Ecco perché la vista a volte si sbaglia
Lho visto con i miei occhi. Unaffermazione che fino a poco tempo fa stroncava sul nascere qualsiasi possibilità di replica. Eppure le testimonianze oculari si rivelano sempre più spesso inaffidabili come dimostrano, ad esempio, i clamorosi errori negli arbitraggi calcistici, oppure le testimonianze di chi ha assistito a un fatto criminoso che in seguito si sono dimostrate del tutto erronee. Perché la vista prende questi svarioni?
Un aiuto a comprendere quale sia l'origine di errori visivi, associati ad un alto grado di convinzione da parte di chi lo commette, viene da uno studio in uscita su "PLoS Biology", di cui sono autori Stefano Baldassi, Nicola Megna e David Burr del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze. Secondo i ricercatori, in particolari situazione visive, particolarmente affollate di segnali, si incorre più facilmente in errori, ma insieme si è particolarmente convinti di essere nel giusto. Lo studio ha analizzato in laboratorio, e quindi in condizioni controllate, i processi percettivi e neurali sottostanti alla ricerca visiva, in particolare il modo in cui le fonti di distrazione influenzano la prestazione di un compito di ricerca visiva.
Se si considerano determinate situazioni, ad esempio quando ci si mette alla ricerca di un amico in una strada affollata o di un documento su una scrivania in disordine, ci si aspetterebbe che la certezza di essere nel giusto diminuisca. I ricercatori fiorentini dimostrano che avviene esattamente il contrario Gli scienziati sapevano già che, in presenza di un alto numero di rappresentazioni interne indipendenti e rumorose, come ad esempio nelle situazioni descritte prima, il sistema visivo tende a basare la decisione percettiva sullimpressione più intensa. Baldassi, Megna e Burr hanno dimostrato che questa regola si può applicare anche alla sicurezza che gli osservatori avrebbero nel produrre errori percettivi.
Gli esperti hanno chiesto a dieci volontari di indicare la direzione dell'inclinazione e la stima di orientamento di un reticolo (un piccolo stimolo visivo di forma circolare composto da righe parallele bianche e nere sfumate) che poteva essere inclinato in senso orario o antiorario rispetto alla verticale. Limmagine bersaglio era visualizzata per un brevissimo intervallo da sola o insieme a un certo numero di elementi di distrazione. La stima dell'inclinazione percepita aumentava con il numero di elementi nel display, così come la sicurezza dei soggetti nelle loro decisioni. Da qui gli esperti hanno concluso che, quando ci si trova di fronte ad eventi multipli in ambienti caotici e confusi, si può decidere su alcuni aspetti di quelle situazioni sbagliando di sana pianta, pur essendo del tutto certi della correttezza delle decisioni prese.
"Questi risultati suggeriscono che la probabilità di essere certi di aver visto qualcosa che in effetti non si è visto aumenta in ambienti caotici, un fenomeno che può avere implicazioni molto estese - nota David Burr - Sebbene il nostro studio si sia focalizzato su decisioni percettive semplici circa un singolo attributo di uno stimolo, lo stesso tipo di processo può essere applicato a compiti cognitivi complessi che coinvolgano problem-solving e memoria.
Questo ci fa capire, ad esempio, rimanendo nell'ambito sportivo, perchè nel giudizio del fuorigioco calcistico l'arbitro o il guardalinee nutrano molti più dubbi nella situazione apparentemente semplice di due o tre giocatori che non quando la linea di fuorigioco include molti atleti. La conoscenza di tale fenomeno può avere molte applicazioni pratiche; una di queste riguarda addirittura le strategie di controllo dei bagagli negli aeroporti.