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Brexit, May offre ai Tory le dimissioni in cambio dell'ok al suo accordo

"Voglio assicurare unʼuscita dallʼUe ordinata" afferma la premier, il cui piano è stato già bocciato due volte dal Parlamento

Brexit, May offre ai Tory le dimissioni in cambio dell'ok al suo accordo - foto 1
-afp

"Sono pronta a lasciare l'incarico in anticipo rispetto al previsto per assicurare una Brexit ordinata".

Lo ha affermato la premier britannica, Theresa May, alla riunione con i deputati Tory alla Camera dei Comuni, offrendo le dimissioni in cambio del via libera al suo accordo sulla Brexit, già bocciato dal Parlamento due volte. "So che c'è il desiderio di un approccio nuovo nella seconda fase dei negoziati e non lo ostacolerò", ha aggiunto.

"Dobbiamo completare il nostro dovere storico" - Il primo ministro ha chiesto ai parlamentari conservatori del Comitato 1922 "di sostenere l'accordo in modo da poter completare il nostro dovere storico: dare seguito alla decisione del popolo britannico e lasciare l'Unione europea con un'uscita regolare e ordinata".

"Ci siamo quasi" - La notizia ha trovato conferma poco dopo in una dichiarazione ufficiale diffusa da Downing Street. "Questo è stato un periodo di test per il nostro Paese e il nostro partito. Siamo quasi arrivati, siamo quasi pronti per iniziare un nuovo capitolo e costruire un futuro più luminoso", ha proseguito la May.

Lo scenario - L'iter per eleggere un nuovo leader conservatore, e quindi un nuovo primo ministro, prenderà il via solo dopo la Brexit. Se i deputati effettivamente approveranno l'accordo di Theresa May questa settimana, dovrebbe avvenire il 22 maggio. Fino al completamento di quell'iter, la May resterà premier.

Bocciate le 8 proposte alternative al piano May - La Camera dei Comuni ha bocciato tutte e 8 le proposte parlamentari di piano B sulla Brexit alternative all'accordo di divorzio raggiunto dalla premier Tory Theresa May con l'Ue e poi non ratificato da Westminster in due successive occasioni. Le più votate sono state quella a favore di un referendum bis, con 268 sì, ma 295 no; e quella del conservatore moderato Kenneth Clarke favorevole all'unione doganale, con 264 sì e 272 no.