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Afghanistan: "Rischiamo la catastrofe umanitaria"

Simone Garroni, direttore generale di "Azione contro la Fame", racconta a Tgcom24 che cosa sta accadendo nel Paese: "Sette milioni di persone non hanno accesso ai servizi di salute essenziali e quasi un bambino sotto i cinque anni su due soffre di malnutrizione acuta"

"Una situazione estremamente allarmante. Rischiamo la catastrofe umanitaria". Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, non usa mezzi termini per descrivere lo scenario in Afghanistan. "L’attuale crisi umanitaria e politica sta determinando l’aumento dei prezzi del cibo" spiega a Tgcom24 il numero uno dell'organizzazione umanitaria internazionale specializzata nella lotta contro le cause e le conseguenze della fame.

"Gli alimenti necessari non sono, oggi, alla portata di tutti; un terzo della popolazione affronta livelli critici di insicurezza alimentare" sottolinea. Ed esorta  la comunità internazionale a intensificare e a sostenere immediatamente la risposta umanitaria, per facilitare la consegna sicura degli aiuti umanitari e garantire che i servizi essenziali possano essere mantenuti. "I civili afghani hanno bisogno di sostegno, senza indugio. Non devono diventare le vittime delle attuali vicende politiche".

 

 

Ci descriva la situazione in Afghanistan: che cosa sta succedendo nel Paese?

 

"La situazione è critica. Già prima della presa di Kabul da parte dei talebani, Azione contro la Fame aveva denunciato uno scenario in cui 18 milioni di persone necessitavano di assistenza umanitaria, un numero sei volte superiore a quattro anni fa, di cui 2/3 con grave insicurezza alimentare e un bambino su due gravemente malnutrito e con necessità di cure terapeutiche salvavita. Gli effetti della pandemia, siccità e inondazioni legate ai cambiamenti climatici hanno aggravato ulteriormente la situazione. Fino ai fatti di agosto che hanno reso ancora più critica la situazione creando forte incertezza, aumento degli sfollati interni, sospensione temporanea di molti servizi essenziali, chiusura delle banche, blocco delle importazioni e conseguente aumento dei prezzi". 

 

Quali sono i bisogni e le necessità della popolazione?

 

"Abbiamo 12 milioni di persone in grave insicurezza alimentare, è necessario fornire supporto, proteggere il bestiame e preparare la stagione della semina. Sette milioni di persone non hanno accesso ai servizi di salute essenziali e quasi un bambino sotto i cinque anni su due soffre di malnutrizione acuta. Per fare un esempio, nella provincia di Helmand, il primo giorno di riapertura dell’unità di alimentazione terapeutica tutti i letti sono stati subito riempiti ricoverando dieci bambini in stato di malnutrizione acuta grave. Si tratta di un dato che testimonia, più di tutti, quali possano essere le conseguenze di questa situazione. Non solo. Gran parte della popolazione non ha accesso all’acqua pulita e a servizi igienici di base. I bisogni sono enormi e gravano in maniera preponderante sull’assistenza umanitaria".

 

Come state lavorando al momento?

 

"Azione contro la Fame è presente in cinque province del Paese: Kabul, Helmand, Ghor, Daykundi and Badakhshan. Ci occupiamo di nutrizione e salute in centri di salute e cliniche mobili, realizziamo progetti di agricoltura per rafforzare la sicurezza alimentare delle comunità, forniamo accesso all’acqua pulita e ci occupiamo anche della salute mentale, soprattutto delle neomamme. Riusciamo ad operare grazie a circa 350 operatori umanitari locali ma le 12 persone di staff internazionale temporaneamente evacuate hanno difficoltà a rientrare".

 

Quali sono gli ostacoli che state riscontrando?

 

"Le catene di approvvigionamento e il sistema bancario internazionale sono stati interrotti, causando la sospensione dei trasferimenti di denaro e limitando gravemente la disponibilità di contanti. La chiusura degli aeroporti rende difficile il rientro dei dipendenti internazionali ed è complicato garantire l’importazione delle forniture essenziali. Una volta esauriti gli stock, ci sarà carenza di medicinali e prodotti terapeutici".

 

Come dovrebbero muoversi istituzioni e comunità internazionale? Che cosa chiede Azione contro la Fame?

 

"Chiediamo alla comunità internazionale di non abbandonare il popolo afghano e di dimostrare che le vite delle persone e, soprattutto quelle dei bambini, hanno la precedenza su tutte le altre questioni. Occorre garantire l’importazione di beni essenziali, assicurare il funzionamento del sistema bancario e la circolazione di denaro che consenta di pagare le persone e avviare la ripresa delle attività. E' necessario favorire un ambiente sicuro per gli operatori umanitari e permettere alle organizzazioni di intervenire senza la paura delle sanzioni internazionali. Le vittime delle sanzioni non sarebbero i talebani ma 38 milioni di afghani".

 

Quale scenario prevedete senza un’azione comune e immediata?

 

"Lo dico e lo ripeto: una catastrofe umanitaria".

 

 

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