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Final Fantasy VII Remake: tornare a casa vent'anni dopo è così meravigliosamente familiare

Siamo tornati a Midgar per rivivere le fasi iniziali dellʼavventura di Cloud Strife unʼultima volta prima della recensione: ecco cosa aspettarsi dal rifacimento dello storico gioco di ruolo di Square Enix

IGN

Per una consistente fetta di videogiocatori over trenta, Final Fantasy VII è un nome assai conosciuto. Non necessariamente tutti lo hanno giocato, ma è praticamente impossibile aver vissuto gli anni della prima PlayStation senza essersi imbattuti nella pubblicità con Cloud di spalle e Midgar di fronte, o aver avuto l’amico, il cugino o il conoscente tesserne le lodi. Final Fantasy VII fu un evento: il primo gioco di ruolo a diventare davvero universale, il primo fuori dalle piattaforme Nintendo, il primo a vendere così tanto negli Stati Uniti.

Quando cinque anni fa Square-Enix, storico sviluppatore giapponese, annunciò il suo remake, ci fu un sussulto nella forza (o nel life-stream, per essere più sul pezzo): fu come se milioni di trentenni trattennero il fiato e sospirarono, sentendosi dire quello che speravano da tempo, ovvero che la loro prima grande esperienza nel mondo dei videogiochi sarebbe tornata, completamente ripensata, espansa e aggiornata agli standard attuali.

 

Da quel momento, iniziò però la paura: dopo l’entusiasmo iniziale infatti in molti iniziarono a dubitare, a non essere convinti delle intenzioni di Square-Enix. Da quanti episodi sarà composto? Ma dove sono gli scontri a turni? Non sarà solo la solita operazione commerciale? Quanto verrà mantenuto del primo Final Fantasy VII?

 

 

Tutti dubbi legittimi, per carità, ma spazzati via ogni volta che Yoshinori Kitase, Director del gioco originale e ora Producer, mostrava qualcosa del gioco o ne parlava alla stampa: “In realtà non abbiamo mai voluto stravolgere l’originale", commenta Kitase. "Sapevamo già quanto fosse amato, e non volevamo cambiare nulla di sostanziale. Quel gioco, uscito 23 anni fa, aveva un sacco di limitazioni, soprattutto tecniche, che al tempo non potevano essere superate. Così abbiamo isolato tutti gli elementi chiave e ci siamo detti: 'come pensiamo di mostrarli oggi? Cosa possiamo fare con la tecnologia attuale?'. Non è mai stata una questione di 'cosa cambiare dell’originale', ma più 'come lo rifacciamo con quello che abbiamo a disposizione ora'".

 

L’ambizione dietro al progetto è grande: creare una serie, quanto lunga ancora non si sa, che ricostruisca ed espanda l’universo di Final Fantasy VII, raccontando e mostrando tutto quello che nel 1997 non si poteva fare per limitazioni tecniche. Prendiamo questo capitolo ad esempio: nonostante sia ambientato nella sola Midgar, che del gioco originale era al massimo un cinque o un dieci per cento, sarà grande come un Final Fantasy canonico.

 

Final Fantasy VII, le nuove immagini del remake per PS4

 

“La cosa più difficile per questo Remake, considerando la base di partenza, è stato rendere tutto il mondo il più coerente e fluido possibile", commenta il Producer. "Lasciare troppo all’immaginazione oggi rompe la sospensione dell’incredulità. Se per esempio ci sono dei salti temporali di qualche ora, la gente si chiede cosa sia successo, e perché si sia andati avanti veloce, mentre prima questo non succedeva. È questa necessità di riempire ogni singolo buco che ci ha fatto creare un gioco così grande nonostante si rimanga a Midgar”.

 

Yoshinori Kitase, che Tgcom24 e Mastergame hanno incontrato a Milano durante un evento stampa, non nasconde un certo orgoglio nel parlare di questo remake, ed è comprensibile visto come il progetto è stato gestito sin dal suo annuncio. Ogni trailer infatti, ogni area o personaggio mostrato, ha mostrato grandissimo rispetto per il materiale originale, e sembra essere anche andato sempre nella direzione in cui i fan volevano e si aspettavano andasse. E per una serie con un pubblico così difficile come quella di Final Fantasy, nel quale come si faccia, sembra sempre di scontentare qualcuno, non è affatto cosa da poco.

 

 

Anche se il gioco è radicalmente cambiato, passando dall’essere un gioco di ruolo (quasi) a turni a un action in tempo reale, la sensazione di trovarsi davanti a quello stesso gioco di oltre vent’anni fa è fortissima. La colonna sonora innanzitutto, potentissima e carica di temi memorabili (grazie, Nobuo Uematsu), ma anche il sistema di combattimento, che è sì totalmente da gioco d’azione, ma che grazie a una sorta di pausa tattica può rallentare l’azione e far si che ci si trovi a dare indicazioni a ogni membro del party esattamente come fossimo in un gioco di ruolo a turni.

 

E poi la ricostruzione di Midgar, i dialoghi storici e le ambientazioni entrate nella memoria collettiva, che rendono questo gioco un passaggio obbligato per chi quell’esperienza l’ha già vissuta ma che riescono ad avere un appeal notevole anche verso chi Final Fantasy VII non l’ha mai nemmeno visto col binocolo.

 

 Final Fantasy VII Remake
IGN

 

“Io, Nomura e Nojima [character designer e scenario writer del gioco originale] siamo sempre stati legati a questo progetto", sostiene Kitase. "Volevamo però che questo remake riguardasse non solo i vecchi fan, ma che fosse interessante anche per i nuovi, e noi tre siamo sempre stati convinti di voler a bordo entrambe le utenze. Come ci siamo mossi quindi: noi vecchi sviluppatori abbiamo ragionato sulle idee base di questo nuovo gioco, la direzione artistica e il concept, ma sono state le nuove leve a mettere in pratica questa visione”.

 

L’aver infatti affiancato sviluppatori più giovani ai superstiti del progetto originale ha permesso di avere nuove idee e punti di vista sul tavolo, che ha trasformato questo gioco in qualcosa di potenzialmente rivolto a tutti, e non solo alla nicchia, per quanto consolidata, degli amanti dei giochi di ruolo. Tra un mese, un solo mese, capiremo l’effettiva portata di questa operazione e se le scelte fatte da Square-Enix si sono rivelate vincenti, ma dopo due ore con il pad in mano quello che si può dire è che non c’è alcun motivo per dubitare che non sia così.

 


 

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