Storia di un'icona pop
Questa settimana Il Domenicale tratterà il mito del Che Guevara. Il settimanale di cultura diretto da Angelo Crespi, in edicola tutti i sabati, dedica l'apertura al mito intramontabile del rivoluzionario degli anni '60.
Un personaggio che trascende la sua biografia. Ernesto Che Guevara è diventato un vero e proprio mito nell'immaginario comune al punto che si ignorano tutte le azioni poco edificanti che ha compiuto durante la sua vita rocambolesca.
Poco importa che fosse un rivoluzionario senza scrupoli, che aizzasse le fucilazioni, che abbia ucciso un compagno di lotta solo perché non aveva risposto immediatamente al suo saluto.Un "pacifista" che voleva sterminare i nemici di classe. Oggi fil e libri ne completano l'agiografia, mentre nel delirio di Internet il suo volto serve per vendere gadget con la sua immagine, dai cappellini alle magliette ai portachiave.
Se si cerca il suo nome su Google, il motore di ricerca più usato nella rete, appare una lista di 461 mila siti.
E per monitorarli tutti ci vorrebbe quasi un anno di lavoro initerrotto. Questo ci fornisce la dimensione del fenomeno. A differenza del suo amico e compagno di lotta Fidel Castro, la figura del Che è rimasta congelata. La morte ne ha fatto quasi un santo la cui fine prematura e violenta lo ha sottratto alle meschinità della vecchiaia.
A quarant'anni dalla sua morte è inutile voler combattere contro un mito di tale genere. Sarebbe come voler disarcionare Garibaldi che cavalca in tutte le piazze d'Italia.