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Covid fuggito dal laboratorio cinese, le indagini di Vanity Fair Usa danno ragione a Tgcom24

Un lungo lavoro della rivista ha riassunto i punti fondamentali su studi, insabbiamenti e incoerenze a proposito della nascita e della diffusione del coronavirus, con "responsabilità" condivise tra cinesi e americani

laboratorio wuhan p4
Afp

Sono sempre di più le teorie secondo cui il coronavirus non avrebbe avuto un'origine naturale (passando dal pipistrello all'uomo) ma sarebbe uscito dal laboratorio di Wuhan, primo focolaio ed epicentro della pandemia che ha poi travolto il mondo intero. Vanity Fair Usa, tramite un'indagine durata diversi mesi, ha riunito in 12 passaggi fondamentali tutte le motivazioni a sostegno di tale ipotesi, spesso osteggiata da governi, scienziati, fonti ufficiali, governi e soprattutto dalla Cina. 

1) I dubbi degli scienziati - Vanity Fair Usa cita innanzitutto una dichiarazione, pubblicata il 19 febbraio 202 da The Lancet, tra le più rispettate e influenti riviste mediche al mondo, secondo cui l'ipotesi della fuga del virus dal laboratorio non ha basi scientifiche ma si basa su teorie xenofobe, no-vax e negazioniste. Tra i primi a dubitare, però, della scientificità di una simile pubblicazione, firmata da 27 scienziati, c'è stato Gilles Demaneuf, analista e scienziato presso la Bank of New Zealand di Auckland, che ha poi condotto un suo studio, "The Good, the Bad and the Ugly: a review of SARS Lab Escapes". Ha innanzitutto scoperto che dal 2004 si sono verificati 4 incidenti nei laboratori in cui si studia la Sars, due dei quali a Pechino. Poi ha sfatato l'idea secondo cui il laboratorio di Wuhan è un unico complesso di massima sicurezza: sono diversi laboratori e solo uno prevede protocolli di massima sicurezza, mentre negli altri sono in vigore protocolli paragonabili a quelli di uno studio dentistico. Demaneuf ha poi iniziato a condividere i suoi studi e le sue analisi con altri scienziati creando un gruppo chiamato DRASTIC (Decentralized Radical Autonomous Search Team Investigating COVID-19) con l'obiettivo dichiarato di studiare in modo scientifico l'origine del coronavirus. 

 

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2) Avvertimenti e minacce al Dipartimento di Stato Usa - Alcuni funzionari del Dipartimento di Stato americano sono stati chiaramente invitati a non proseguire indagini sulla fuga del virus dal laboratorio. Un documento interno in possesso di Vanity Fair Usa dimostra come Thomas DiNanno, ex assistente segretario del Bureau of Arms Control, Verification and Compliance del Dipartimento di Stato, ha scritto che il personale di due uffici, il suo e il Bureau of International Security and Nonproliferation, "ha avvertito di non proseguire un'indagine sull'origine del virus perché sarebbe stato come scoperchiare il vaso di Pandora". L'ex direttore dei Centers for Disease Control, Robert Redfield, ha ricevuto minacce di morte da colleghi scienziati dopo aver detto alla Cnn di non credere all'orgine naturale del virus. “Me lo aspettavo dai politici. Non me lo aspettavo dalla scienza", ha dichiarato. In ballo ci sarebbero conflitti di interesse riguardanti sovvenzioni governative a sostegno delle ricerche di virologi intenti a ostacolare le indagini sull'origine del Covid. 

 

3) Indagini sul laboratorio di Wuhan "sconvenienti" - Il 9 dicembre 2020 alcuni funzionari del Dipartimento di Stato si sono riuniti per discutere la missione dell'Oms a Wuhan che avrebbe dovuto garantire accesso a dati, ospedali e laboratori per verificare l'origine del virus. Lo stesso gruppo aveva anche scoperto che tre ricercatori del laboratorio di Wuhan si erano ammalati nell'autunno 2019. Il gruppo decise allora di esercitare pressioni sul governo cinese per consentire indagini approfondite ma ciò che dovevano realmente chiedersi, secondo Vanity Fair Usa, era se quelle indagini le avrebbe mai permesse non solo il governo cinese ma anche quello degli Stati Uniti. Ricerche come quelle che vengono fatte nel laboratorio di Wuhan, partendo dai pipistrelli, vengono fatte anche in altri due soli laboratori al mondo: uno è in Texas e uno in Carolina del Nord. Tre laboratori in tutto il mondo che fanno ricerche correlate e condividono i finanziamenti. Per questo ai funzionari del Dipartimento di Stato è stato espressamente detto di non approfondire le ricerche perché "sconvenienti". 

