La separazione un'ora dopo la nascita della bimba: la madre è groenlandese. La valutazione da inizio 2025 è vietata per legge. Proteste nel Paese
Le autorità danesi hanno strappato a Ivana Nikoline Bronlund, una madre 18enne groenlandese, quindi di origine Inuit, la sua bambina ad appena un'ora dalla nascita, a seguito di un test di "competenza genitoriale", nonostante una nuova legge vieti l'uso di controverse valutazioni psicometriche su persone di origine groenlandese. "E' così straziante... Mamma sente la tua mancanza, mia cara figlia.... Mamma combatterà ogni giorno per sempre perché tu torni a casa, te lo prometto piccolina, non mi arrenderò MAI!", questo lo sfogo della stessa Bronlund su Facebook.
Il Guardian riporta che Ivana Nikoline Bronlund, nata a Nuuk da genitori groenlandesi (appartenenti, dunque, alla minoranza Inuit, circa 17.000 persone) e giocatrice nella squadra di pallamano groenlandese, ha dato alla luce sua figlia, Aviaja-Luuna, l'11 agosto in un ospedale di Hvidovre, vicino a Copenaghen, dove vive con la sua famiglia. Un'ora dopo, il Comune locale le ha tolto la bambina per darla a una famiglia affidataria. Bronlund, 18 anni, racconta di aver visto sua figlia solo una volta e sotto supervisione.
Ma il suo primo incontro con la figlia, all'inizio di questa settimana, è stato interrotto prematuramente perché si riteneva che la bambina fosse troppo stanca e iperstimolata. "Mi si è spezzato il cuore quando la responsabile ha fermato il cronometro", ha detto tra le lacrime. "Ho il cuore a pezzi, non so cosa fare senza di lei". Il suo appello sarà discusso il 16 settembre. Al momento le spetta di vedere la figlia solo una volta ogni due settimane per due ore alla volta.
Il Comune ha, infatti, valutato le sue capacità genitoriali insufficienti, ritenendo che, per precedenti traumi dovuti agli abusi infantili subiti, la neomamma avrebbe potuto inavvertitamente trascurare sua figlia. La decisione era stata comunicata alla 18enne il 17 luglio ed è stata eseguita l'11 agosto, giorno della nascita di Aviaja-Luuna.
"Non volevo entrare in travaglio perché sapevo cosa sarebbe successo dopo - ha raccontato Bronlund al Guardian, che si è occupato della vicenda. - Tenevo la mia bambina vicino a me quando era nella mia pancia, era il massimo che potevo fare per starle vicina. E' stato un periodo molto duro e orribile".
I test di "competenza genitoriale", noti come FKU (Forældrekompetenceundersøgelser), stando alle denunce degli attivisti, si baserebbero su una valutazione negativa, senza prove concrete di inadeguatezza da parte del genitore e non tengono conto delle diversità culturali, linguistiche e sociali.
Secondo un rapporto del 2022 del Centro danese per la ricerca sulle scienze sociali, quasi il 6% dei bambini groenlandesi nati in Danimarca è in affido rispetto a circa l'1% dei piccoli danesi. Nel dossier si sottolinea che "il numero di famiglie groenlandesi in Danimarca con gravi problemi sociali, come abusi e problemi finanziari è maggiore del numero di famiglie danesi nella stessa situazione", ma si riconosce anche che"il rapporto tra le famiglie groenlandesi e gli assistenti sociali danesi è spesso peggiorato dalle differenze linguistiche e culturali".
I test di "competenza genitoriale" sono stati vietati alle persone di origine groenlandese dall'inizio del 2025, dopo anni di critiche da parte di attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che hanno sostenuto con successo che i test erano razzisti perché culturalmente inadatti alle persone di origine Inuit. Così, con l'entrata in vigore della legge a maggio, gli attivisti si chiedono perché Bronlund sia stata comunque sottoposta a questa valutazione.
La ministra danese degli Affari Sociali, Sophie Hæstorp Andersen, ha dichiarato di essere preoccupata per le segnalazioni e di aver chiesto al Comune responsabile della decisione, Hoje-Taastrup, di spiegare la gestione del caso. "I test standardizzati non dovrebbero essere utilizzati nei casi di affidamento che coinvolgono famiglie di origine groenlandese. La legge è chiara", ha affermato.
Ignorata, dunque, la nuova legge entrata in vigore a maggio che riconosce la pratica come discriminatoria verso la minoranza, per le differenze linguistiche e culturali: quasi il 6% dei bambini groenlandesi viene tolto alle famiglie. Il caso di Bronlund ha scatenato proteste in Groenlandia; sono previste ulteriori manifestazioni a Nuuk, Copenaghen, Reykjavík e Belfast.
Il Comune avrebbe ammesso errori nelle sue procedure e ha detto di voler garantire il rispetto dei requisiti legali della famiglia e di voler trovare "la migliore soluzione possibile" per la famiglia.