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Francesco Rizzi, da Days Gone a Destiny 2: cosa vuol dire doppiare un videogioco

Il doppiatore, che ha interpretato i personaggi di Deacon St. John nell'esclusiva PS4 e Saint-14 nello sparatutto di Bungie, ci parla dell'approccio e delle sfide affrontate nel voiceover di un videogame

Francesco Rizzi, da Days Gone a Destiny 2: cosa vuol dire doppiare un videogioco - foto 1
IGN

Il mestiere del doppiatore non è semplice: non si tratta solo di interpretare alcune frasi di un adattamento di un'opera originariamente creata in un'altra lingua, ma di calarsi in una parte, diventare tutt'uno con l'attore a cui si presta la propria voce, mantenere quelle sfumature, quei tratti caratteristici che rendono unico l'attore, poco importa se si tratta di film, serie TV o videogiochi.

Ne sa qualcosa Francesco Rizzi, doppiatore con una certa esperienza nel campo videoludico, che la redazione di Tgcom24 e Mastergame ha intervistato nel corso di un recente evento dedicato a Destiny 2.

Rizzi, che lo scorso anno si è fatto notare con l'ottima interpretazione di Deacon St. John, protagonista dell'esclusiva PlayStation Days Gone, è stato assoldato da Bungie per interpretare il leggendario personaggio Saint-14 nello shooter futuristico disponibile su PC e console. Ai microfoni di Tgcom24, Rizzi ha parlato delle sfide affrontate in fase di doppiaggio, di cosa significhi effettivamente dare la propria voce a un personaggio non reale come il protagonista di un videogioco, e il suo particolare rapporto con i videogames.

 

Nella tua carriera hai doppiato film, serie TV, soap opera, cartoni animati e film d'animazione. Come sei arrivato a doppiare il personaggio di un videogioco?

Quando inizi a creare il tuo giro, facendo parlare di te in giro, studi di doppiaggio, pubblicità e videogiochi, fai il provino e inizia il tutto. Io faccio poche pubblicità e cartoni animati,mi occupo soprattutto serie/film TV e videogiochi. Diciamo che è arrivato tutto insieme nel momento in cui ho iniziato a fare doppiaggio.

 

 

Quali sono le difficoltà principali nel doppiare un videogioco?

La difficoltà più grande è che nei videogiochi non hai il video ma l'onda sonora, dunque tu ricalchi l'onda sonora. Tutte le microespressioni, che magari non senti perché sono semplici versi, sei costretto a immaginarle. Quella è la parte più difficile perché per incollarsi bene, come si dice in gergo, su un personaggio, perché non avendo l'espressività dell'attore diventa complesso. Faccio l'esempio di Days Gone: noi abbiamo avuto la maggior parte dei video, quindi era come lavorare su un film. In Destiny, al contrario non abbiamo avuto video, ma solo l'onda sonora. Nel caso di Saint-14, non ha faccia, non ha espressione (perché indossa sempre un casco, ndr), quindi era un po' più facile. L'attore era molto bravo e starci dietro era molto più facile. Lo scoglio più grande è non avere un riscontro visivo che ti aiuti nel doppiaggio.

 

Quindi diresti anche che è la differenza più grande nell'approccio tra il videogioco e altri tipi di medium.

Assolutamente sì. Anche perché i videogiochi hanno un taglio molto cinematografico, le cut-scene. Quindi una volta che hai il video, non c'è alcuna differenza con una serie TV.

 

Francesco Rizzi, da Days Gone a Destiny 2: cosa vuol dire doppiare un videogioco - foto 3
IGN

 

Hai prestato la tua voce per doppiare attori famosi, ad esempio Ewan McGregor. Cosa si prova a interpretare un personaggio virtuale, e non un attore in carne e ossa? Interpretare un personaggio virtuale o un attore vero, specialmente ora che i videogiochi assomigliano sempre di più al cinema, come ti fa sentire?

Guarda, continuo a prendere l'ultimo esempio, ma non perché ci sia particolarmente legato ma perché è un esempio in cui ho avuto la possibilità di doppiare molto a lungo, cioè Days Gone. Quando c'erano le cut-scene, sai che è un videogioco ma sai anche che dietro ci sono attori in carne e ossa. McGregor, Sam Witver, sono entrambi attori, quindi la differenza è davvero pochissima per quanto mi riguarda. Le differenze per me sono nell'idea che può farsi qualcuno, ma il lavoro non cambia: stai pur sempre facendo l'attore e "rifacendo" il lavoro che ha fatto un altro attore prima di te.

 

E tu sei un videogiocatore? Quali sono i tuoi generi preferiti?

Sì, mi piace, mi piace molto, è una passione venuta con il tempo ma che apprezzo. Quando ho tempo, quando posso, lo faccio volentieri. Sono molto classico, tripla-A, action, adventure, qualche indie se riesco a recuperarlo, ho giocato di recente a Firewatch, What Remains of Edith Finch, sono piccole perle... oppure quelle che vengono chiamate avventure grafiche moderne, avventure narrative mi vien più da dire, quelle di Telltale o la serie Life is Strange. Do molto valore alla narrativa nei videogiochi.

 

Francesco Rizzi, da Days Gone a Destiny 2: cosa vuol dire doppiare un videogioco - foto 2
ign

 

Il tuo personaggio preferito dei videogiochi che hai doppiato.

