storie di moda

Mattia Ferrari. L’art director della moda che reinterpreta anche il mare

Il pensiero creativo di Mattia Ferrari porta la moda a Tigu Beach, nell’incantevole Riva Trigoso

di Elena Misericordia
10 Lug 2024 - 05:00

Mattia Ferrari è il giovane art director che, a soli trentadue anni, ha già messo la sua straordinaria creatività al servizio di fashion brand del calibro di Bulgari, Moschino, Dior, Versace, Chopard, Zadig&Voltaire, Messika ed Ermanno Scervino e che ha all’attivo importanti collaborazioni con i più famosi magazine di moda del mondo, uno tra tutti Vogue (Italia, Paris, Japan e Mexico).

Mattia Ferrari. L’art director della moda che reinterpreta anche il mare

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Il suo percorso di vita, che lo ha portato a lungo negli Stati Uniti, gli ha tra l’altro permesso di sviluppare doti spiccate nell’ambito delle pubbliche relazioni, stringendo contatti con celebrities di fama internazionale, come Adriana Lima, Bella Hadid e molte altre top model.

Titolare di un’agenzia di comunicazione digitale, la Arnold Creative Communication, con sede sia a Milano che a Londra, fondatore del marchio di abbigliamento Julfer, i cui abiti hanno vestito anche i Måneskin nei loro concerti, nell’ultimo periodo, insieme al compagno, l’imprenditore Edoardo Santanna, ha canalizzato il suo pensiero innovativo e cosmopolita verso un altro progetto, che vede come protagonista il mare limpido e incontaminato di Riva Trigoso, nel Golfo del Tugullio, a soli quattro km da Sestri Levante.

Lì sorge Tigu Beach, non un semplice stabilimento balneare, ma un’oasi di eleganza e relax che conduce per mano i propri ospiti in un percorso di esperienze emozionali e sensoriali dal fascino unico e raffinato. Un vero place to be, quindi. Una destinazione estiva in cui la bellezza della natura si riflette alla perfezione in un ambiente attentamente curato e piacevole, regalando giornate esclusive e indimenticabili. 
Il fashion sense di Mattia si fonde con le competenze di Edoardo nel settore dell’hospitality, facendo vivere la moda anche in riva al mare.

Chi è Mattia Ferrari? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?

Sono nato a Vicenza nel 1992. Ancora giovanissimo, a sedici anni, mi sono trasferito a Los Angeles, dove, in maniera del tutto casuale, ho conosciuto molte persone del mondo dello spettacolo, tra cui ad esempio Paris Hilton. In quel periodo, per mantenermi, ho iniziato a dare lezioni private di italiano ai bambini americani. Sono quindi rientrato in Italia per terminare le scuole superiori e poi, appena diplomato, sono partito di nuovo per gli USA, andando a vivere stavolta a New York, dove ho iniziato a lavorare come PR nei club. Sono così entrato in contatto con molte figure del settore fashion e celebrities che gravitavano nella nightlife newyorkese. Dopo un anno, sono tornato a casa, portandomi in valigia una rete di connections molto ampia. A quel punto, mi sono fermato a riflettere su cosa volessi fare realmente nella mia vita. Ho così deciso di intraprendere un percorso universitario alla European School of Economics, laureandomi in Economia e Finanza. Ho scelto di approfondire una materia per me allora del tutto sconosciuta, quella dei numeri, ritenendo che il sense of fashion e il sense of style fossero invece doti naturali innate, che non si possono apprendere sui banchi di scuola. Ho preferito quindi colmare le mie lacune per non trovarmi impreparato quando avrei finalmente intrapreso la mia attività. Ciò che sin da subito mi è stato chiaro, infatti, era che “da grande” avrei realizzato qualcosa di mio; sin da bambino ho sempre avuto uno spirito imprenditoriale, che non mi ha mai consentito di lavorare come dipendente per altri. Il rovescio della medaglia di tutta questa autonomia sono le responsabilità: a vent’anni avevo degli oneri che i miei coetanei non potevano nemmeno immaginare. Tuttora ho uno stile di vita e un tipo di lavoro che mi impegnano tantissimo rispetto agli altri trentaduenni, che sono decisamente più liberi. Ma la soddisfazione di realizzare tutto da solo, assecondando le mie visioni e contando soltanto sulle mie risorse e capacità, mi ripaga di tutti i sacrifici.

Quando hai capito che saresti diventato art director?

Dopo essermi laureato, ho recuperato tutti i contatti sviluppati durante i miei anni all’estero per allestire uno shooting insieme a un mio amico, che lavorava da Bulgari, conosciuto anche lui a New York. Ho così presentato alla Maison un progetto di alta gioielleria, ispirato a Liz Taylor, riscuotendo un grande successo. Ho convocato fotografo, make-up artist, hair-stylist e modella. Il manager della modella, appena arrivato sul set, ha chiesto chi fosse l’art director e io non mi sono minimamente scomposto…in realtà non sapevo di esserlo! Avevo fatto tutto in maniera naturale e inconsapevole. È stato il truccatore ad indicarmi, facendomi capire che stavano cercando proprio me…in quel momento ho realizzato che organizzare un team per trasformare una visione creativa in una realizzazione pratica, mettere insieme e definire uno storytelling, dare forma ad uno shooting, definire il piano marketing e la strategia di vendita, trasmettendo efficacemente un messaggio attraverso una campagna pubblicitaria, è il lavoro dell’art director. È stato solo allora che ho trovato la mia qualifica professionale.

Era questo il lavoro che sognavi da bambino?

In realtà non mi sono mai svegliato una mattina dicendo “Voglio fare l’art director”. Gli eventi mi ci hanno condotto. Sono una persona istintiva a cui piace dare forma a tutti i propri impulsi creativi. Il fatto di non riconoscermi ancora oggi in un’unica definizione nasce forse insieme a me. Quando ero bambino, infatti, il mio lavoro dei sogni prevedeva che cambiassi mansione ogni giorno della settimana, per paura di annoiarmi. Proiettavo la mia immagine di adulto in un palazzo nel quale ogni piano ospitava un’azienda e ogni giorno lavoravo su un piano diverso. Un po’ per caso, un po’ perché mi sono attribuito queste linee guida inconsce, questo sogno si sta avverando, attraverso la diversificazione delle mie attività.
 
Da un paio di anni hai deciso di mettere la tua creatività anche a servizio del mare. Infatti, tu e il tuo compagno, Edoardo Santanna, siete i creative directors di Tigu Beach. Com’è nato questo progetto?

Il progetto di Tigu Beach è stato realizzato con Edoardo, il mio compagno, con il quale abbiamo deciso di unire forze e competenze. L’attività sta andando molto bene e sta dando ottimi frutti anche sul piano relazionale. La nostra vita è diventata il nostro lavoro e condividere le reciproche attività professionali è stata un’evoluzione del tutto naturale. Avevamo due professioni completamente diverse ed eravamo impegnati in periodi dell’anno differenti: io principalmente in inverno, con la mia agenzia di comunicazione, lui soprattutto in estate, con lo stabilimento balneare. Avendo dei calendari così incongruenti, se non avessimo scelto di entrare ciascuno nell’emisfero dell’altro, non avremmo trovato il modo di incontrarci. Oggi quindi lavoriamo insieme a Tigu Beach, ma anche in Arnold Creative Communication: a volte sembra quasi di esserci scambiati i ruoli. A giugno, ad esempio, durante la settimana della moda uomo, dovevamo seguire dei progetti con l’attore brasiliano André Lamoglia, pertanto Edoardo si è trovato a Milano agli eventi della fashion week, mentre io ero a Riva Trigoso a gestire lo stabilimento balneare. Abbiamo capito che in qualsiasi situazione ci possiamo scambiare, avendo comunque lo stesso peso in ciascuna attività. Ci supportiamo a vicenda e le soddisfazioni sono doppie e condivise.

Qual è il concept a cui si ispira il vostro beach club?

Per l’interior design del nostro stabilimento quest’anno proponiamo il concept classy tipico della Villa in Riviera: l’elegante e predominante tono del blue navy è arricchito da tocchi retrò e pattern a righe, che spaziano dall’azzurro polvere al bianco crema. Sulla scia di queste nuances, chiare ed eleganti, nelle tonalità del cielo e del mare, anche la zona spiaggia, suddivisa in lettini standard e vip bed, si veste di colori tenui e marittimi. Per gli ospiti, grandi e piccoli, che vorranno divertirsi o farsi cullare dalle onde del mare nelle giornate più calde, mettiamo a disposizione gonfiabili circolari firmati Petit Pommes, chic ed instagrammabili, anch’essi in palette cromatica.

