tragedia sull'Himalaya

Nepal, valanga sull'Himalaya: morto un italiano

Tragedia sul monte Manaslu: almeno 13 vittime, diversi gli alpinisti feriti. Incolumi altri 3 italiani

23 Set 2012 - 20:20
 © Dal Web

© Dal Web

Tragedia della montagna nella notte sul Manaslu sulla catena dell'Himalaya in Nepal, dove una valanga ha travolto una spedizione di 35 alpinisti. Il milanese Alberto Magliano (67 anni) ha perso la vita. E' quanto riferisce l'alpinista Silvio Mondinelli, che si trovava sul posto. Al momento i corpi estratti dalla neve sono 13 ma il bilancio potrebbe ancora aggravarsi, diversi i feriti.

Magliano era un alpinista molto esperto che, pur avendo iniziato a praticare tardi lo sport (a 36 anni), aveva conquistato le cosiddette "Seven Summits". "A chi mi chiede cosa significhi per me la montagna", scriveva l'alpinista sul proprio sito web, "ho sempre risposto che è innanzitutto il luogo della mia libertà".

Gli altri tre scalatori italiani della spedizione, Silvio Mondinelli, Marco Confortola e Christian Gobbi, che si trovavano nel campo base del monte Manaslu colpito dalla valanga, sono invece rimasti incolumi.

Si tratta di una delle peggiori tragedie accadute in Himalaya-Karakorum. Nel 2008 sul K2 morirono 11 alpinisti per il crollo di un seracco.

Gli alpinisti erano impegnati nell'ascensione del Manaslu, 8.156 metri, ottava vetta al mondo. Mentre dodici alpinisti sono stati messi in salvo, molti sono rimasti vittime della terribile valanga: tra i morti tedeschi, nepalesi e un francese. Fra le vittime vi sono anche tedeschi, nepalesi e un francese. In tutto, ha riferito il console italiano a Calcutta, sono 9 i connazionali impegnati nella spedizione.

Un portavoce dell'agenzia nepalese Thamserku Trekking, che ha organizzato la spedizione, ha indicato a Khatmandu che "gli stranieri che vi partecipavano erano 14".

Sembra inoltre che la maggior parte delle vittime sono di nazionalità francese, come ha detto lo sherpa Ang Tschering, vicepresidente dell'associazione degli alpinisti del Nepal: per il momento risulta che quattro francesi siano morti e tre dispersi. Dopo aver parlato con i membri della spedizione Ang Tschering ha precisato che tra le vittime figurano anche uno o due spagnoli, un italiano, un nepalese e un tedesco.

La ricostruzione della tragedia
Secondo la testimonianza di Mondinelli, un seracco di ghiaccio si è staccato prima dell'alba dal fianco della montagna e cadendo ha provocato una valanga che si è abbattuta sul campo base numero 3 del Manaslu, che si trova a 7mila metri di quota. Il gruppo si trovava ormai vicino alla vetta, per l'ultimo strappo finale prima di raggiungere la cima.

Data l'ora, tutti gli alpinisti stavano dormendo nelle tende con gli sherpa e sono quindi stati investiti in pieno dalla enorme massa di neve e ghiaccio.

Per spiegare la morte di Magliano, Mondinelli ha detto che "probabilmente la tenda di Alberto era più pesante della nostra dato che conteneva anche delle bombole di ossigeno e quindi il peso le ha impedito di saltar fuori dalla slavina".

Squadre di soccorso hanno raggiunto in elicottero il luogo dell'incidente, recuperando i cadaveri affiorati, organizzando il recupero di quelli ancora sotto la neve, e trasferendo i feriti, fra cui almeno cinque tedeschi, in ospedali di Khatmandu. Si è appreso però che, mentre molti degli alpinisti sono stati trasferiti in ospedale, almeno otto feriti sono rimasti bloccati al campo base perché gli elicotteri non sono riusciti ad alzarsi in volo, a causa della scarsa visibilità e del maltempo.

Mondinelli: così abbiamo trovato Alberto
Mondinelli era nella tenda vicina a quella di Magliano e racconta: "L'abbiamo estratto dalla neve con lo sherpa, e siamo rimasti su ad aspettare per portarlo giù, ma gli elicotteri stanno trasferendo i feriti a valle e ci hanno detto che ci sarebbe voluto tempo. Stasera tardi, o più probabilmente domani mattina, risalgo con l'elicottero per andare a prenderlo. Non riesco a pensarci, era diventato nonno ieri e piangeva di gioia. E' terribile".

Il racconto della valanga
Ed ecco le parole con cui l'alpinista ricorda il terribile incidente della notte. "Erano le 4.20 - dice -, stavo per uscire a fare un bisogno. Si è sentito un rumore assordante e non abbiamo più capito niente. Io ero in tenda con Christian, ci siamo ritrovati travolti e copiti da blocchi di ghiaccio e neve. Dopo 200 metri la valanga ci ha buttato fuori. Abbiamo perso tutto, eravamo senza scarpe. Era buio, non c'era luce, non si vedeva niente".

"La tenda di Alberto era proprio vicino alla nostra - prosegue Mondinelli a Montagna.Tv -. Non riesco a capacitarmi che sia morto. E' finito in profondità e non ce l'ha fatta. Lo abbiamo tirato fuori ma non c'era più niente da fare".

"E' difficile dire cosa abbiamo provato - riprende - perché è stata una frazione di secondo. Però dopo è stato tremendo. Io e Christian ci siamo avvolti i piedi con i sacchi a pelo e abbiamo camminato per un tratto così, poi abbiamo recuperato degli scarponi per scendere".

Pericoli e morte nella storia del Manaslu
Il Manaslu, una delle vette più alte del mondo, è anche considerata tra le più pericolose: è infatti costata la vita a decine di alpinisti, mentre a conquistarla sono stati poche centinaia. Il Nepal, dove si trovano otto delle cime più alte al mondo, tra cui l'Everest, attrae ogni anno migliaia di scalatori: soprattutto in primavera, quando le condizioni sono migliori (ma negli scorsi mesi si registrò un numero molto alto di tragedie), e anche tra settembre e ottobre, quando finisce la stagione delle piogge.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri