Negli Stati Uniti monta la polemica sulla risposta data all'emergenza dall'amministrazione Trump che solo negli ultimi giorni ha costituito una task force
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L'allarme coronavirus cresce di ora in ora anche negli Stati Uniti, dove il numero delle vittime è salito a nove su almeno 118 casi registrati, di cui 48 di cittadini americani di ritorno dall'estero. Gli Stati Usa interessati sono 13, ma i decessi sono avvenuti tutti nello Stato di Washington, dove si era formato il primo focolaio in territorio americano, e dove sono almeno 18 le persone attualmente risultate positive e tenute sotto controllo.
La maggior parte dei casi è legato ad una casa di riposo di Kirkland, località non distante da Seattle. E' proprio la West Coast la più colpita negli Usa, con altri 20 pazienti in isolamento in California. A veicolare il virus i tantissimi voli diretti per la Cina dagli scali di Los Angeles, San Francisco e Seattle, ora in gran parte sospesi. Cresce l'ansia anche a New York, dove è stato accertato un secondo caso di infezione da coronavirus che riguarda un uomo sui 50 anni che lavora a Manhattan e che aveva di recente viaggiato a Miami, in Florida, Stato dove a sua volta si registrano almeno due casi.
Polemiche per i ritardi nella creazione di una task force Monta intanto la polemica sulla risposta data all'emergenza dall'amministrazione Trump, che solo negli ultimi giorni ha costituito una task force guidata dal vicepresidente Mike Pence. La Casa Bianca viene accusata di aver minimizzato l'allarme e di non aver messo tempestivamente in campo un coordinamento sulle azioni da intraprendere in tutto il Paese.
Le misure intraprese Tra le misure prese ci sono comunque il blocco dei voli dalla Cina e la raccomandazione di riconsiderare tutti i viaggi non necessari verso gli altri Paesi finora più colpiti, come l'Italia e la Corea del Sud. "Stiamo guardando a cosa succede negli altri Stati e valutiamo ulteriori restrizioni nei viaggi dalle e verso le aree più colpite, anche se non vorremmo farlo", ha detto il presidente". "Stiamo guardando l'Italia, la Corea del Sud e il Giappone molto da vicino", ha ribadito il tycoon, "e prenderemo le giuste decisioni al momento giusto".
Intanto anche negli Usa l'emergenza coronavirus comincia a far sentire il suo impatto a tutti i livelli, con la cancellazione, il ridimensionamento o la riprogrammazione di molti eventi e appuntamenti, come le riunioni di primavera del Fondo monetario e della Banca mondiale che tradizionalmente si tengono in aprile nella capitale federale Washington. Mentre la Nba ha raccomandato a tutte le stelle del basket Usa di evitare di stringere la mano ai propri fan.
Trump dona lo stipendio per l'emergenza coronavirus Donald Trump ha deciso di donare il compenso presidenziale dell'ultimo trimestre del 2019 al ministero della Sanità per contribuire alla lotta contro l'emergenza del coronavirus. Lo ha reso noto la portavoce della Casa Bianca, Stephanie Grisham, postando su Twitter un assegno da 100mila dollari del tycoon.