Le misure stabilite da Roma hanno provocato malumori negli altri governi europei
Il premier Mario Draghi, al summit Ue dedicato al Covid, ha ricordato come la variante Omicron sia per ora meno diffusa in Italia che in altri Stati. "Occorre mantenere questo vantaggio - ha spiegato Draghi -. Questa la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia. Il coordinamento a livello Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela", ha ricordato. Le misure di Roma hanno provocato malumori negli altri governi.
Linea dura - Draghi mantiene insomma la linea dura sugli ingressi nell'ottica di proteggere il Sistema sanitario nazionale. La stretta, che prevede fino al 31 gennaio l'obbligo di un test negativo in partenza per chi proviene dai Paesi Ue e, in aggiunta, una quarantena di 5 giorni per chi non è vaccinato, "è quindi necessaria" per non tornare a dover pagare un prezzo che è già stato troppo alto: 135mila morti e la caduta del 9% del Pil.
"Coordinamento Ue sul pricinipio di massima cautela" - L'Unione continua a chiedere un approccio coordinato nelle misure di contrasto al Covid, che non ostacoli la libera circolazione tra gli Stati o i viaggi all'interno dell'Ue e le conclusioni del Consiglio europeo lo mettono nero su bianco. Draghi concorda, ma rilancia. Il coordinamento a livello Ue "deve essere guidato dal principio di massima cautela", afferma il premier chiedendo di rafforzare la definizione di alcuni aspetti: vaccinazioni, data di scadenza del Green pass e campagna sulla terza dose. Quanto ai rilievi mossi a Roma per il mancato preavviso di 48 ore previsto dai regolamenti, smorza i toni il sottosegretario agli affari europei, Enzo Amendola: si è fatto "molto rumore per nulla".