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Cina, varata stretta sugli aborti: saranno limitati quelli per scopi "non terapeutici"

Il Paese della "politica del figlio unico" è ora alle prese con una forte crisi demografica, nonostante superi da sola un miliardo di abitanti. In quaranta anni effettuati più di 330 milioni di aborti 

cina figli
Afp

La Cina limiterà il numero di aborti effettuati non per "scopi terapeutici". La misura fa parte delle nuove linee guida emanate da Pechino per intervenire sulla "salute riproduttiva delle donne". Il Paese, che conta oltre un miliardo di abitanti, è noto per aver portato avanti per decenni la "politica del figlio unico". Ora ha motivato l'introduzione della nuova legge con l'obiettivo di salvaguardare la salute delle future mamme. Ma i dati sulla frenata demografica con cui il Dragone Rosso sta combattendo ormai da anni potrebbero far ipotizzare altro.

Mentre - è notizia dell'ultim'ora - a San Marino uno storico referendum depenalizza l'aborto, autorizzando di fatto le donne a interrompere la gravidanza entro le 12 settimane (e oltre, se ci sono rischi per la vita della donna o malformazioni del feto), in Cina l'aborto verrà limitato, quando a motivarlo - fa sapere Pechino - non ci siano valide ragioni terapeutiche. Il documento contenente la nuova misura non specifica però se l'obiettivo sarà perseguito favorendo la contraccezione o se saranno introdotti dei limiti effettivi alle richieste di interruzione di gravidanza.

 

Gli obiettivi del governo - Stando alle dichiarazioni di Pechino, l'iniziativa punterebbe a migliorare l'accesso generale delle donne ai servizi di pre-gravidanza con l'intento di tutelarne la salute. Già negli ultimi anni il Paese asiatico ha adottato provvedimenti contro gli aborti selettivi in base al sesso - gli stessi che aveva implicitamente incentivato attraverso la pianificazione delle nascite -, definendo le interruzioni di gravidanza "dannose per le donne e possibile causa di infertilità".

 

La reazione nella popolazione - I pochi dettagli che accompagnano la misura preoccupano i cittadini, soprattutto le donne, che già in passato hanno dovuto fare i conti con l'ingerenza di Pechino nella gestione della vita riproduttiva. Ma con un intento opposto, almeno fino a qualche anno fa. Erano infatti gli anni '70 quando la Cina introduceva quella che sarebbe passata alla storia come la "politica del figlio unico", il piano di controllo delle nascite che imponeva alle coppie di avere un solo bambino. In Cina, quindi, per decenni - fino al 2015, gli aborti non solo erano ampiamente consentiti ma spesso anche implicitamente "obbligati". 

 

Gli aborti fino a oggi - Secondo le statistiche del governo, dal 1971 al 2013 i medici in Cina hanno eseguito 336 milioni di aborti. Inoltre, la consapevolezza di poter avere un solo erede e la predisposizione culturale a cercare almeno un figlio maschio hanno determinato il ricorso agli aborti selettivi. Il risultato ha portato a una popolazione con un forte squilibrio di genere, con 30 milioni di uomini in più rispetto alle donne.

 

Tasso di natalità ai minimi storici - Le misure introdotte dal 2015 ad oggi per invertire la tendenza demografica in atto non sarebbero quindi servite a molto. La Cina, pur rimanendo il paese più popoloso al mondo, ha visto dal 2011 al 2020 il tasso di crescita demografica più basso registrato dagli anni '50. Inoltre, con questa tendenza, l'inversione del tasso di natalità è destinata ad accentuarsi nel prossimo futuro: nell'arco di soli quattro anni il tasso di fertilità è sceso dai 1,6 nati per donna del 2016 ai 1,3 del 2020. 

 

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