 

4) Le "censure" di Pechino - All'interno del Dipartimento di Stato Usa divenne chiaro il tentativo di insabbiamento da parte della Cina soprattutto dopo il caso di Li Wenliang, l'oftalmologo di Wuhan che nel gennaio 2020 cercò di avvertire i suoi colleghi che iniziava a girare un tipo di polmonite simile alla Sars. Fu accusato di voler sconvolgere l'ordine sociale, fu costretto a ritirare le sue teorie fino a diventare una sorta di eroe e informatore incompreso dopo la sua morte, per Covid, a febbraio. Il governo cinese poi chiuse il mercato di Huanan, a Wuhan, distrusse campioni di laboratorio e cacciò dal paese diversi giornalisti americani. Le teorie riguardanti la fuga del virus dal laboratorio venivano insabbiate anche sul fronte americano fino a quando l'allora presidente Donald Trump contraddì i suoi stessi funzionari parlando apertamente di questa ipotesi. 

 

5) L'articolo online rimosso - I funzionari del consiglio di sicurezza americano sono venuti a conoscenza di teorie sulla possibile fuga da laboratorio già a gennaio 2020. Allora erano stati due scienziati cinesi a scrivere un articolo online, poi rapidamente rimosso dal governo, in cui si chiedevano come fosse stato possibile che un virus nato nei pipistrelli avesse raggiunto una metropoli di 11 milioni di abitanti nel cuore dell'inverno quando i pipistrelli sono in letargo. Il documento diceva chiaramente che il virus aveva avuto origine in laboratorio e offriva una serie di informazioni sulla mancanza di sicurezza dei laboratori che effettuavano esperimenti sugli animali, avvalorando la teoria della fuga del virus. Veniva citato anche un esperimento del 2015 che dimostrava la capacità di un virus sperimentato sui topi di infettare cellule umane. Proprio il Consiglio di sicurezza americano avviò una serie di studi che portarono alla scoperta di esperimenti fatti sui topi tramite virus che potevano poi arrivare all'uomo. 

 

6) Un virus "preadattato alla trasmissione umana" - Nel frattempo nell'estate del 2020 Gilles Demaneuf, che stava continuando i suoi studi, notò strane attività sul suo computer, attribuendole alla sorveglianza del governo cinese e capendo di essere controllato. Un suo nuovo allenato, però, divenne Jamie Metzl, ex vicepresidente esecutivo della Asia Society ma anche membro dell'Oms che aprì un blog per sostenere le teorie della fuga del virus dal laboratorio. A condividere gli studi arrivò anche Alina Cha, una giovane biologa secondo cui se il virus fosse passato dagli animali agli umani, ci si aspetterebbe di vedere numerosi adattamenti, come avvenne nell'epidemia di Sars del 2002. A Chan, sembrava invece che SARS-CoV-2 fosse già "preadattato alla trasmissione umana", come ha scritto in un documento del maggio 2020.

 

7) I minatori di Mojiang - Nel 2012 sei minatori che avevano lavorato a Mojiang, nella provincia meridionale dello Yunnan, in una grotta a contatto con un particolare tipo di pipistrelli, si ammalarono accusando tosse, febbre e difficoltà respiratorie (tre di loro morirono). All'epoca non era noto che i coronavirus dei pipistrelli danneggiassero gli esseri umani e studi successivi dimostrarono che alcuni virus presenti nei pipistrelli  potevano effettivamente passare all'uomo senza prima passare a un animale intermedio. Si arrivò così a isolare per la prima volta un coronavirus di pipistrello vivo simile alla Sars, scoprendo che esso poteva entrare nelle cellule umane attraverso una proteina chiamata recettore ACE2. Il 3 febbraio 2020, con l'epidemia di Covid già diffusa oltre la Cina, Shi Zhengli e diversi colleghi hanno pubblicato un documento in cui si osservava che il codice genetico del virus SARS-CoV-2 era quasi identico all'80% a quello del SARS-CoV, che ha causato l'epidemia del 2002. Ma hanno anche riferito che era identico al 96,2% a una sequenza di coronavirus in loro possesso chiamata RaTG13, che era stata precedentemente rilevata nella "provincia dello Yunnan". Hanno concluso che RaTG13 era il parente noto più vicino a SARS-CoV-2. Da lì aumentarono i casi di campioni sequenziati e studiati nei laboratori.  

