"Un campo di concentramento"

Chi sono Mirabella Costa e Artese, i due italiani rinchiusi nella "Alligator Alcatraz" in Florida

Dalla Sicilia a Buenos Aires, due percorsi diversi finiti nello stesso centro di detenzione per migranti in Florida

20 Lug 2025 - 07:44
Gaetano Cateno Mirabella Costa (a sinistra) e Fernando Eduardo Artese (a destra)  © Tgcom24

Gaetano Cateno Mirabella Costa (a sinistra) e Fernando Eduardo Artese (a destra)  © Tgcom24

Due cittadini italiani, Gaetano Cateno Mirabella Costa e Fernando Eduardo Artese, si trovano rinchiusi nella struttura di detenzione per migranti ribattezzata "Alligator Alcatraz", nel cuore delle paludi della Florida. Un nome evocativo per un centro che ha già attirato critiche internazionali per le sue condizioni di reclusione. Entrambi i connazionali, con storie personali molto diverse, si trovano oggi in attesa di rimpatrio sotto la supervisione delle autorità statunitensi e italiane. Ecco chi sono, cosa è successo e cosa prevede il loro futuro.

La discutibile prigione per migranti "Alligator Alcatraz"

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Il caso Mirabella Costa: da Taormina alla prigione della Florida

 Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, è nato a Taormina e ha vissuto negli Stati Uniti fino al suo arresto, avvenuto il 3 gennaio 2025 nella Contea di Marion. Le accuse mosse nei suoi confronti riguardano il possesso illegale di farmaci, un'aggressione e un episodio di violenza contro un over 65. Dopo la condanna, ha scontato sei mesi di carcere nelle strutture della contea fino al 7 maggio, data in cui è stato consegnato all'agenzia per l'immigrazione (ICE) per la procedura di espulsione. Il 9 luglio Mirabella Costa è stato trasferito ad Alligator Alcatraz, un centro per migranti non in regola con i documenti, costruito all'interno di un'ex area aeroportuale della Florida e noto per le sue condizioni di isolamento e le severe misure di sicurezza. Il suo avvocato ha denunciato violazioni dei diritti umani e ha presentato appello contro il trattenimento prolungato.

Artese e il mandato ignorato: cittadinanza doppia e guai burocratici

 Fernando Eduardo Artese, 63 anni, è nato a Buenos Aires e possiede sia la cittadinanza argentina che quella italiana. Da circa dieci anni risiedeva negli Stati Uniti, insieme alla moglie e alla figlia, grazie al programma di esenzione dal visto (Visa Waiver). Il 25 giugno scorso è stato fermato per un controllo e, durante le verifiche, è emerso un mandato d'arresto risalente a una mancata udienza per guida senza patente. Il 1° luglio è stato affidato a ICE e, due giorni dopo, trasferito nello stesso centro dove si trova Mirabella Costa. A differenza del connazionale, Artese non ha precedenti penali di rilievo. La sua situazione è stata descritta come frutto di una complessa burocrazia e di un ritardo nella gestione documentale del suo status migratorio.

"Campo di concentramento": le condizioni denunciate da Artese

 In una recente intervista rilasciata a La Voce di New York, Artese ha descritto Alligator Alcatraz come un luogo dove "si cerca di umiliare i migranti, trattandoli come criminali". Ha parlato di pasti insufficienti, mancanza di assistenza medica e un clima di costante paura. "Siamo tutti lavoratori e persone che lottano per le nostre famiglie", ha dichiarato. Le denunce sulle condizioni del centro non arrivano solo dai detenuti italiani: anche altre testimonianze raccolte dalla stampa americana parlano di celle sovraffollate, assenza di servizi sanitari adeguati e isolamento forzato. ONG per i diritti civili e legali statunitensi hanno già chiesto una revisione del protocollo di gestione del centro.

Cos'è Alligator Alcatraz e perché fa discutere

 Il centro di detenzione è stato inaugurato il 3 luglio 2025 nell'area dell'ex aeroporto Dade-Collier, nella Big Cypress National Preserve. È stato pensato come struttura ad alta capacità per trattenere migranti in attesa di rimpatrio. Il soprannome "Alligator Alcatraz" deriva dalla sua ubicazione in mezzo alle paludi, con fauna selvaggia utilizzata come deterrente naturale contro le fughe. La struttura è finita sotto i riflettori dopo le numerose denunce di detenuti e delle famiglie. Secondo i suoi critici, il centro presenta un livello di sicurezza non proporzionato alla natura amministrativa della detenzione e ha sollevato interrogativi sull'aderenza ai diritti internazionali dei migranti.

Farnesina in contatto: monitoraggio e rimpatrio

 Il Ministero degli Esteri italiano ha confermato che il Consolato Generale a Miami, insieme all'Ambasciata a Washington, sta seguendo da vicino la vicenda. In una nota ufficiale, la Farnesina ha dichiarato che "le autorità italiane sono in contatto con ICE e con i familiari dei detenuti, monitorando le condizioni di salute e i tempi dell'eventuale rientro". Per entrambi gli italiani è previsto il rimpatrio, anche se non è stata ancora comunicata una data ufficiale. Le autorità diplomatiche assicurano un monitoraggio costante e l'attivazione di tutte le tutele previste per cittadini italiani all'estero detenuti in strutture straniere.

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