Se devo sceglierne uno, Deacon di Days Gone è sicuramente quello a cui sono più legato, ma per forza di cose. In realtà anche Luther di Detroit: Become Human, nonostante non sia un personaggio principale, me lo porto del cuore.

 

E qual è il tuo videogioco preferito di sempre?

A me vengono in mente sempre più di un videogioco: The Last of Us e Red Dead Redemption 2, per cui ho perso... l'anima! Avevo delle aspettative altissime che sono state addirittura oltrepassate, se dopo anni di attesa un team riesce a fare un lavoro del genere, vuol dire che ha centrato l'obiettivo. Secondo me Rockstar ha fatto ciò che Naughty Dog ha fatto con Uncharted e The Last of Us 2: cose completamente diverse ma decisamente esplosive. Il primo è un'avventura à la Indiana Jones, l'altro è un post-apocalittico, uno più un action comedy, l'altro invece ti entra prepotentemente dentro l'anima.

 

Francesco Rizzi, da Days Gone a Destiny 2: cosa vuol dire doppiare un videogioco - foto 4
IGN

 

Tornando a Destiny: quello di Saint-14 è uno dei guerrieri più iconici dell'universo creato da Bungie. Come ti sei preparato al suo ruolo?

Come succede sempre in fase di doppiaggio, per qualsiasi cosa, non arrivi in studio e ricevi un copione, da studiare: tutto quello che fai, a parte qualche indicazione sul personaggio, lo fai lì sul momento, non ti prepari mai. Questa è anche un po' la magia del doppiaggio, cioè si va a incollare un tipo di recitazione che è più fisica, che è stata preparata, alla tua che invece è molto più istintiva e immediata. Questo fa il doppiaggio: non c'è alcun tipo di preparazione. È molto elettrica come cosa, perché nel momento in cui hai capito che cos'hai davanti, ti trasformi. È quello il bello, la parte divertente del  lavoro: hai la possibilità 'giocare' tutti i giorni senza sapere cosa farai. Per me che sono molto iperattivo, quindi non ho voglia di andare sempre nello stesso posto e far sempre le stesse cose, è il massimo.

 

Il viaggio di Saint-14 è influenzato dalle azioni del giocatore, che saltando tra passato e futuro crea un paradosso perfetto che tramuta il tuo personaggio da un giovane e smarrito titano alle prime armi a una vera e propria leggenda vivente, che avrebbe successivamente ispirato con le sue azioni migliaia di altri personaggi. Cosa pensi dell'evoluzione di Saint nella storia?

Allora, in realtà, appunto, sono informazioni che hai e non hai. Mentre stai doppiando non hai tutta la storia davanti. Hai la frase all'inizio, un'altra frase magari tre ore dopo nella trama... La trovo certamente molto affascinante, dato il mio amore per la fantascienza, i viaggi nel tempo. Saint-14 è un personaggio molto affascinante: quando parla è sempre molto criptico, come se nascondesse un peso, qualcosa che porta dietro ma che non sia pronto a condividere con gli altri, e questa è un po' la sua forza e il suo fascino. L'attore originale lo fa sempre: ripropone il mistero del personaggio e di questa sua storia. Mi sono sentito trascinato da questo.

 

Francesco Rizzi, da Days Gone a Destiny 2: cosa vuol dire doppiare un videogioco - foto 5
IGN

 

Non conoscere la storia di un personaggio o di una saga in particolare rende un po' difficile il tuo lavoro? Se tu avessi la sinossi del tuo personaggio o degli altri, sarebbe meglio o peggio?

Dipende, ti faccio un esempio. Se sto doppiando l'assassino di un film ma fino a cinque minuti prima della fine non so che è l'assassino, lo doppio in un modo tale che posso "ingannare lo spettatore". Se lo sai prima vieni, in qualche modo anche tu doppiatore sei condizionato, e non sempre è un bene ai fini del doppiaggio. Ci sono alcune cose che devi per forza sapere, e nel caso di Saint-14 io le sapevo già è un lottatore dal passato travagliato che torna, con un'ironia abbastanza cruda che nasconde l'animo di un guerriero molto nobile, quindi sicuramente non vai totalmente a scatola chiusa. Dipende anche dal doppiatore: c'è chi vuol sapere tutto, chi invece non vuole sapere nulla. Io sto un po' nel mezzo: a volte sento il bisogno di avere più informazioni possibili, in altri casi no. Nel caso dell'assassino che ti dicevo prima, non saperne nulla sicuramente mi aiuta.

 

Il 2020 sarà un grande anno per il mondo dei videogiochi. C'è qualcosa che aspetti in particolare o vecchi classici che ti piacerebbe riscoprire?

Sarò banale, ma sicuramente The Last of Us: Part 2. Nioh 2, io ho giocato il primo. Gli action GDR non li ho mai approcciati, con Nioh mi sono addentrato, l'ho adorato, imprecando spesso perché è stata un'esperienza terrificante ma allo stesso tempo che ho adorato. Tra gli altri, Cyberpunk 2020 e Ghost of Tsushima.  Non ho mai giocato a un Metal Gear Solid, Final Fantasy o Resident Evil, spero prima o poi di riprenderli, so che le storie sono molto belle. Se la storia riesce a conquistarmi, il resto passa in secondo piano.

 


 

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