 

8) La creazione di agenti patogeni - Un altro aspetto da evidenziare è che nel 2011 Ron Fouchier, ricercatore presso l'Erasmus Medical Center di Rotterdam, ha annunciato di aver alterato geneticamente il ceppo di influenza aviaria H5N1 per renderlo trasmissibile tra i furetti, che sono geneticamente più vicini agli umani che ai topi. Fouchier dichiarò con calma di aver prodotto "probabilmente uno dei virus più pericolosi che potresti creare". Nel caos che ne è seguito, gli scienziati hanno molto discusso sui rischi e i benefici di tale ricerca. I favorevoli a tali pratiche dicevano che avrebbero potuto aiutare a prevenire le pandemie, evidenziando i potenziali rischi e accelerando lo sviluppo del vaccino. I critici sostenevano che la creazione di agenti patogeni che non esistevano in natura correva il rischio di scatenarli. E tali ricerche si sono avvalse nel corso degli anni di sovvenzioni governative, sospese poi riattivate a seconda dei presidenti. 

 

9) Prosegue il lavoro del Dipartimento di Stato - Nell'estate del 2020 l'indagine sull'origine del Covid da parte del Dipartimento di Stato Usa si era "raffreddata", fino alla conferma del fatto che tre funzionari del laboratorio di Wuhan si erano ammalati alla fine del 2019 e al ritorno dei sospetti che in molti volessero insabbiare le indagini. Il team del Dipartimento iniziò a convincersi del fatto che tutti gli studi ufficiali volessero arrivare a una verità prestabilita circa l'origine naturale del virus per non alimentare sospetti sui finanziamenti americani relativi alle attività di certi laboratori. Nel gennaio 2021 il Dipartimento di Stato, nonostante minacce e tensioni interne, pubblicò documenti sul laboratorio di Wuhan e sulla malattia che aveva colpito alcuni ricercatori. Scrissero anche che i ricercatori avevano collaborato a progetti segreti con l'esercito cinese e "si erano impegnati in ricerche classificate, compresi esperimenti su animali da laboratorio, per conto dell'esercito cinese almeno dal 2017".

 

10) La missione a Wuhan - Quando l'Oms ha inviato i suoi esperti a Wuhan per raccogliere dati sul covid (12 esperti internazionali più 17 cinesi) è apparso chiaro che non avrebbero avuto accesso a dati grezzi ma solo a quelli forniti dal governo. Una richiesta ovvia sarebbe stata l'accesso al database del laboratorio di virologia di Wuhan di circa 22.000 campioni e sequenze di virus, che erano stati messi offline ma la richiesta non venne nemmeno fatta. Dopo due settimane gli esperti cinesi e internazionali hanno concluso la loro missione votando per alzata di mano quale scenario di origine apparisse più probabile. Trasmissione diretta dal pipistrello all'uomo: da possibile a probabile. Trasmissione attraverso un animale intermedio: da probabile a molto probabile. Trasmissione attraverso alimenti congelati: possibile. Trasmissione attraverso un incidente di laboratorio: estremamente improbabile. Nel rapporto si negava anche che i funzionari del laboratorio avessero contratto malattie, come invece ampiamente confermato dal Dipartimento di Stato. Lo stesso direttore dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, finì per criticare quel rapporto.

 

11) Dentro al laboratorio - Una volta scoppiata la pandemia Shi Zhengli, scienziata del laboratorio di Wuhan, ha ricevuto l'ordine di indagare sui primi casi di pazienti affetti dal coronavirus e il suo team è diventato uno dei primi a sequenziare e identificare il disturbo come un nuovo coronavirus correlato alla Sars. Ma in molti dubitano che sia stata effettivamente libera di esprimere le sue conclusioni e provarle scientificamente rispetto alla linea che dettava il partito cinese. "Il nuovo coronavirus del 2019 è una punizione della natura per le abitudini incivili dell'umanità", ha scritto in un post. Descrisse anche il laboratorio come un centro di ricerca internazionale trasparente ma tutte le informazioni da lei fornite sono state smentite, soprattutto dagli americani del Dipartimento di Stato. 

 

12) La ricerca della verità - Il 28 maggio 2021 il Senato degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione unanime invitando l'Organizzazione mondiale della Sanità ad avviare un'indagine completa sulle origini del virus. Sapremo mai la verità?, si chiede Vanity Fair Usa. Il dottor David Relman della Stanford University School of Medicine ha sostenuto che si tratta di un'indagine come la Commissione sull'11 settembre. Ma i fatti dell'11 settembre si sono svolti in un giorno preciso, mentre "questo ha così tante diverse manifestazioni, conseguenze, risposte in tutte le nazioni. Tutto ciò lo rende un problema a cento dimensioni. Con il passare dei giorni e delle settimane, i tipi di informazioni che potrebbero rivelarsi utili tenderanno a dissiparsi e scomparire", ha affermato. Le responsabilità, conclude l'indagine di Vanity Fair Usa, sono dell'ostruzionismo della Cina ma anche degli Stati Uniti e dei loro finanziamenti a determinate ricerche che hanno creato parecchi conflitti di interesse.  

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