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Crisi in Libia, Conte: "L'Italia non sostiene Haftar né Sarraj"

Il premier: "Riteniamo che la soluzione militare assolutamente non sia affidabile"

Crisi in Libia, Conte:
-afp

Né con Haftar né con Sarraj. Dalla Cina il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parla dello schieramento dell'Italia in merito alla crisi in Libia: "Non sostengo un singolo attore, riteniamo che la soluzione militare assolutamente non sia affidabile", dice.

Secondo Conte, "l'intenzione di Haftar di riunificare il territorio libico può avere una sua plausibilità" ma "la nostra posizione è a favore del popolo libico che soffre da troppo tempo".

"Cessate il fuoco subito o soluzione politica rischia di allontanarsi" - "La nostra posizione si sta rivelando lungimirante, alla luce del concreto scenario: non è con l'opzione militare che si può stabilizzare la Libia. Invito tutti i leader europei, mediorientali e gli Stati uniti, a considerare che serve il cessate il fuoco immediato perché se continua il conflitto diventa poi difficile la soluzione politica", spiega ancora Conte.

Sarraj chiama Conte: "Combatteremo fino alla ritirata Haftar" - In giornata c'è stato anche un colloquio telefonico tra al-Sarraj e Conte in cui il premier libico ha affermato che il suo esercito "continuerà a combattere fin quando le forze dell'aggressore (Haftar, ndr) si ritireranno. Lo riferisce la pagina Facebook dell'Ufficio stampa del Governo di accordo nazionale libico. Sarraj ha espresso i propri ringraziamenti al presidente Conte e al governo italiano per la loro posizione chiara.

Moavero: "Parlare con tutti per riportare la pace" - "Bisogna parlare con tutti gli attori in Libia e con tutti i Paesi interessati all'evoluzione della situazione perché dobbiamo cercare di riportare prima di tutto la pace". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, spiegando che l'obiettivo è anche quello di "cercare di ricostruire un processo di stabilizzazione del Paese che porti alle elezioni. I rischi sono legati a un eventuale acuirsi della conflittualità e degli scontri armati".