Quali sono le novità della stagione estiva 2024?

Un’importante novità, che rappresenta senz’altro una comodità per i nostri ospiti, è il fatto che mettiamo a loro disposizione dei drivers che vanno a prenderli gratuitamente alla stazione dei treni di Sestri Levante, conducendoli sino al nostro lido. In questo modo, soprattutto in alta stagione, permettiamo ai nostri clienti di evitare il traffico in autostrada e di raggiungerci agevolmente, senza dover pensare al transfer. Tigu Beach riserva una serie di sorprese ai suoi vip clients, tra cui l’esclusivo Miamo welcome kit, contenente prodotti skincare e protezione solare SPF50. Quest’anno, inoltre, abbiamo stretto una partnership con un nuovo sponsor, Gin Mare, il gin ultra-premium che consente al beach club di riprodurre l’essenza del marchio, creando un’atmosfera in perfetto stile mediterraneo, attraverso la brandizzazione di ombrelloni, teli mare e comodi cuscini. Eventi imperdibili arricchiranno le serate estive con signature cocktail, freschi e dal sapore unico, abbinati a piatti selezionati, per offrire un’esperienza sensoriale completa. Il "Giardino Mediterraneo" è invece un suggestivo angolo bistrot, adornato da gelsomini e piante aromatiche, curato dalla flower designer Fiorista Carmen, dove gustare cocktail eccezionali immersi nel verde. Anche la proposta food si rinnova, l’area ristoro è stata infatti ampliata a cento sedute e si suddivide in una ricca offerta di impronta mediterranea con una cucina sperimentale, ma del territorio, e in una cucina creativa giapponese dalle influenze venezuelane. Il momento del dolce diventa ancora più goloso: abbiamo introdotto un affascinante carretto vintage grazie al quale gli ospiti del beach club potranno degustare il gelato artigianale di Felice Gelato. Per chi invece non rinuncia alla bontà della pasticceria classica, sempre in collaborazione con Felice, proponiamo le deliziose creazioni dello Chef Marco Pedrón, noto pasticcere del Ristorante Cracco a Milano. L’ultima imperdibile news riguarda infine il beverage high-end: Tigu Beach ha infatti creato uno champagne corner, curato da Champagne Jacquart, per regalare agli ospiti più esigenti un angolo riservato dove celebrare momenti speciali al tramonto, con ostriche e champagne, in assoluto relax, godendosi il panorama mozzafiato.

Della tua brillante esperienza nel mondo della moda e delle pubbliche relazioni cosa sei riuscito a trasferire in questo progetto?

Il filo conduttore di tutte le mie attività è sempre la comunicazione, declinata di volta in volta su piani diversi. In ogni ambito, spremo il cervello al massimo affinché quel progetto funzioni a 360 gradi.  Ad esempio, a Tigu Beach, quello che l’anno scorso era lo spazio dedicato alla doccia oggi è diventato un pop-up corner con una selezione di prodotti glamour da tutto il mondo, intercettati e contattati su instagram: uno showroom nel quale, ogni due settimane, si alterneranno brand di nicchia internazionali per dare visibilità a giovani talenti provenienti da tutto il mondo. Mi piace e mi diverte molto creare queste sinergie insolite, esasperando la creatività affinché l’impossibile diventi possibile. In questo Edoardo mi dà molto supporto, anzi lui ha ancora meno la percezione dell’impossibile rispetto a me ed alimenta questa mia visione senza confini. La sua apertura deriva anche dalle esperienze di vita all’estero; ha vissuto infatti alle Hawaii, in Cina e a San Francisco. 

Sogni per il futuro?

La mia immaginazione mi porta costantemente a pensare cose nuove, traduco ogni stimolo in un progetto. Gli spunti sono davvero tanti. Sto lavorando a progetti ancora allo stato embrionale di cui, per scaramanzia, preferisco non parlare, ma sicuramente non mi fermerò qui. Le idee non mancano e la voglia nemmeno! 

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