedente amministrazione. La richiesta dei manifestanti era chiara: rivedere le regole che concentravano molto potere nelle mani di pochi. Così le circoscrizioni elettorali sono state ridotte e la pratica di assegnare seggi a liste di candidati sponsorizzate dai partiti è stata abbandonata.
Regole nuove, partiti vecchi - Nessun cambiamento in vista, i partiti potenti rimangono in testa nonostante il cambiamento della legge elettorale. Gli attivisti, promotori della riforma, o si sono uniti a partiti tradizionali o hanno boicottato il voto. "La manovra e la formazione del governo avranno lo stesso aspetto: gli stessi partiti arriveranno a condividere il potere e non a fornire alla popolazione servizi e posti di lavoro di base, e per di più continueranno a mettere a tacere il dissenso. È molto preoccupante", ha detto Renad Mansour di l'Iraq Initiative a Chatham House. I risultati iniziali segnano nella rosa dei favoriti il movimento guidato dal religioso populista Moqtada al-Sadr. Probabilmente sarà il gruppo più forte nel nuovo Parlamento, non abbastanza però da formare un governo da solo.
Prospettive elettorali - Secondo la commissione elettorale, almeno 167 partiti e più di 3.200 candidati sono in competizione per i 329 seggi del parlamento. Se davvero il movimento di Moqtada al-Sadr rappresenterà l’elitè dominante allora gli equilibri in Iraq e in Medio Oriente non subiranno cambiamenti significativi. I funzionari iracheni e gli analisti indipendenti si aspettano che altri partiti sciiti legati a gruppi di miliziani vicini all'Iran perderanno seggi, non abbastanza però da alterare il panorama attuale. I curdi hanno due partiti principali che governano la regione autonoma del Kurdistan, e i sunniti questa volta hanno due blocchi principali . Il sistema politico iracheno e la legge elettorale del paese garantiscono un’ampia rappresentanza, ma anche una grande frammentarietà. Inoltre non è nemmeno chiaro se il Movimento Sadrista continuerà ad appoggiare Kadhimi.
Influenze esterne - Iran da una parte, Stati Uniti, Arabi del Golfo e Israele dall’altra. L’Iraq si trova incastrato e conteso, per Teheran rappresenta infatti il passaggio per sostenere gli alleati armati in Siria e Libano. L’Europa invece guarda le elezioni con preoccupazione. L'osservatore capo dell'Unione europea per le elezioni in Iraq, Viola von Cramon, ha affermato che l'affluenza alle urne relativamente bassa è stata significativa. "Questo è un chiaro un segnale politico e si può solo sperare che venga ascoltato dai politici e dall'élite politica dell'Iraq", ha detto ai giornalisti.
Come si è arrivati alle elezioni del 2021- L'Iraq ora è più sicuro, ha sconfitto lo Stato isalmico ultra-duro sunnita nel 2017, e il settarismo violento è diminuito drasticamente. Eppure le cose non vanno bene. Anni di corruzione e cattiva gestione hanno lasciato cicatrici: 40 milioni di iracheni non hanno un lavoro, un'assistenza sanitaria o banalmente l’elettricità. Ahmed Younis, analista politico con sede a Baghdad, ha affermato che molti iracheni vedono il sistema di governo post-Saddam Hussein, basato sulla condivisione del potere confessionale, come un fallimento. La corruzione radicata e il crescente potere delle milizie incontrollate hanno aggravato la disillusione. "Il boicottaggio alla fine sarebbe inevitabile ed è quello che è successo alle elezioni di oggi", ha detto Younis. La bassa affluenza registrata alle urne manda un messaggio molto chiaro: gli iracheni non credono più nel sistema democratico costruito dopo la guerra del 2003.