Moda, Burberry dice "stop" allʼinquinamento: non brucerà più i prodotti invenduti
La decisione arrica dopo le proteste degli ecologisti per lʼimpatto ambientale dei roghi. Nel 2017 sarebbero stati ridotti in cenere accessori e capi di vestiario per un valore di 34 milioni di dollari

Non bruciare i prodotti d'abbigliamento invenduti per ridurre l'inquinamento: è quanto ha deciso l'azienda di moda britannica Burberry, finita al centro di animate polemiche per l'abitudine di dare fuoco ad accessori e capi al fine di evitarne la contraffazione, il furto o la rivendita a prezzi più bassi. Ad aprile il Times aveva denunciato che, nel 2017, "avanzi di magazzino" firmati Burberry erano stati distrutti e ridotti in cenere per un valore di 34 milioni di euro, non senza perplessità anche da parte di alcuni azionisti.
Il brand di lusso ha comunicato che la decisione "avrà effetto immediato". La pratica di bruciare la merce invenduta non è del resto nuova nel mondo dei grandi marchi della moda: di recente anche la catena svedese H&M ha ammesso di optare per la distruzione per combustione, pur di tutelare "la proprietà intellettuale" delle creazioni.
L'azienda ha inoltre confermato che non utilizzerà più pelliccia di animali, come anticipato nel mese di maggio: la svolta sarà visibile già nella collezione che verrà presentata il 17 settembre alla Settimana della moda di Londra. Da anni Burberry utilizzava solo pelliccia di coniglio, volpe, visone e procione.
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