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Brexit, Johnson: "Se il governo verrà sconfitto, si andrà a elezioni il 14/10"

Lʼannuncio del premier inglese ai suoi deputati alla vigilia del voto sulla proposta di legge anti-no deal promossa dalle opposizioni

Brexit, Johnson:
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Se il governo britannico dovesse essere sconfitto ai Comuni sulla proposta di legge promossa dalle opposizioni e da alcuni dissidenti Tory per evitare una Brexit senza accordo, Boris Johnson presenterà una mozione di scioglimento del Parlamento per indire elezioni anticipate il 14 ottobre.

Lo ha annunciato lo stesso Johnson ai deputati del suo partito, secondo quanto riferito da fonti di governo.

L'ipotesi di elezioni anticipate, insomma, si fa concreta e complica il braccio di ferro all'interno del Regno Unito sulla Brexit. In una dichiarazione serale di fronte a Downing Street, Johnson ribadisce di non voler chiedere ulteriori rinvii dell'addio a Bruxelles "in alcuna circostanza", dopo aver minacciato di espellere dal gruppo parlamentare conservatore tutti i deputati ribelli che a partire da martedì dovessero unirsi al Labour e ad altre forze d'opposizione nel tentativo d'approvare il progetto di legge anti-no deal appena messo sul tavolo dal laburista Hilary Benn e ispirato alla speranza di un'ulteriore proroga di tre mesi da chiedere ai 27.

Una legge che del resto l'influente Leader of the House, il ministro arci-brexiteer dei Rapporti con la Camera dei Comuni Jacob Rees-Mogg, non esita a equiparare a una questione di fiducia. Adombrando chiaramente la spada di Damocle d'un altro voto politico anticipato sull'isola: appuntamento che Johnson prima assicura di non volere, ma che poi minaccia di innescare in caso di sconfitta dell'esecutivo in aula sulla proposta Benn. La mossa del premier mira a imporre la disciplina di partito con le buone o con le cattive in vista di un confronto parlamentare all'ultima scheda. Ma anche a dimostrare ai dissidenti Tory irriducibili - fra 12 e 16, stando ai calcoli aggiornati dei media, dopo il rientro fra i ranghi dei più malleabili - che la via delle urne, e della purga dei reprobi dalle candidature, e' a questo punto piu' di una ipotesi: con tanto di bozza di mozione di scioglimento della Camera gia' pronta.

Alla vigilia del voto, Johnson ha fatto precedere il suo breve discorso alla nazione sia da un Consiglio dei ministri "di emergenza", sia da un incontro con i deputati del suo partito, dopo aver sbattuto la porta in faccia alla richiesta di un meeting separato con un drappello di Tory moderati guidati da Philip Hammond, ex cancelliere dello Scacchiere. Il refrain non cambia: l'alternativa, nelle sue parole, è fra allinearsi a lui o a Jeremy Corbyn 'il rosso' e alla pretesa di un ennesimo "rinvio senza senso" che rischia di "tagliare le gambe" allo stesso tentativo di rinegoziare un accordo con l'Ue senza backstop.

Corbyn da parte sua replica da Manchester raccogliendo la sfida. Determinato a cercare di sottrarre il controllo del calendario parlamentare al governo, di unire tutti coloro che intendono provare a "fermare il no-deal" e di "salvare il Paese dall'abisso" attraverso una legge: unico strumento disponibile in questa fase, visto che né le petizioni popolari né le proteste di piazza possono nulla. Un obiettivo per raggiungere il quale la settimana appena iniziata potrebbe rappresentare "l'ultima chance", ammette il numero uno laburista.